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 2011  aprile 09 Sabato calendario

IL GATTO E LA VOLPE

Ogni tre mesi, Luca Cordero di Montezemolo fa sapere che potreb­be entrare in politica. Se salta un tri­mestre, a ricordarci che Luca potreb­be entrare in politica è Diego Della Valle. I due sono in simbiosi e marcia­no insieme per il futuro d’Italia.
È un dato dell’esperienza che die­tro ogni imprenditore c’è un politico e viceversa. Così, Diego il calzaturie­re e Luca l’aspirante premier, si offro­no in kit come soluzione per il dopo Berlusconi. Sono in offerta speciale: paghi uno, prendi due. Se ci decidere­mo per Luca a Palazzo Chigi sarà di gran moda indossare scarpe Tod’s, arredare Frau, leggere il Corsera e circondarci di tutte le amene cose che il duo da anni cura e produce insieme. Sare­mo finalmente un Paese uni­to e omogeneo, frau disteso e tod’s calzato.
I due avanzano come il gat­to e la volpe e si scambiano il ruolo di canide o felino in ba­se alle circostanze. Hanno molto in comune a comincia­re aspetto. Capelli lunghi e più vaporosi Diego, ciuffosi l’altro; di un’eleganza com­mendatorizia il calzaturiere, tipo partita di cricket il candi­dato premier. Ma entrambi così similmente snob da evo­care due tartine di caviale a passeggio sul ponte di uno yacht. Pur essendo più anzia­no di sei anni, il sessantatre­enne Cordero è più snello e ha un’aria sportiva più dell’al­t­ro che è rotondetto e posapia­no. Diego però è più svelto, impiccione e provocatorio. Entrambi sono Cavalieri del lavoro, onorificenza quirina­lizia. Il primo a ottenerla è sta­to il più giovane Della Valle, nel 1996, ai tempi di Oscar Luigi. Luca se ne è potuto fre­giare solo nel 2002, grazie a Ciampi e a Schumacher che, al tempo della presidenza Fer­rari, gli faceva vincere un Gran premio dietro l’altro.
Pur essendo un manager strapagato (il terzo d’Italia), Montezemolo non regge il confronto con la ricchezza del suo amico. L’industria scarparia di Della Valle è un gigante che gli ha consentito di investire in mille altre risor­se. Con piccole quote - due per cento qua, zero virgola là -, lo zampino di Diego è ovun­que: nel lusso, in Medioban­ca, nel Cda del Corriere della Sera , in Piaggio, nella Ferrari, nella Fiorentina calcio. Nono­stante sia spesso un lillipuzia­no di fronte a giganti, avere Della Valle seduto in Cda è co­me avere un tarlo nella sedia. È di una petulanza e di un’ag­g­ressività da cavernicolo me­sozoico. Negli ultimi tempi se l’è presa con Cesare Geronzi dandogli dell’arzillo vecchiet­to e simili inurbanità che, fos­si stato io al posto di Cesare, l’avrei riempito di pacchere. E invece l’ha centrato e fatto dimettere. Adesso spara pal­l­ottole contro l’Ad della Ferro­vie, Mauro Moretti, che però è una lenza quanto lui e gliele ricaccia in gola. Secondo Die­go, che con Montezemolo ha messo su un’azienda di treni alta velocità (Ntv) di cui si par­la molto ma che non decolla mai, Moretti si tiene stretto il monopolio del binario e im­pedisce a Ntv di debuttare. Anche qui, gatto e volpe si al­ternano. Se non è Della Valle a pigliarsela con Moretti, lo fa Montezemolo che però, per lo sguardo mite da vitello, è meno efficace.
