13 aprile 2011
FLESSIBILITÀ RIFORMATRICE
L’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, lo scorso febbraio ha annunciato la volontà del gruppo di investire 500 milioni di euro nell’ex Carrozzeria Bertone – a Grugliasco, vicino Torino – per produrre 50 mila vetture l’anno con il marchio Maserati. Ai circa 1.100 lavoratori dell’impianto, in cassa integrazione da cinque anni, la Casa ha fatto presente di voler applicare l’accordo sindacale già in vigore negli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano d’Arco. Anche questa volta però la Cgil, che a Grugliasco conta sulla maggioranza dei tesserati in fabbrica, si oppone. Mentre ieri la Uilm (i metalmeccanici della Uil), una delle sigle che aveva già aderito alla svolta pragmatica del piano “Fabbrica Italia”, ha avviato una raccolta di firme tra tutti i lavoratori affinché questi possano dare direttamente mandato a firmare l’accordo. E’ auspicabile ovviamente che anche le altre sigle più innovatrici, a partire dalla Cisl, aderiscano al “Comitato per il sì”. D’altronde la Cgil non pare nemmeno rendersi conto che Fiat non può applicare due diversi contratti di lavoro nella stessa città, Torino, in due stabilimenti che fanno parte dello stesso piano industriale. Ciò pregiudicherebbe anche l’intesa di Mirafiori, umiliando i sindacati e i lavoratori che l’hanno sostenuta. Ma soprattutto sconfesserebbe un intero progetto produttivo basato su una flessibilità contrattuale che è essenziale per ottenere la produttività degli impianti e dei lavoratori, con retribuzioni adeguate e un posto di lavoro garantito invece dell’attuale cassa integrazione.
Ma dall’ex Bertone, grazie ai sindacati riformisti, potrebbe venire non soltanto una soluzione per i lavoratori di quell’impianto, quanto piuttosto un’altra lezione per il paese. Ieri l’Ocse ha previsto per l’Italia, per i primi tre mesi del 2011, una crescita dell’1,1 per cento, inferiore alla media degli altri paesi dell’Eurozona (3 per cento). Le cause, secondo l’organizzazione internazionale, sono “strutturali”: fra queste c’è l’inadeguata produttività, dovuta anche a rigidità contrattuali. La flessibilità, piuttosto che con proposte di legge astratte, si ottiene infatti rendendo possibile e magari replicabile il modello Marchionne, che attua la flessibilità “all’interno” del contratto di lunga durata, con uno schema cooperativo che valorizza il capitale umano. Quale che sia il futuro del Lingotto.