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 2011  aprile 11 Lunedì calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES —

Non valgono come passaporti, i «permessi di soggiorno temporanei» che l’Italia vuol dare agli immigrati tunisini. E non permetteranno loro di viaggiare liberamente dall’Italia alla Francia, alla Germania, in tutta l’Unione europea. Lo dice e lo scrive la stessa Europa, attraverso il suo commissario agli A f f a r i i n t e r n i C e c i l i a Malmström. La lettera — o la doccia fredda— è partita venerdì da Bruxelles. Destinatario formale: il nostro ministro degli Interni Roberto Maroni. Destinatario sottinteso: il premier Silvio Berlusconi, perché è sua la firma sul decreto che introduce gli stessi permessi temporanei: ma che non fa scattare «automaticamente» , dice ora la Ue, la libera circolazione nell’area di Schengen. Non solo: Bruxelles risponde anche con un secondo «no» alla richiesta italiana di applicazione della direttiva sulla protezione europea, quella che autorizza appunto i permessi temporanei; «al momento non sussistono le condizioni» per attivarla. I rifiuti spediti a Roma sembrano placare le preoccupazioni di Francia e Germania, schierate contro la «protezione temporanea» . Ma la partita è solo all’inizio. E oggi c’è una delle sfide decisive: l’incontro fra i ministri degli Interni della Ue, in Lussemburgo. Come le barche dei migranti avanzano sparse nel Mediterraneo, così i 27 Stati avanzano sparsi verso una meta che nessuno riesce a distinguere: sarà l’accordo, o sarà lo scontro che potrebbe mettere in discussione gli stessi accordi di Schengen. Nonostante il suo doppio diniego all’Italia, Bruxelles riconosce che questo è un problema europeo: bisognerà trovare un compromesso. Nicolas Sarkozy il suo «no» ai permessi temporanei lo ha messo per iscritto, in una lettera alla Commissione europea. La Germania gli ha fatto eco. Malta, ieri, si è distaccata dall’Italia: «Se Lampedusa non è considerata sicura per gli immigrati — ha detto il suo premier Lawrence Gonzi — allora tutta l’Italia non è sicura» . Tutti contro tutti, almeno apparentemente. In realtà, dietro le quinte, i mediatori sono all’opera. Ieri sono rimbalzate fra Roma, Parigi e Bruxelles voci di contatti intensi: proprio le due capitali «nemiche» potrebbero preparare un documento comune per il vertice fra Sarkozy e Bruxelles, il 26 aprile, una piattaforma di intenti da allargare poi eventualmente alla Germania e a tutti gli altri. Anche la Commissione europea è al lavoro: il presidente Barroso volerà martedì a Tunisi. E sempre la Commissione sarebbe pronta a rafforzare la missione Frontex (polizia di frontiera Ue) affidandole compiti di riaccompagnamento dei migranti oltre a quelli di controllo. Bruxelles sarebbe poi disponibile a erogare nuovi fondi all’Italia per l’emergenza immigrazione: anche se — ha notato ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini — «diciamo all’Europa che non bastano i contributi economici, occorre un’azione politica» . E c’è chi indica anche altre strade, come quella del controllo dal cielo dei battelli garantito dai satelliti dell’Agenzia spaziale europea. «Ma la cosa forse più importante è riuscire ad aiutare questi popoli anche laggiù, in Africa— dice il vicepresidente della Commissione europea e commissario all’Industria Antonio Tajani —. Non c’è molto tempo: basta guardare ai massacri in Costa d’Avorio e alle altre ondate migratorie che potrebbero presto arrivare» . Luigi Offeddu