Nello Scavo, Avvenire 10/4/2011, 10 aprile 2011
SVIZZERA PRONTA A SPOSTARE LE TRUPPE LUNGO IL CONFINE
Lungo la frontiera sono stati schierati tre velivoli senza pilota equipaggiati con visori a infrarossi (droni), due rumorosi elicotteri per la perlustrazione notturna e rinforzi da terra. Il fronte, però, è poco lontano: la tortuosa linea di confine che separa l’Italia dalla Svizzera.
Le autorità della Confederazione elvetica fanno sul serio. Il timore di una ’invasione’ di immigrati dal Nordafrica si è fatto più forte proprio nei giorni che hanno preceduto le elezioni cantonali di oggi. A tal punto che mercoledì il governo federale dovrà decidere se inviare l’esercito a proteggere i valichi della confederazione. Il ministro della Difesa Ueli Maurer però non se la sente. Il suo partito, l’Unione democratica di centro, al contrario si dice possibilista. Occuparsi della concessione dell’asilo «non è un compito dell’esercito», taglia corto Maurer. «Chi cerca un lavoro – il ministro ne è certo – non ha diritto all’asilo», tanto più che «nelle prime ondate migratorie – assicura – ci sono di regola anche molti criminali».
La settimana scorsa le Guardie di confine svizzere avevano bloccato quattro passeur
italiani a cui non era riuscito di far attraversare la dogana di Como-Chiasso a un gruppo di tunisini. E mercoledì sono stati arrestati dalla Guardia di finanza due passatori comaschi, che per 1.200 euro a persona stavano accompagnando lungo i crinali meno battuti un gruppo di quattro eritrei, tra cui una donna incinta.
Che venga o no dispiegata la fanteria, il corpo della Guardie di confine ha spostato lungo la prima linea italo-elvetica altri venti uomini. La misura, più che contro gli irregolari, malcela vecchie ruggini con le autorità italiane. Jürg Noth, capo del Corpo svizzero delle guardie di confine, nei giorni scorsi ha accusato Roma di violare gli accordi bilaterali. L’Italia si rifiuterebbe di riprendere ogni anno dai 200 ai 300 extracomunitari entrati illegalmente in Svizzera. Dall’inizio delle rivolte nel Maghreb «si presentano problemi nel 20% dei casi», ha spiegato Noth ai media elvetici. Questo perché le autorità della Penisola non riconoscono più «quelle prove considerate sufficienti dalla Svizzera». Come le registrazioni video effettuate dai droni e dai due elicotteri militari, nelle quali si proverebbe l’avvenuto sconfinamento illegale.
Nonostante i toni, Jürg Noth ha invitato i suoi concittadini a non perdere «il senso delle proporzioni». Lungo il perimetro cisalpino nel 2010 sono stati fermati 360 clandestini al mese. Tra questi, 75 sono tunisini, contro i 30-35 del periodo precedente alle insurrezioni. Per il 2011 le stime sono raddoppiate. Nella piccola Confederazione non si tratta di numeri trascurabili. I dati più recenti del servizio di statistica dell’Unione europea attribuiscono alla Svizzera, paese con 7 milioni di abitanti, il 21,7% di popolazione straniera. Secondo Eurostat si tratta del Paese europeo con la più alta presenza di immigrati (l’8,1% sono extracomunitari), praticamente il triplo dell’Italia. In questi giorni di campagna elettorale, che secondo i sondaggi vedrà a Lugano un balzo in avanti della Lega dei Ticinesi (quella del «cacciamo i frontalieri, sono italiani che rubano il lavoro agli svizzeri»), non è facile trovare reazioni equilibrate. A riportare alla ragione gli esagitati, ci prova la Chiesa elvetica. Secondo la Caritas diocesana di Lugano il 26,7% dei versamenti nelle casse della previdenza provengono dai lavoratori stranieri, che però beneficiano soltanto del 17,9% dell’ammontare totale delle prestazioni. «Gli immigrati – ha ricordato la Caritas – pagano imposte e oneri sociali, ma solo una piccola parte di loro ne raccoglie i frutti. Rispetto agli svizzeri essi approfittano molto meno delle università, delle scuole superiori e della formazione continua».
Contribuenti indispensabili, per le casse pubbliche della Svizzera di oggi. Che con quelle imposte deve anche far volare i costosi droni anti-clandestini.