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 2011  aprile 12 Martedì calendario

IL DRAMMA DEI TUNISINI E LE IPOCRISIE DEI GOVERNI

Non ci resta che tifare Sarkozy. L’unico che manda messaggi chiari a chi, senza avere problemi politici in casa, sta approfittando della situazione per realizzare il sogno di emigrare in Francia/Germania. Nessun altro (nè istituzioni, nè media) lancia moniti per informare che l’Europa non è «l’America» e che all’arrivo in Italia non ci sarà un albergo a cinque stelle. Nessuno ammonisce i migranti che la traversata del Canale di Sicilia può essere davvero molto pericolosa. Le autorità tunisine, le uniche che potrebbero fare qualcosa, fanno finta di non vedere, tanto la colpa è sempre del governo italiano che deve pertanto scucire un po’ di soldi. Mi pare che si sia davvero perso il senso della logica e della misura.
Tommaso Procopio tom.p@iol.it

Caro Procopio,
La chiarezza che lei attribuisce al presidente francese è soprattutto un calcolo elettorale. Alla vigilia della guerra di Libia la popolarità di Nicolas Sarkozy era scesa al 20%. Ha tentato di riconquistare consensi atteggiandosi a leader di una guerra santa per la protezione della popolazione civile in Cirenaica ed è riuscito a solleticare, in una prima fase, l’orgoglio dei suoi connazionali. Ma l’esito della guerra è incerto e potrebbe deludere le sue speranze. Sa che i tunisini vogliono andare in Francia, dove hanno amici e parenti, e non può ignorare che molti di essi, prima o poi, riusciranno ad attraversare in qualche modo il confine francese. Ma vorrebbe che questo accadesse gradualmente, senza dare troppo nell’occhio. Anche la Tunisia obbedisce a esigenze politiche. Il governo è ancora debole, malfermo, insicuro e ha chiuso gli occhi, durante le prime partenze, nel timore che la fermezza contro gli emigranti avrebbe suscitato nuove ondate di rabbia e manifestazioni di protesta nello stile di quelle che hanno costretto alla fuga il presidente Ben Ali. Ma ha bisogno degli aiuti europei e sa di non potersi sottrarre indefinitamente all’obbligo di sorvegliare le proprie coste. Cercherà di ridurre per quanto possibile il numero dei rimpatri, ma finirà per accettare il ritorno di molti dei suoi connazionali purché questo avvenga con una certa gradualità e soprattutto a telecamere spente. Calcoli e ipocrisie esistono anche in Italia. Stretto ai fianchi dalle posizioni oltranziste della Lega, il governo ha permesso che Lampedusa fosse sommersa dai profughi nella speranza di dimostrare che la responsabilità di quanto stava accadendo andava imputata a Bruxelles e ai partner dell’Unione europea. Quando si è accorto che la bomba di Lampedusa gli stava scoppiando fra le mani, ha concesso i permessi di soggiorno e si è affrettato ad aggiungere che i tunisini, in tal modo, sarebbero stati liberi di circolare nell’intera zona di Schengen. Ma ha dimenticato che le dichiarazioni fatte per piacere alle orecchie degli italiani non sono necessariamente gradite a quelle dei francesi, dei tedeschi e di Bruxelles. La crisi dell’emigrazione tunisina è stata affrontata dai governi più direttamente interessati con dichiarazioni, repliche e controrepliche che rispondevano a interessi politici piuttosto che all’esigenza di trovare rimedi pratici per un problema umano. In queste circostanze, caro Procopio, non ho voglia di fare il tifo per nessuno