Valentina Errante, Il Messaggero 12/4/2011, 12 aprile 2011
INTERESSI PIÙ ALTI AI CLIENTI VIP SVUOTATE LE CASSE DELLA SOCIETÀ
ROMA - C’erano interessi differenziati, distribuiti agli investitori in base al ruolo e al peso sociale. Lo ammette anche Lande davanti al pm e attribuisce la responsabilità al suo broker, Roberto Torreggiani, uomo della Eim finito in manette. Ma dal verbale del Madoff dei Parioli emergono anche le pressioni esercitate in modo più o meno deciso da personaggi illustri e soprattutto la magia del denaro sparito: conti in rosso. Del vorticoso giro di centinaia di milioni di euro gestito dal Gianfranco Lande rimangono poche centinaia di migliaia di euro. E anche la barca del dominus della truffa, in leasing, sarà già ostaggio delle banche.
Le casse sono vuote, ma ancora i conti esatti non si riescono a fare. Non è venuto a capo di somme e intrecci societari il nucleo valutario della Guardia di finanza e neppure il commissario Gianluca Brancadoro, nominato dal ministero, liquidatore della Egp, una delle società attraverso le quali Lande operava, quella ufficiale, che agiva sotto la vigilanza degli organi di controllo. Una sola certezza: non c’è più un centesimo nelle casse della giostra di società gestite dal broker dei salotti. E’ lo stesso Madoff dei Parioli a raccontare come siano andati i fatti. Sostenendo che tutto sia avvenuto a sua insaputa e di avere scoperto all’improvviso che i soldi stazionavano in un conto Carispaq, per essere distribuiti ad altri clienti.
Nell’interrogatorio di garanzia, davanti al pm Luca Tescaroli e al gip Simonetta D’Alessandro, Lande parla dei soldi transitati per Egp «sia per cassa che per titoli». E aggiunge: «Gli stessi flussi per Dharma e gli stessi e gli stessi flussi per Eim». Con una pasticcio e un passaggio disordinato di denaro da una società all’altra: «Sono 173 milioni versati dal ’96 al 2010 e 173, quindi una differenza di 300 mila euro, prelevati dallo stesso conto. Di questi, 20 milioni, nei quindici anni, sono andati verso l’estero e più o meno la metà sono tornati da questi conti per restituzione». Lande ammette che solo fino al ’94 le regole sono state rispettate, poi si è creata quella che lui stesso definisce «la confusione patrimoniale». E racconta agli inquirenti: «Già a partire dal ’96-’97 si è creata una confusione patrimoniale tra i flussi dei clienti che arrivavano in blocco sul conto in data primo marzo, diventavano disponibili, poi i fondi di quei clienti il 5 marzo venivano usati per pagare altri clienti». Ma racconta anche della confusione nella distribuzione degli interessi: «C’è una virtualità nell’attribuire determinate posizioni al cliente che ha versato ma non ha trasmesso verso l’estero». E aggiunge attribuendo ogni responsabilità a Torreggiani: «C’è confusione e anche un’esagerazione delle posizioni». E’ il pm che, a questo punto chiede se i clienti venissero differenziati in base «alla propria forza sociale, maggiore o minore temibilità e clienti che sarebbero stati tosati». Insomma persone, dice Tescaroli, che avrebbero recuperato i soldi, a differenza di altre che li avrebbero persi. Ipotesi, dice il pm a Lande, nel corso dell’interrogatorio, che emerge dai documenti.
Ma Lande abbozza anche una ricostruzione degli affari di Eim: «Io posso dire - spiega - che qui abbiamo un totale di movimentazione su Eim nel corso degli stessi anni, quindi ’96-2010, di 227 milioni. Sono 227 milioni e 600 mila in entrata e 227.200 milioni in uscita». Il commissario Brancadoro che ha esaminato i conti Egp, nella sua relazione al pm rileva che fino al 2008 i soldi erano in cassa. «Tali consistenze - scrive - permangono invariate in genere per alcuni mesi, trascorsi i quali il deposito risulta improvvisamente azzerato, evidentemente a seguito di uno scarico titoli per prelievo o vendita».
Nell’interrogatorio Lande racconta delle pressioni subite dai clienti: «Un elenco sterminato». C’è pure il parlamentare del Pd Pierdomenico Martino, così come il calciatore Ruggiero Rizzitelli tra quelli che avrebbero insistito molto per riavere indietro i soldi. Il parlamentare, secondo l’indagato, avrebbe detto: «Ma insomma, io, nel caso non ci sia una soluzione felice della mia vicenda... nei gruppi parlamentari ci sono molti ex magistrati, sicuramente mi costruiranno una formulazione di esposto-denuncia che ti mette nei guai».
Valentina Errante