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 2011  aprile 09 Sabato calendario

MEDIOBANCA TOGLIE SEDIE DAL SALOTTO BUONO

La Borsa, a giudicare dai nuovi, robusti rialzi (oltre il 3, 5 per cento) ci crede: la prossima disfida di Barletta tra italiani e francesi, dopo l’uscita di Cesare Geronzi dalle Generali, si giocherà in casa Mediobanca. Ma a lanciare il guanto di sfida, stavolta, non è un redivivo Ettore Fieramosca bensì, il presidente di Unicredit Dieter Rampl, il teutone che meglio si è trovato a Milano dai tempi di Radetsky. Tocca a lui, rappresentante dell’azionista numero uno di piazzetta Cuccia, ricordare in un’intervista che «se Mediobanca è il perno delle Generali, Unicredit è il perno di Mediobanca». Il che equivale a dire che, così come sono cambiati gli equilibri a Trieste, qualcosa del genere ha da succedere anche nel salotto buono. L’occasione sarà fornita dal rinnovo del patto tra soci entro l’anno. «Tra i soci – spiega Rampl – dovremo fare qualche discussione sul funzionamento della governance».
Si dà per certo che il nuovo corso dell’istituto ridurrà il patto al 30% dall’attuale 44,27% del capitale. Praticamente i desideri del management di piazzetta Cuccia, Alberto Nagel in testa oltre che del consigliere Fabrizio Palenzona, l’uomo forte della situazione. In questo modo, fanno sapere dal secondo piano di Mediobanca, l’istituto potrà accelerare la sua trasformazione: da cassaforte di partecipazioni che cura anche gli interessi dei soci eccellenti a (quasi) public company che non risponde ad altra legge che a quella del mercato, con la vocazione del business. Tutto bene. Purché i soci, a partire dai moschettieri di Francia (Vincent Bolloré, Tarak Ben Ammar e la Groupama di Jean Azéma) siano d’accordo. O che, circostanza più importante, accettino di fare un passo indietro Marina Berlusconi ed Ennio Doris, cui certo non è piaciuta la defenestrazione di Geronzi. Insomma, c’è da supporre che nelle prossime settimane ci sarà qualcosa di più di “qualche discussione”. Come dimostra, del resto, la ripresa di interesse per il gruppo Ligresti di Groupama. La Borsa scommette in una primavera rovente. E questo spiega perché, invece di perder colpi di fronte
alla prospettiva del collocamento del 15% di Mediobanca (scenario Nagel) , il titolo sia schizzato verso l’alto. Se non prevarrà la tesi del “passo indietro”, infatti, potrebbe prender corpo la tesi della separazione più o meno consensuale. Esclusa l’opzione più violenta, a favorire l’intesa potrebbe essere il via libera all’avanzata di Groupama nel gruppo Ligresti. La soluzione presenta alcuni vantaggi per Unicredit, grande creditore di Premafin e Fonsai, che potrebbe contare su un partner più solvibile senza impegnarsi più di tanto nell’attività assicurativa. Groupama, al contrario, avrebbe un’ottima ragione per uscire da Mediobanca, rimuovendo l’incognita del conflitto di interessi.
Certo, Salvatore Ligresti potrebbe non esser contento, a meno che l’accordo non preveda una sistemazione dei debiti. Sarà meno semplice ammorbidire la posizione di Fininvest e di Doris, anche se Mediobanca dispone della chiave d’accesso a due gioielli ambiti: Telecom e Rcs. Ma qui la partita si fa dura assai. Anche perché, tra le prime mosse del dopo Geronzi, si profila la possibilità che a sostituire l’ex presidente delle Generali nel consiglio della Rcs Quotidiani sia chiamato un indipendente di grande spessore: Vittorio Colao, il ceo di Vodafone che venne cacciato dallo stesso Geronzi. Dunque, sul fronte editoriale, gli accordi sono in alto mare. E nel frattempo la borsa sale.