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 2011  aprile 12 Martedì calendario

NO, TU STAI CON I TERRORISTI MA CENSURARTI È DA TALEBANI


Caro Massimo Fini, trovo che qualche volta tu sia estremamente simile al tuo odiato Silvio Berlusconi (dev’essere per questo che mi piace così tanto leggerti). Come il Cavaliere, dimostri in alcune occasioni un singolare attaccamento alle passioni della gioventù, alla vitalità che sprigiona dai vent’anni. Mi pare che sull’argomento tu abbia anche scritto uno dei tuoi libri più belli (Ragazzo. Storia di una vecchiaia, edito da Marsilio). Mentre il presidente del Consiglio preferisce circondarsi di belle fanciulle in fiore, tu apprezzi invece la compagnia di barbuti combattenti musulmani come il Mullah Omar, al quale hai dedicato una biografia che nei giorni scorsi è stata al centro di un dibattito su queste pagine. È proprio dei giovani appassionarsi alle cause perse, difendere le posizioni più estreme con sprezzo del pericolo e delle critiche altrui. In più, è necessaria pure una bella faccia tosta, dote di cui non sei certo privo.
Tuttavia, il gioco è bello quando è corto: raggiunta la maggiore età, a difendere lancia in resta i talebani si fa la figura dei sessantottini che tu disprezzi, quelli che a sessant’anni suonati circolano ancora con i sandali e i capelli lunghi in simil-paglia.
Nel tuo libro, tu elogi il Mullah Omar e i guerriglieri afgani perché si misurano sul campo con i propri nemici e si battono col coltello fra i denti per difendere la patria. In compenso, deprechi gli americani e gli eserciti occidentali in genere perché preferiscono bombardare invece che inviare i corpi speciali casa per casa a stanare gli avversari. Permetti, ma qui si tratta di fare gli eroi col culo, pardon, le baionette, degli altri. Mentre il nostro sedere riposa al calduccio sulla sedia vicino alla scrivania, è bello sbertucciare i marines perché se ne stanno al sicuro nelle basi invece di calare nei villaggi mediorientali e magari perdere gli arti inferiori su qualche mina. Ed è semplice – troppo – dipingere i soldati, compresi i nostri, come ragazzotti imbelli, laddove imbelle è l’anticamera di imbecille. Il fatto che i Paesi occidentali cerchino il più possibile di evitare la spedizione di truppe di terra non è una vigliaccheria bensì una conquista. Tu parli di guerra “posteroica”e sostieni che i conflitti hanno perso negli anni la loro funzione in qualche modo “igienica”. Ma che diavolo c’era di eroico nei massacri all’arma bianca dei tempi che furono? E nelle migliaia di caduti sul campo, mutilati, monchi, orbi e menomati assortiti che le battaglie fabbricavano su scala industriale? Nulla, caro Massimo, nulla.
Quanto alla vigliaccheria di scagliare bombe dall’alto e far perire civili innocenti, possiamo anche essere d’accordo. Ma non sono altrettanto vigliacchi gli attentati dei kamikaze a cui hanno fatto ricorso – come tu stesso scrivi – i talebani? E non fu esempio di suprema vigliaccheria l’attacco alle Torri Gemelle ordito da Al Qaeda? (E spero tu sia convinto del fatto che c’era Al Qaeda dietro e non qualche fantomatico complotto pluto-giudaico-massonico). Questo è il punto: la guerra in Afghanistan, per quanto terribile, è stata una reazione, una risposta dura a un attacco in terra americana che mirava a colpire l’Occidente tutto. E, concedilo, se i talebani hanno diritto a difendere l’Afghanistan, noi abbiamo diritto a difendere le nostre tradizioni, cercando dove possibile di evitare massacri. Quando questi avvengono, ci sono centinaia di associazioni (i tuoi amici sempre politicizzati di Emergency, ad esempio), giornali, tivù eccetera pronti a denunciare le angherie statunitensi ed europee. Non risulta che in Afghanistan viga la stessa libertà di critica al regime.
Se parlassimo della guerra in Libia, sarei d’accordo con te. Lì non c’è stata nessuna aggressione, si tratta di un folle intervento “umanitario” che fa comodo soltanto a inglesi e francesi. Ma il discorso afgano e iracheno è ben diverso. Tu ammiri il Mullah Omar perché “per una questione di principio” non ha consegnato Bin Laden agli Stati Uniti. Ammettiamo che sia vero. Tradotto, significa: per una questione di principio ha permesso che il suo popolo venisse martoriato dai cacciabombardieri. Grande intuizione politica.
Ultimo punto: tu ammiri il fatto che i talebani abbiano quasi eliminato la corruzione e sembri soddisfatto quando racconti un particolare agghiacciante, cioè che ai corrotti vengono tagliate le mani. Provi uno strano piacere nel pensare che in Italia, fossero applicate analoghe misure, il parlamento sarebbe pieno di monchi. Beh, a me quest’idea fa rabbrividire. E non perché ami i corrotti, ma perché credo che la civiltà risieda anche nel prendere le distanze da questo genere di orrori. Mi sembrano, estremizzati, gli stessi discorsi che intellettuali come Madame Barbara Spinelli producono dai loro salottini di Parigi. Invitano a ribaltare il regime di Berlusconi, dicono che è peggio di Gheddafi, berciano che i corrotti politicanti vanno messi alla gogna. E nel frattempo sostengono l’intervento umanitario in Libia. Quando tu ti entusiasmi per i moncherini, mi ricordi questi giustizialisti al caviale e la similitudine non ti dona molto. Probabilmente, il tuo Mullah Omar andrebbe molto d’accordo con i tuoi amici del Fatto, con l’ayatollah Marco Travaglio in testa. Vista l’abbondanza di talebani in casa nostra, mi sembra superfluo dedicarsi alla celebrazione dei talebani altrui.
PS. Qui sotto pubblichiamo un documento che Souad Sbai, Maria Giovanna Maglie (la cui firma i lettori di Libero conoscono bene) e altri hanno prodotto per condannare il saggio di Fini e per rendere noto che contro di lui andranno per vie legali. A noi non piacciono le tesi del giornalista, ci fanno rabbrividire. Ma non ci piace nemmeno l’idea che i libri vengano censurati e ritirati dal commercio o che i loro autori vengano portati in tribunale. Queste cose le fanno i talebani, non i liberali. E noi, come abbiamo scritto, i signori barbuti non li gradiamo affatto.

Francesco Borgonovo