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 2011  aprile 12 Martedì calendario

PER LA CULTURA FONDI FAI-DA-WEB

Il reintegro dei fondi per la cultura, i 428 milioni del Fus, è una buona notizia. Mentre in tanti promettono battaglia per il Fondo, a Napoli due ragazzi, Adriana Scotto e Antonio Scarpati, hanno avuto un’idea. Da ottobre lavorano per lanciare Fund for culture, sito web che finanzi iniziative culturali. Il meccanismo è semplice: l’utente pubblica un progetto, definisce il budget e chiede alla comunità online di finanziarlo con piccole donazioni.

Se l’operazione vi sembra bizzarra, date un’occhiata a quello che succede all’estero, dove il crowdfunding - la raccolta di fondi attraverso microfinanziamenti su Internet - è una realtà: per Wall Street Journal ed Economist è un’alternativa possibile al venture capital.

Sono decine le piattaforme attive, e quelle di natura «generalista», come RocketHub e Kickstarter, ospitano i progetti più diversi: dalla realizzazione di una telecamera panoramica per iPhone alla messa in scena a teatro di Terminator 2 . La regista Alison Klayman ha chiesto agli utenti di finanziare un documentario sulla vita di Ai Weiwei. Grazie all’eco mediatica dell’arresto dell’artista, considerato un dissidente da Pechino, il progetto ha ottenuto oltre 30mila dollari.

Non esiste settore artistico degno di nota che non abbia la sua piattaforma di crowdfunding: da Indie gogo per il cinema a emphas.is per il fotogiornalismo fino a Sellaband per la musica.

Nato come strumento "dal basso", il "finanziamento della folla" - che sfrutta la velocità della Rete e la condivisione dei social network - sta investendo le istituzioni culturali: al Louvre di Parigi mancavano un milione di euro per acquisire Le tre Grazie di Lucas Cranach. Per raggiungere la somma ha chiesto aiuto online: ora l’opera appartiene alla Francia. In Italia, dove l’imprenditoria creativa stenta, il napoletano Fund for culture - nato all’interno di Kublai, il contenitore online per l’innovazione del Ministero dello Sviluppo Economico - si fa mediatore tra enti e comunità online per il lancio d’iniziative.

Sempre a Napoli, quattro studentesse di Management dei beni culturali dell’Università Federico II hanno fondato TagCampania, mappatura online delle iniziative culturali della Regione che interconnette le associazioni: «Siamo partiti con l’autofinanziamento - dice Giada Divisato -: il prossimo passo è il crowdfunding».

Stefano Consiglio, presidente del corso di laurea in Organizzazione dei beni culturali della Federico II, che ha seguito lo sviluppo di entrambe le iniziative, sta elaborando con gli industriali di Napoli un crowdfunding per il recupero di Pompei.

«A Sud c’è più necessità di ricorrere a forme alternative di finanziamento della cultura - spiega Antonio Cognata, sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo - perché l’enorme spesa corrente impedisce al pubblico d’investire in creatività e i privati non hanno incentivi, innanzitutto fiscali, per farlo». Cognata dice che il successo del Louvre si deve, oltre che alla reputazione del museo, «all’orgoglio artistico dei parigini e alla trasparenza dell’istituzione».

Le stesse caratteristiche si ritrovano in Piemonte. Il progetto di recupero del Teatro Carignano di Torino può essere considerato un embrione di crowdfunding in Italia. Evelina Christillin, presidente della Fondazione Teatro Stabile di Torino e promotrice dell’operazione, dice: «Abbiamo aperto i cantieri il 7 giugno 2007 per restituire il teatro nel gennaio 2009. A lavori in corso ci siamo resi conto che i soldi del Comune non bastavano: mancavano 4 milioni». È partita una sottoscrizione popolare che ha scatenato - sul web e nei salotti - il tam tam per «salvare il teatro».

Se l’assessorato alla Cultura della Puglia ha in agenda per il 2012 l’attivazione di piani di crowdfunding con le Fondazioni, a Milano il direttore generale della Triennale, Andrea Cancellato, vede come un potenziale di «business alternativo» i suoi 500mila visitatori: «Il Louvre ha indicato una strada ma questo sistema non funzionerebbe per situazioni difficili, nel nostro caso la Triennale Bovisa. Bisogna avere un obiettivo capace di motivare la comunità».

