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 2011  aprile 12 Martedì calendario

Al primo giorno di applicazione della norma anti velo, ecco riemergere i fantasmi di un dibattito che sembra non finire mai in Francia: il velo islamico e il suo ruolo simbolico

Al primo giorno di applicazione della norma anti velo, ecco riemergere i fantasmi di un dibattito che sembra non finire mai in Francia: il velo islamico e il suo ruolo simbolico. Tutto si gioca intorno a un principio condivisibile e che accomuna anche gli altri Paesi europei. Si tratta della necessità di rendere riconoscibili le proprie generalità in un luogo pubblico, cosa che le varietà del velo islamico note a tutti come il burqa afghano o il niqab, tagliato solo ad altezza degli occhi, non permettono. Nel caso francese, da un lato vi è una legge che sembra preoccuparsi, anche se legittimamente, di solo duemila donne — tante sarebbero — che vogliono mostrarsi coperte da capo a piedi. E lo fa vietando tale pratica e raccomandandosi che nessuno le obblighi a farlo, con un occhio forse ammiccante alla situazione politica. Dall’altro si è subito mosso lo sparuto protagonismo di poche donne, spesso convertite all’islam, che hanno fatto del velo integrale una sorta di bandiera identitaria, che non ha alcuna base storica né culturale in terra d’Europa e ben poca e discutibile perfino nelle terre d’Islam. Il tutto messo insieme e costruito in una logica di contrapposizione simbolica che ha ben poco di religioso. Spetta forse alle maggioranze, in Francia come altrove, fare un passo avanti e far sentire la propria voce. Gli alfieri di un multiculturalismo senza limiti dovrebbero denunciare senza riserve le derive aberranti di chi sostiene l’accettabilità di una persona che non si mostra come tale, anzi non si mostra affatto, in nome di una libertà che va a ledere qualsiasi senso comune. I musulmani, dal canto loro, soprattutto in Europa, dovrebbero far sentire la propria voce, non solamente per difendere la libertà di chi indossa questi veli, ma anche per difendere la libertà delle tante donne che non si mettono nulla, musulmane ed europee come le altre. Tanto per non ridurre immancabilmente, con buona pace di chi lo vorrebbe sia in uno schieramento sia nell’altro, la propria religione e il proprio desiderio di visibilità sulla scena politica alla contesa infinita sui pochi centimetri del volto delle donne. Roberto Tottoli