Fabio Corti, Libero 13/4/2011, 13 aprile 2011
SERIAL KILLER A NEW YORK EMULA LA SERIE TV
Fino al nono cadavere l’hanno pensato ogni volta ma se lo son tenuto per loro. Al decimo, gli agenti del New York Police Department hanno dovuto ammetterlo, uno di loro ha sospirato al cospetto d’un reporter della Abc: «Questo è identico aDexter». Nella Grande Mela circola una serial killer. E fa due volte paura, perché somiglia in tutto e per tutto all’eroe nero scritto da Jeff Lindsay e reso celebre dal telefilm in onda sui canali satelittari di mezzo mondo, Italia compresa.
Dexter Morgan è nella fiction un agente della polizia scientifica di Miami. Belloccio quanto basta per i casting di Hollywood, quoziente intellettivo sopra la media come ogni assassino seriale che si rispetti, di giorno lavora assieme ai colleghi sbirri e di notte secca una vittima a puntata. Con una particolarità: in virtù d’un codice etico autoimposto, Dexter fa fuori solo mascalzoni, balordi e depravati che – per motivi vari – nonostante le malefatte commesse siano riusciti a sottrarsi alla giustizia dei tribunali. Allora arriva lui. Li narcotizza, ricopre la stanza di cellophane per non lasciare tracce, li ammazza, li fa a pezzi e getta nel mare della Florida un sacco nero coi poveri resti. Nessuna traccia, niente dna, niente indizi. La polizia (pardon, i suoi colleghi) non lo prende mai e lo spettatore si fidelizza: è perverso, ma a suo modo è un giustiziere.
Per le strade newyorkesi gira un emulo da far accapponare la pelle. Comincia tutto lo scorso dicembre sulla Ocean Parkway, superstrada che congiunge Manhattan con Long Island. È un posto da brividi, una lingua d’asfalto incorniciata da rovi e sterpi ingialliti. È da quei cespugli che saltano fuori prima una gamba, poi un braccio, pezzi di uno, due, tre corpi. Erano squillo. Oltre alla sepoltura, le ragazze hanno in comune una cosa: accalappiavano i clienti tutte attraverso il medesimo sito, Craiglist. Da lì maturano le prime certezze. Scattano le indagini ma mentre i detective tentano di riordinare i tasselli del puzzle il killer va avanti con la sua opera. Una settimana fa sono stati rinvenuti i resti di altri quattro cadaveri, non ancora identificati. Lunedì sera l’ultimo macabro ritrovamento: un torso e un teschio, sempre femminili. La firma sugli omicidi e la stessa e i poliziotti decidono di scoprire le carte. Alla stampa arriva la conferma: per New York circola un assassino seriale. A quel punto i dettagli iniziano a trapelare uno dietro l’altro, qualche investigatore rileva che questo mostro è «diverso dagli altri». La differenza sta nel fatto che non lascia indizi utili. Anzi, non lascia indizi del tutto. «È come se conoscesse i metodi investigativi», rivela una fonte vicina al dipartimento di polizia «come se sapesse esattamente cosa andiamo a cercare sulla scena del delitto, evitando di farcela trovare. Pare che abbia letto i nostri manuali». Qualcuno azzarda sulle colonne dei giornali: «Forse è un ex poliziotto, o addirittura un poliziotto attualmente in servizio». In quel caso avrebbe sempre sott’occhio le indagini, godendo di un vantaggio incolmabile. «È come Dexter». Negli States la storia impazza sui media, il titolo è di quelli che un direttore di giornale sogna per tutta la vita. La tecnica del killer è tanto semplice quanto efficace: attira il suo obiettivo in un luogo prestabilito, nel quale sa che avrà la situazione in pugno, dopodiché uccide e fa a pezzi la malcapitata di turno. A quel punto si sposta, per abbandonare i resti in un secondo punto, lontano – e non collegabile – alla vera scena del delitto. Come finisce la serie tv? Dexter non l’hanno ancora catturato, anzi. Visti gli ascolti è probabile che vada in onda per un pezzo. Purtroppo per la polizia di New York.
Fabio Corti