Alberto Cottica, esperto di politiche pubbliche online e autore di Wikicrazia, conferma: «I donatori vogliono sentirsi parte di un successo». Cottica spiega che il sistema italiano della cultura, a forte partecipazione pubblica, «può essere un disincentivo per il crowdfunding, che resta un investimento ad altissimo rischio». Le analisi condotte rivelano che il 60% dei progetti lanciati non vanno in porto. Tuttavia i siti autorevoli prevedono che se il progetto non raggiunge la cifra richiesta, i soldi vengano riconsegnati al mittente. «Il meccanismo è opposto a quello della raccolta fondi che mira a ottenere tanto da pochi finanziatori. Qui, il principio è ottenere una piccola quota da molti», sottolinea l’economista.

Francesco D’Amato, docente al master in Industria musicale della Sapienza di Roma, spiega che gli incentivi per i finanziatori di un progetto culturale sono «il prestigio del proponente, la partecipazione diretta al processo creativo e la modalità rapida di accesso». Il mezzo è il messaggio. Alberto Falossi (si veda il box) è convinto che il sistema sarà la prossima rivoluzione dopo quella dei social network (come affermano Kevin Lawton e Dan Marom autori del libro The crowdfunding revolution) quando i meccanismi di donazione saranno semplificati con la comunicazione mobile: «Con la stessa facilità con cui oggi si fa un iLike su Facebook, domani si potranno donare soldi a progetti che incontriamo navigando sul web». Un primo passo è stato compiuto dal fondatore di Pirate Bay, Peter Sunde, creatore del sistema di micropagamenti online Flattr che ha monetarizzato il thumbs up, il pollice all’insù diventato famoso con Digg.

Le premesse per l’esplosione in Italia ci sono: in base a uno studio dell’osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano, le vendite online in Italia sono aumentate del 14%, superando la soglia dell’1% sul totale vendite retail. Per il 2014, secondo Iab Italia, il mercato della comunicazione digitale interattiva sarà di 3,2 miliardi.

In crescita è anche il business delle donazioni: per il Centro studi e ricerche di Civita e Unicab Italia, un italiano su tre si dice disponibile a donare dai 21 ai 71 euro per «un’istituzione museale che considera rappresentativa della cultura nazionale o del contesto locale».

Compito degli imprenditori è intrecciare le potenzialità di mercato. Quale contenitore migliore di internet per farlo?
Serena Sanna • UN SISTEMA INVENTATO DA UN ITALIANO - Nel 2009 Alberto Falossi, giovane consulente informatico e professore all’Università di Pisa, lancia Kapipal.com: piattaforma di crowdfunding italiana, la prima nel mondo dedicata anche a progetti "personali". Il sito consente agli utenti la creazione di una pagina di donazione in cui i proponenti descrivono la causa e il motivo per cui ricercano fondi. Grazie a un acconto Paypal, l’utente che decide di finanziare un progetto (dall’organizzazione di un matrimonio alla realizzazione di un documentario) effettua il versamento. L’idea alla base di Kapipal, il cui nome deriva dalla fusione delle parole inglesi capital - capitale - e pal - amico - è che "il capitale sono gli amici". L’iniziativa parte dalla convinzione che la collaborazione tra le persone permetta di trovare soluzioni a problemi apparentemente insolubili e con lo scopo di facilitare l’incontro tra donatori. Falossi ha redatto un manifesto di cinque punti, diventato uno dei documenti di riferimento per il crowdfunding nel mondo: 1) i tuoi amici sono il tuo capitale; 2) i tuoi amici permettono ai tuoi sogni di diventare realtà; 3) il tuo capitale dipende dal numero di amici che hai; 4) il tuo capitale dipende dalla fiducia; 5) il tuo capitale cresce con il passaparola.

Dal giorno della sua fondazione a oggi sono stati raccolti 250mila dollari per finanziare ottomila progetti. Il sito, che vanta circa 30mila visitatori al mese, può contare principalmente sui finanziatori internazionali, la maggior parte provenienti dalle Americhe. Il traffico italiano è ancora una piccola percentuale. «Dal primo mese - spiega Falossi - siamo stati molto attivi in Cina e in Africa, l’Italia resta indietro». Il professore che insegna l’utilizzo del Web 2.0 e dei social media in ambito aziendale, spiega che l’applicazione del crowdfunding alle iniziative culturali è possibile a patto che ci sia un notevole investimento in comunicazione da parte dell’ente che promuove la campagna e che l’autorevolezza e la trasparenza del promotore sia riconosciuta dal pubblico. «In più - conclude - bisogna superare la diffidenza nei confronti delle operazioni su Internet, ancora molta forte in Italia». S. Da.