Dove la somiglianza della coppia rasenta l’identità è nel­le co­mplicanze della vita sen­timentale. Della Valle ha avu­to tre mogli, due delle quali, la prima e l’attuale, sono ger­mane. Le sorelle Pistilli, Simo­na e Barbara. Da Simona ha avuto un figlio ormai grande che vive a New York e lavora nel gruppo. Con Barbara ha invece concepito un rampol­lo, oggi tredicenne, che abita con i genitori nella splendida Villa marchigiana di Branca­doro. Il fanciullo rappresenta una rarità antropologica es­sendo contemporaneamen­te cugino e fratello del mag­giore. Montezemolo ha inve­c­e avuto quattro storie impor­tanti, con due mogli e quattro figli da tre donne diverse. L’ho scritto apposta a mo’ di sciarada per incuriosirvi. To­gliamo subito Edwige Fene­ch, il suo amore più noto e liti­gioso tanto che le urla dell’at­trice si sentivano per tutta Ca­pri dove sia Luca che Diego sono di casa. È stata una lun­ga burrasca ma, finita, non ha lasciato code. I quattro figli li ha invece avuti, uno dalla pri­ma moglie, due dall’attuale, il quarto - che è poi il secondo in ordine di tempo e una bam­bina - l’ha concepito con la giornalista Barbara Parodi Delfino che ha avuto - come ha raccontato- vari figli da di­versi mariti, uno dei quali è Paolo Mieli, l’ex direttore del Corsera . Con due o tre rilettu­re di quanto sopra, la sequen­za vi sarà chiara.
Poiché abbiamo parlato di giornalisti, è grazie al contri­buto dei nostri colleghi che si rafforza il gemellaggio Diego-Luca. Tutti e due si trovano ac­canto una grande penna di propria fiducia in caso di di­scesa in campo. Quella di Montezemolo, è Paolo Mieli. Sì, proprio il futuro marito del­la madre della secondogeni­ta di Luca (vedi sopra). Mieli, ogni volta che Montezemolo ha accennato all’eventualità che forse, in date circostanze, un domani, chissà potrebbe condizionatamente candi­darsi, ha subito rotto gli indu­gi dicendo: fallo, ti sarò a fian­co! È sgradevole - ma fa parte del mestiere - ricordare che il medesimo Paolo schierò il suo Corsera con Prodi e che Prodi naufragò. Il giornalista fiduciario di Della Valle, è in­vece Chicco Mentana. Darò un dolore a Carlo Rossella che ha sempre pensato di es­sere lui il prediletto, ma è co­sì. Chicco non ha mai manca­to un lieto avvenimento Tod’s,come inaugurazioni di scuole per maestranze ecc. e quando ha celebrato il suo ul­timo matrimonio ha fatto fe­sta nella dellavallesca dimo­ra di Brancadoro.
L’unica differenza del tic­ket siamese sono i natali. Il nonno di Diego e fondatore della dinastia scarpesca era un calzolaio di genio. Gli avi di Cordero di Montezemolo furono cavalieri sabaudi del Basso Piemonte. Il padre, marchese Massimo, era pa­drone di acri in Emilia. Corre anche la leggenda che il ragaz­zo sia in realtà figlio di Gianni Agnelli. Per puntellare favola - che fa torto alla nobildonna Clotilde Neri, la mamma no­vantenne - si è perfino fatto notare che corderos in spa­gnolo significa «agnelli». Baie. Vero invece che Luca ha percorsa l’intera carriera sot­to l’ala dell’Avvocato. Non c’è settore dell’universo agnelle­sco dove non abbia ficcanasa­to. Dalla Ferrari alla Cinzano, dall’Ifi alla Juventus, dalla Stampa alla Fiat. Contraria­mente alla fama di eterno trionfatore, Luca ha avuto le sue sconfitte. Nel ’91 diresse la Juventus che arrivò settima in A e fu esclusa dalle gare in­ternazionali. Non accadeva da 27 anni.Ma l’incidente più imbarazzante,è dei primi an­ni ’ 80. Luca era addetto alle pr Fiat, quando l’ad, Romiti, si accorse che «vendeva» agli in­dustriali gli incontri con Agnelli. Il giovanotto fu allon­tanato immantinente dal­l’azienda e gli occorse tempo per recuperare la fiducia. «Certamente non lo voterei», ha detto recentemente Romi­ti ricordando l’episodio.
Ma Luca si piace e se ne im­pipa.