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 2011  aprile 10 Domenica calendario

ROMA - L´ultima volta si sono visti una decina di giorni fa, in gran segreto, nella casa di Raffaele Bonanni in val di Sangro

ROMA - L´ultima volta si sono visti una decina di giorni fa, in gran segreto, nella casa di Raffaele Bonanni in val di Sangro. Salsicce e caciocavallo nei piatti, sul tavolo il progetto di costruzione di una "cosa bianca", una «casa comune dei moderati e dei riformisti», da tempo accarezzata da uno dei tre commensali, il ministro Maurizio Sacconi. La novità dunque è l´identità del terzo ospite del pranzo: Beppe Fioroni, leader dell´area ex-popolare del Pd. Se il Cavaliere punta su Alfano per la successione, c´è infatti un altro ministro che sta immaginando in proprio l´exit strategy dall´era berlusconiana. Forte degli ottimi rapporti con Cisl e Uil e della considerazione del Vaticano nei suoi confronti, Sacconi sta tessendo la sua rete per il dopo. Un progetto esposto a grandi linee la scorsa settimana a Riva del Garda, a un convegno organizzato da Roberto Formigoni (un altro degli interlocutori forti del ministro del lavoro). «Dobbiamo costruire i partito dei liberi e forti», ha detto Sacconi citando Don Sturzo. Un partito «che metta insieme riformisti e moderati», visto che «l´esperienza di Forza Italia si è conclusa e quella del Pdl è incerta». I tre della val di Sangro - Sacconi, Fioroni e Bonanni - sono uniti da molte cose. Bonanni, per dirne una, venera la figura di Marco Biagi - tanto da conservarne una gigantografia dietro la sua scrivania a via Po - ed è proprio tramite il giuslavorista ammazzato dai brigatisti che il segretario della Cisl conobbe l´attuale ministro del Lavoro. Ma più di tutto conta il comune riferimento alla Chiesa. Bonanni è un neocatecumenale, suona la chitarra alla messa. Fioroni è il portabandiera dei cattolici del Pd, mentre Sacconi è il leader dell´area teo-con del Pdl. L´unica pratica che li divide sembra essere il disegno di legge sul biotestamento all´esame della Camera. Una differenza di posizione che non ha comunque impedito ai due di continuare a tessere un dialogo comune. Tanto che a Montecitorio è anche circolata la voce di un imminente passaggio in maggioranza di alcuni deputati del Pd vicini all´ex ministro della Scuola. Fioroni ha smentito la "Velina rossa" e la cosa, almeno per ora, è morta lì. In effetti il progetto di Sacconi non guarda all´oggi, non si tratta di arruolare altri Scilipoti per offrire una stampella al governo. È un´operazione che punta alle prossime politiche - quando si capirà meglio che futuro avranno il Pdl e lo stesso Cavaliere - , con l´ambizione di catturare adesioni anche in ambienti molto lontani dal berlusconismo. Tra gli interlocutori di Sacconi c´è anche il movimento "Verso Nord" di Massimo Cacciari, che punta a scalfire l´egemonia leghista nel Triveneto. E non è un caso che il primo a commentare positivamente l´addio del veneto Andrea Causin dal Pd, dato in avvicinamento a Cacciari, sia stato proprio Sacconi. Con accanti quasi identici a quelli usati più tardi da Fioroni. Se il dialogo con i popolari del Pd è importante, quello che Sacconi ritiene essenziale è il rapporto con i sindacati cosiddetti «riformisti», che il ministro considera la naturale "constituency" del nuovo partito. Soprattutto la Cisl di Bonanni, con i suoi 4 milioni e seicentomila iscritti, e il profilo sempre più lontano (vedi Pomigliano e Mirafiori) dalla Cgil. Emblematica, a rappresentare la spaccatura con il sindacato di Susanna Camusso, la festa del prossimo primo maggio. Mentre a Bologna, per la prima volta, Cisl e Uil saranno in piazze separate dalla Cgil, a Roma Bonanni e Sacconi varcheranno insieme le porte della città del Vaticano, ospiti del cardinal Martino, per celebrare la beatificazione di Giovanni Paolo II. «Il socialista Sacconi - racconta il ministro Gianfranco Rotondi - è tenuto in gran considerazione in Vaticano. Per loro è anche più affidabile di noi ex Dc, spesso invischiati in liti da oratorio. Può giocarsi la partita in prima persona».