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 2011  aprile 12 Martedì calendario

VALENTINA E LE STELLE "DIVENTAI UN SIMBOLO MA IL MITO ERA JURIJ"

Lo sguardo è duro ma i pensieri sono teneri: «Jurij Gagarin? Era bello, come il sole». «Il mio atterraggio? Ricorderò sempre una povera vecchina che mi abbracciò come fanno le nonne». «Cosa sogno ogni notte? I colori folli dell´Australia vista dall´alto». Valentina Tereshkova è inevitabilmente l´ospite d´onore alla grande festa della "Città delle stelle" per celebrare il volo di cinquant´anni fa del pioniere della cosmonautica. Ma fare la diva non le riesce. Si nasconde, mette in fuga con uno sguardo fotografi e tv. Preferisce il ruolo da ex ragazza di campagna innamorata, come tutte a quell´epoca, degli eroi dello spazio. Giacca da uomo a quadri, capelli freschi di parrucchiere, sembra dimenticare che se Gagarin fu un mito, lei, prima donna a viaggiare nella stratosfera appena due anni dopo il suo idolo, riempì i sogni di generazioni di femministe: «Volevo solo andare lassù. Ci tornerei anche domani». Sarà il piglio deciso, ma i suoi 76 anni sembrano 50. Dal taschino penzola una versione stilizzata, e senza simboli, dell´onorificenza di eroe dell´Unione Sovietica.
Insomma, non ha mai visto Jurji Gagarin come un suo parigrado?
«Dopo siamo diventati amici, anche a livello di famiglie. Ma ho sempre avuto una venerazione infantile per lui. Nel ‘62 venne a trovare me e le altre quattro ragazze che facevano parte delle candidate al ruolo di cosmonaute. Sembrava il sole. Davvero. Si vedeva la luce attorno a lui».
Eppure il 16 giugno del 1963, sulla navicella Vostok 6, lei volò intorno alla Terra per 2 giorni e 23 ore. La donna più famosa del mondo.
«Capii solo dopo che quello che avevo fatto sarebbe stato d´esempio a molte donne. Io pensavo solo al mio lavoro e alla mia passione».
Si dissero tante cose sulla sua missione. Molti misero in dubbio la sua capacità.
«I pregiudizi sulle donne c´erano in tutto il mondo. Non solo in Occidente. Feci un ottimo lavoro. Con la base a terra eravamo d´accordo che avrei fatto solo un giorno in orbita ma che se tutto fosse andato bene avrei potuto continuare. Allora non conoscevamo la parola bonus ma è la più adatta. Vinsi un bonus per altri due giorni».
Ma lei stessa cinque anni fa, parlando a un giornale russo, ammise che al rientro si ferì e che le immagini televisive furono fatte solo due settimane dopo, a guarigione avvenuta.
«Ho sentito dire questa sciocchezza. La smentisco adesso. Non accadde niente. Solo che la tela del paracadute era troppo grande, mi finì su un occhio e mi fece un livido. Ma la qualità dei filmati d´epoca non consente di notarlo».
Allora, visto che c´è, ne chiarisca un´altra. Tutti i sostenitori dell´esistenza degli Ufo riportano una sua frase: "Un velivolo di origine sconosciuta sta volando al mio fianco".
Un´altra sciocchezza, ma so come è nata. Quando atterrai mi accolse una vecchia contadina che mi fece sentire una bambina, mi coccolò a lungo e mi chiese se avessi visto Dio. Non volevo deluderla. Le dissi che probabilmente avevo fatto un´orbita diversa da quella che faceva lui. Però le sussurrai dolcemente che lui era comunque lì, e sempre nel mio cuore».
Molti astronauti hanno confessato che dopo la gloria subentra spesso la depressione, una specie di sindrome da monumento. Lei come l´ha superata?
«Io avevo tante altre cose da fare. Operaia, sarta, stiratrice, ero diventata cosmonauta dopo un corso intensivo. Sentivo di avere le doti fisiche ma volevo crescere al livello degli altri. Fare parte della squadra. Preparare i voli futuri. Ho studiato, mi sono laureata. Ho fatto una figlia che poi mi ha dato due nipoti. Gli obiettivi non finiscono mai se hai voglia di raggiungerli».
Ma la squadra era tutta maschile e per di più militare. C´erano riti, linguaggi, sicuramente difficili per una donna.
«Se cercate particolari piccanti, non ne avrete. Diciamo che ho sempre messo in chiaro che non avrei accettato ruoli subordinati o atteggiamenti sessisti. Ha funzionato».
Simbolo della donna comunista emancipata, forte e volitiva. Cosa si prova a essere strumento di propaganda?
«La propaganda esiste ancora e c´era anche dall´altra parte. Io comunque propagandavo i voli spaziali e i successi del mio paese. Primo uomo, prima donna nello spazio. Non era forse vero?».
Poi le cose cambiarono. Gli americani sbarcarono sulla Luna in un tripudio mediatico. Fu una sconfitta?
«Qui alla Città delle Stelle sapevamo tutto dell´Apollo 11. Riconoscevamo i progressi straordinari della tecnologia americana. Io provavo ammirazione per loro. E tanta, tanta, invidia».
Si dice che il mondo sia più bello visto dall´alto che a distanza reale. Lo conferma?
«Per niente. Volare è fantastico ma il mondo va vissuto da Terra. Cercando di migliorarlo, se possibile».