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 2011  marzo 08 Martedì calendario

(2) 8 marzo REINHART Una volta disse ai suoi amici di aver bevuto un sorso d’acqua dalla fontana di Trevi e, a causa di quell’acqua, di non essere più riuscito a staccarsi da Roma

(2) 8 marzo REINHART Una volta disse ai suoi amici di aver bevuto un sorso d’acqua dalla fontana di Trevi e, a causa di quell’acqua, di non essere più riuscito a staccarsi da Roma. Johann Christian Reinhart, uno dei maggiori paesaggisti e incisori tedeschi, doveva in effetti aver subito una magia molto potente, dato che arrivò in città nel 1789, vi rimase per quasi 58 anni, fino alla morte, e fu sepolto nel cimitero protestante di Testaccio. Nessun altro, della folta colonia di artisti tedeschi che alla fine del Settecento confluivano verso la città dei papi in cerca dell’ideale della classicità e di belle vedute da dipingere, soggiornò nella capitale così a lungo. Nel 1813 Reinhart fu accolto nell’Accademia di San Luca e nel 1839 divenne pittore della corte bavarese. Per il re Ludwig I, appassionato dell’Italia e desideroso di avere la «sua» Roma davanti agli occhi anche nella residenza di Monaco, aveva dipinto dieci anni prima le «Quattro vedute da Villa Malta», ovvero il panorama completo della città. Un genere a quel tempo molto di moda, come si può vedere nella mostra curata da Dieter Richter in occasione dei 250 anni dalla nascita dell’artista e aperta presso la Casa di Goethe fino al 15 maggio (via del Corso18, tel. 06.32650412). Vi sono esposti ben quattro disegni di panorami, realizzati nella prima metà dell’Ottocento e recentemente acquistati dall’istituto, che raffigurano Roma vista dalla chiesa di Trinità de’ Monti. Il panorama più spettacolare è quello dell’inglese Samuel Bellin, realizzato nel 1832 da Palazzo Zuccari (oggi sede della Biblioteca Hertziana) e composto da cinque fogli con un angolo visuale di 180 gradi. L’artista usò un procedimento nuovo per l’epoca e considerato precursore del cinema: con una cornice quadrata girevole, fissata su un punto, catturò con la matita i dettagli del paesaggio urbano che appariva di volta in volta all’interno della cornice stessa. Risale invece al 1810 il panorama del francese Noel-François Bertrand, noto fino ad oggi soprattutto come incisore, che immortalò una veduta del Quirinale e di Santa Maria Maggiore, nell’ultimo istante prima dei cambiamenti urbanistici del 1870. Di Eugene-Louis Lequesque resta uno scorcio sui giardini e su Trinità de’ Monti, mentre Philipp Gerhard Stohr raffigura l’angolo tra la piazza e via Gregoriana. Dell’immenso panorama dipinto da Reinhart per il suo principe e oggi conservato alla Neue Pinakothek di Monaco, sono esposte soltanto le foto dei disegni preparatori, che andarono distrutti nella seconda guerra mondiale. In compenso si possono vedere una ventina di sue acqueforti con ritratti di animali e altrettante con paesaggi della campagna romana. Oltre a un ritratto dell’artista ritrovato recentemente alla Hertziana e ad alcune lettere in cui racconta la sua vita «felice» a Roma. Un’altra lettera, dello storico Carl Ludwig Fernow, descrive una domenica di Reinhart in gita a Ponte Nomentano, in «bella compagnia» di vetturino, cuoco e prostitute. Al ritorno, tutti ubriachi, avevano insultato le guardie a Porta Pia ed erano scappati. «Le guardie allora fermarono la carrozza che seguiva, nella quale si trovavano le prostitute e le lasciarono andare solo dopo molta fatica e animate discussioni, ma il padre e la madre delle due “puttanen” dovettero passare la notte al corpo di guardia. La faccenda non ebbe un gran seguito, le anime belle dimenticano in fretta la vergogna». Lauretta Colonnelli