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 2011  aprile 10 Domenica calendario

L’ITALIA SPALLE AL MURO, TUTTA L’UNIONE È CONTRO

Non c’è solo Nicolas Sarkozy a dire che «la clausola temporanea» non è praticabile. La norma che l’Italia ha annunciato di voler invocare domani al Consiglio dei ministri degli Interni Ue, cioè la regola varata nel 2001 per il Kosovo (e mai usata) che in teoria potrebbe aprire la porta della redistribuzione dei migranti su base continentale, rischia di avere appena due sostenitori su ventisette, Roberto Maroni e il collega maltese. L’uomo del Viminale rischia di trovarsi con le spalle al muro e forse lo sarebbe anche se ci fosse consenso sulla sua richiesta. «La clausola non è vincolante e comunque vale per chi ha diritto alla protezione internazionale - spiega una fonte della Commissione -, Roma, invece, ripete da giorni che si tratta di migranti economici da rimandare a casa...».

Il tremendo destino dell’onda umana che arriva ogni giorno e ogni notte a Lampedusa sta tirando fuori il peggio di tutta l’Europa, o quasi. L’Italia fatica a trovare alleati, circostanza che i funzionari comunitari a conoscenza del dossier imputano in buona parte alla confusione strategica che sin dall’inizio ha caratterizzato la nostra gestione della crisi. Viene considerato un errore aver gonfiato l’allarme all’inizio dell’esodo dal Nord Africa, come quello di aver chiesto aiuti sproporzionati e di aver scaricato sistematicamente le responsabilità su Bruxelles, da dove - invece - sono arrivate offerte di aiuto e finanziamenti. Molte delle quali, si è scoperto, sono state ignorate.

Questo è servito da pretesto perché molti Stati chiudessero a doppia mandata il forziere della solidarietà. La Francia di Sarkozy, agitata dal consenso crescente dell’estrema destra lepeniana, ha deciso e attuato una politica della tolleranza zero, anche perché ha avuto la non astrusa sensazione che l’Italia facesse da ponte perché i tunisini si spingessero oltralpe. Il mondo nordico ha colpevolmente sottovalutato l’evento, Germania compresa, e con due ragioni in più: la Merkel in crisi non vuole immigrati e, al solito, teme che l’interesse per il Sud distragga dall’Est. Di qui anche la freddezza delle nuove democrazie dell’ex oltrecortina.

Maroni ha ripreso a gridare contro l’Europa non solidale a fronte di «un popolo italiano che mostra sempre collaborazione». Non lo aiuterà domani, in Lussemburgo, quando solleciterà risorse aggiuntive, una ridefinizione della distrubuzione dei rifugiati e, ecco il piatto forte, l’attivazione della procedura della direttiva 55 del 2001. «E’ un finto dibattito - spiegano fonti europee -. Non c’è consenso ed è una norma priva di alcun automatismo». La Commissaria Ue per l’Immigrazione, Cecilia Malmstroem, ha già scritto la lettera da spedire a Maroni per dire che non vede le condizioni di procedere. Fine del match.

Il leghista del Viminale subirà un nutrito fuoco di fila sulle carte di soggiorno a tempo. «Uno Stato ha il diritto di emettere dei permessi, ma bisognerà determinare la conformità della pratica con le regole di Schengen», riassume la Malmstroem. Un problema? «Per circolare liberamente occorre un permesso, ma anche un titolo di viaggio valido, provare che dispone di mezzi sufficienti e di un’abitazione, non comparire nella banca dati Schengen, ecc». Tutti requisiti che, per forza di cose, i disgraziati fuggiti dalla Tunisia non hanno.

La Francia sarà la prima a sparare ad alzo zero. Non l’unica. «C’è anche un’altra questione - spiegano alla Commissione -. La titolarità di un permesso temporaneo disinnesca la possibilità che la polizia italiana possa fermare sul territorio nazionale i clandestini divenuti temporaneamente legali». Questo vuol dire che possono arrivare in Francia senza ostacoli ed essere cacciati indietro senza complimenti. Certo che qui Parigi viola i patti di Schengen, perché non può blindare le frontiere a puro piacimento. Gli accertamenti «non possono essere sistematici», ricorda la Malmstroem, però sono ammessi se «mirati». Bisogna essere cauti. I margini ci sono e la gendarmeria può fare ciò che vuole. In fondo, per ora, nessuno sta controllando i controllori.