Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 12 Martedì calendario

Indagine di Ca’ Foscari sui copia e incolla del «filosofo» Galimberti - C’è voluto un po’ eppure final­mente a Ca’ Fo­scari qualcosa si muove

Indagine di Ca’ Foscari sui copia e incolla del «filosofo» Galimberti - C’è voluto un po’ eppure final­mente a Ca’ Fo­scari qualcosa si muove. C’è un’inchiesta in­terna sull’operato del Professor Umberto Galimberti, l’unica macchina fotocopiatrice che ab­bia mai ottenuto una cattedra universitaria. Il nuovo rettore Car­lo Carraro ha dato mandato al Prorettore alla Valutazione, Ago­stino Cortesi, di vagliare l’opera­to del filosofo e le sue pubblicazio­ni. Anche se con i piedi di piom­bo, e con grande ritardo rispetto alla scoperta - avvenuta nel 2008 a partire da uno scoop del Giorna­le- di innumerevoli casi di «copia e incolla» e di scippi intellettuali, l’università veneziana si è decisa a prendere atto delle accuse rivol­te al filosofo. La goccia che ha fat­to traboccare il vaso, costringen­do l’Ateneo ad agire, è il saggio di Francesco Bucci che sarà in libre­ria da questa settimana: Umberto Galimberti e la mistificazione in­tellettuale (Coniglio Editore). Quasi trecento pagine dedicate a ricostruire il metodo che ha con­­sentito al professore di creare dei «frankenstein filosofici»riassem­blando materiali appartenenti ad un enorme numero di colle­ghi, quasi mai citati. Giusto per dare un’idea degli scippi indivi­duati con ragionevole certezza e tenendo conto che si tratta di un elenco per difetto: Günther An­ders, Marco Aime, Benjamin Bar­ber, Roland Barthes, Mario Ba­rucci, Franco Basaglia, Jean Bau­drillard, Eugenio Borgna, Pierre Clastres, Pier Luigi Celli, Alain Ehrenberg, Alberto Gaston, Chris Hedges, James Hillman, Ro­mano Madera, Salvatore Natoli, Marta Nussbaum, Andrea Vitul­lo, Ian Hacking, Giulia Sissa, Raf­faele Simone, Carmelo Vigna, Muhammad Yunus, Stefano Za­magni, Guido Zingari... I dati di Bucci, che già aveva col­l­aborato col Giornale nel delinea­re la gravità dei «plagi» e aveva pubblicato su L’indice dei libri un ponderoso articolo che ne elenca­va moltissimi, sono impressio­nanti. Per fare un esempio relati­vo a L­a casa di Psiche e L’ospite in­quietante : nella prima i pezzi di riuso sarebbero l’82% del testo, nella seconda si arriverebbe ad uno strepitoso 95% circa. E non ci sono solo scorrettezze nell’uso dei materiali dei colleghi, e la brut­t­a mania di autoplagiarsi in conti­nuazione, ma anche svarioni e in­congruenze. Ecco due passi in cui, a furia di riutilizzare il solito brodo, Galimberti fa dire le stesse cose a Jung e a Heidegger. A pagi­na 684 del Tramonto dell’Occi­dente si legge: «Lamentando la li­mitazione e la povertà del nostro linguaggio, Heidegger invita a percorrere lo spazio del taciuto. Le sue espressioni chiedono che si dischiudano rapporti che vada­no oltre quelli conclusi dalla logi­ca occidentale, onde consentire alle cose di aprirsi una presenza che non si risolva immediata­mente nella rappresentazione di quella logica. Esse chiedono che si dischiudano mondi...». Invece a pagina. 233 de La terra senza il male : «Lamentando “la limitazio­n­e e la povertà del nostro linguag­gio...” invocando la “creazione di un nuovo linguaggio”, Jung invi­ta a percorrere lo spazio del taciu­to. Le sue espressioni chiedono che si dischiudano rapporti che vadano oltre quelli conclusi del linguaggio della ragione, onde consentire alle cose di aprirsi a una presenza... Esse chiedono che si dischiudano mondi...». Sono idee di Jung o di Heideg­ger? Magari lo deciderà Ca’Fosca­ri, al cui rettorato Bucci si è affret­tato a inviare l’ abstract del suo saggio. Come ci ha spiegato Ago­stino Cortesi: «Sono stato subito attivato dal rettore... In tempo stretto adesso vogliamo copia del lavoro integrale di Bucci e a que­sto seguirà un’attività istruttoria. Ovviamente durante l’istruttoria terremo il massimo riserbo...». E alla domanda sul perché il prece­dente r­ettore sollecitato da Il Gior­nale non sia intervenuto la rispo­sta è diplomantica ma chiara: «Questo deve chiederlo al profes­sor Ghetti. Noi cercheremo di ca­pire di che “problema” si tratta, valuteremo ovviamente solo la valenza scientifica della questio­ne in relazione al codice etico del­la nostra università, non quella sui copyright... Sa, su queste cose c’è stata anche una maturazione della comunità accademica». Meno male. Ci resta però un dub­bio legato ad un libro intervista del 2005 in cui lo stesso Galimber­ti così raccontava: «Nel 1976 ero oramai stanco di stare al Liceo... Severino... riuscì a trovarmi una cattedra di antropologia cultura­le... Effettivamente, io di Antropo­logia Culturale non sapevo nien­te... ». Ma questa non è già una confessione?