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 2011  aprile 09 Sabato calendario

Al baretto di Sergio dove mangi con 10 euro - Tavole da surf restituite dal mare, vecchie sedie da bar, uno steccato di legno recuperato in un canile e, persino, due colonne stile antica Roma usate in una festa paesana

Al baretto di Sergio dove mangi con 10 euro - Tavole da surf restituite dal mare, vecchie sedie da bar, uno steccato di legno recuperato in un canile e, persino, due colonne stile antica Roma usate in una festa paesana. Il regno di Sergio Mazzei è un’enclave, molto bric-à-brac, piazzata nel bel mezzo del chilometro di litorale più caro ed esclusivo della Versilia, al confine tra Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta. «È vero, sono un atipico! Anche gli extracomunitari che girano a Forte per vendere la loro merce quando capitano qui sono esterrefatti», ammette Sergio Mazzei, 55 anni, versiliese, gestore assai amato dai ragazzi e dai villeggianti meno cafonal del più economico bar-ristorante della zona (50 coperti; spaghetti con arselle a 10 euro), sull’unica duna rimasta del litorale e dove c’è il solo accesso libero al mare. Estate 2011, lavori in corso. Alla destra del locale di Sergio oltre l’America, stabilimento molto chic, sulla spiaggia dell’Augustus (già villa della famiglia Agnelli, al tempo di «Vestivamo alla marinara»), è in costruzione una piscina; alla sua sinistra, prima del super-kitsch Bagno Billionaire della coppia Briatore-Santanché, lo storico Bagno Piero inizia la stagione all’insegna di Internet (i clienti potranno navigare con il wi-fi sui lettini e accedere al network interno per prenotare dalle sdraio agli asciugamani). Chez Sergio, la sola novità con Marcello, un aiutante romeno («Ma io dico che è di Acapulco»), è la bandiera tricolore appesa a un tubo: «È un segno di rispetto per i ragazzi di Mondovì e Canicattì che, insieme, in trincea si sono sacrificati per il nostro Paese». Racconta Mazzei: «Ho iniziato vendendo gelati e pizzette. I primi clienti sono stati i ragazzi, a ruota sono arrivati i loro genitori. Ora, faccio il pieno, sarà per i miei prezzi, la bramosia di denaro non mi garba. Fin da ragazzo non invidiavo i miei compagni più ricchi. "Figlio di gatto mangia i topi", mi ha insegnato mio babbo Riccardo. Lui, per anni, ha lavorato nelle cave di marmo, una vita durissima». Capelli arruffati simili al pelo di Elio, il micio grigiobianco abbandonato che lui ha adottato, Sergio Mazzei si è conquistato un piccolo posto al sole (i suoi clienti sono un mix inclusivo: da Fabio Concato a nobildonne toscane assai snob, dai figli del presidente dell’Inter, Moratti, agli ambulanti extracomunitari. Calciatori e ricchi turisti russi? «No, loro vogliono il lusso»), dopo una vita altrettanto scompigliata. Finite le scuole medie, Sergio, il maggiore di 4 fratelli, andò a lavorare insieme con il padre; con i primi guadagni si comprò una scassata Renault. Ricorda: «Non volevo passare la vita a fare gradini di marmo; decisi di affittare me stesso. Facevo l’uomo di fiducia per conto di amici e conoscenti; andavo in posta, in banca. Lunghi inverni con gli amici al bar, in Versilia ci si conosce tutti. Una volta, un tizio cercava 150 vacche da latte: le trovai in poche ore. Negli anni Ottanta ho macinato chilometri in furgone: accompagnavo un amico a vendere corredi da sposa, nel Sud Italia». Fu per combinazione che, nel 1998, Mazzei venne a sapere del bando comunale per gestire un baretto malmesso sulla spiaggia. «Non avevo i requisiti per vincere. Per fortuna, mi presentarono Paola, una ragazza di Firenze che faceva la cameriera in Versilia». Da allora, quel fazzoletto di litorale (leggenda vuole che la famiglia di Papa Pacelli lo regalò al Comune perché la notte era il luogo prediletto da prostitute e relativi clienti) è rinato suscitando molte mire. Un anno fa, dopo la disdetta del Comune e molti affanni (i suoi clienti si mobilitarono anche su Facebook), lo stravagante ristoratore ha avuto il rinnovo del contratto per altri 4 anni. «Sergio Libre». Sull’ultima duna di Forte dei Marmi, Mazzei ha piantato lentischi e agavi; ogni anno, il 22 febbraio, scrive il suo nome sulla spiaggia per ricordare il nonno materno, Sergio Sacchelli: faceva lo skipper sul Cyprus, il magnifico veliero dei Marzotto; in guerra come sergente nella Regia Marina, fu ucciso nel 1944 all’isola Capraia, da una mina tedesca.