Sylvie Coyaud, Domenica-Il Sole 24 Ore 10/4/2011, 10 aprile 2011
QUANTO VALE L’ORO BLU?
Alla biennale torinese della democrazia, si discuterà del prossimo referendum con Antonio Massarutto, l’autore di Privati dell’acqua? Tra bene comune e mercato (il Mulino). Ne sono già private un miliardo di persone, nel 2025 raddoppieranno, da vent’anni centinaia di centri di ricerca e agenzie delle Nazioni Unite avvertono che le falde si stanno esaurendo, anche le riserve dette «fossili», accumulate in 30 milioni di anni, e che la situazione è aggravata dal rapido cambiamento del clima. E dei consumi. Di carne: il 70% delle acque dolci serve all’agricoltura e il 70% dei terreni agricoli all’alimentazione animale; di carburanti: aumenta la superficie coltivata per produrre etanolo per lo più da piante idrovore come il mais; di cotone: insieme al benessere cresce la preferenza per le fibre naturali, mentre il costo di quelle sintetiche incrementa insieme a quello del petrolio. E ancora: di acqua per uso industriale – a secco non si producono né merci né imballaggi – e domestico perché anche nelle metropoli più misere, si continuano a costruire servizi igienici, e meno male. Siamo sull’orlo della crisi idrica globale, dicono le Cassandre, e colpirà per primi i paesi poveri. Ma l’Italia è un paese ricco, può permettersi di importare prodotti ad alta intensità idrica, perché preoccuparsi, informarsi e riflettere sui meriti rispettivi di una gestione pubblica e privata, sul senso morale o sul nonsenso del "diritto" all’acqua, e magari litigare al bar, in famiglia o a Torino con chi si fida più del mercato che dell’amministrazione locale e vice versa?
Rispondono le notizie di questi giorni, i conflitti, gli emigranti, il prezzo della benzina, la geografia e i documenti della conferenza «Gestione integrata delle risorse idriche nel Mediterraneo» convocata dal 20 al 22 giugno ad Agadir, in Marocco, dal consorzio Melia al quale partecipano 47 Paesi di cui l’Italia. In questa regione «tra le più aride del mondo e con poche risorse idriche rinnovabili, distribuite in modo disuguale nello spazio e nel tempo – si legge –, entro il 2015 quasi tutti i Paesi della riva meridionale saranno sotto il livello di scarsità acuta con meno di 500 metri cubi all’anno per abitante, in sei Paesi con meno di 100...» Qualità e quantità diminuiscono di pari passo perché la scarsità accresce la concentrazione di inquinanti e di patogeni, e per sottoinvestimenti cronici i sistemi di irrigazione sono molto lontani dal raggiungere l’efficienza di quelli israeliani.
Disuguaglianza e inefficienze si ritrovano in Italia: a Enna, Agrigento, Caltanisetta un abitante consuma meno di 100 litri d’acqua al giorno, per forza più che per consapevolezza ambientale, un romano o un salernitano 260. Il Paese è «una groviera», «uno scolapasta» e «un colabrodo» titolavano tre quotidiani il mese scorso a proposito dei nuovi dati dell’Istat sulla rete idrica nazionale che perde il 40% rispetto al 10% della pur umida Germania. Il record europeo dello spreco si accompagna al record del mondo per gli acquisti di minerale, nonostante la qualità di quella potabile sia confermata anche dalla Commissione europea. Prima del referendum i cittadini dovrebbero forse sapere che il decreto del 1992 tollera in bottiglia cose che mai vorrebbero veder uscire dal proprio rubinetto: fino a 10 microgrammi di arsenico e di cianuro per esempio.
Altro record europeo l’eccesso di nitrati nei fiumi, i depuratori assenti o trascurati, i controlli troppo rari sugli allevamenti intensivi. I rimedi sono noti. Certo, nei Paesi dove diversamente dall’Italia si separano le acque grigie riutilizzabili dopo una veloce filtrazione da quelle da pulire a fondo, il metro cubo in entrata si paga fino a dieci volte di più. In Danimarca, Paese a maggior densità europea di bovini e suini, è fatturato da aziende pubbliche e private a un prezzo che varia in funzione del tasso di inquinamento all’uscita: deve ripagare i costi di depurazione. Gli allevatori danesi mugugnano, ma sanno che è il mercato, bellezza, e come il poeta Wynstan Auden, sanno che «migliaia sono vissuti senza amore, nessuno senza acqua», neanche un maiale.