PAUL THEROUX , la Repubblica 8/4/2011, 8 aprile 2011
VEDERE LUOGHI FUORI MODA È L´ULTIMA SFIDA POSSIBILE
Nel caos e nella conflittualità che caratterizzano le oscillazioni e le fluttuazioni della storia, esacerbate dai disastri naturali e da malvagità non espressamente provocate, sono sempre gli umili cittadini a pagare il prezzo più salato. Viaggiare in simili circostanze può essere nel migliore dei casi scomodo, nel peggiore dei casi fatale. Se però il viaggiatore riesce a superare speditamente e a piè leggero simili inconvenienti, sarà in grado di ritornare a casa a riferire: «Io c´ero. Io ho visto tutto». Il vanto del viaggiatore, in qualche caso velatamente espresso a mo´ di lamentela, è l´esser stato un testimone e immutabilmente questa esperienza - per quanto sconvolgente possa sembrare sul momento - rappresenta un grande arricchimento, addirittura una benedizione, uno dei trofei della strada, in grado di cambiare la vita.
«Non andarci», ammonisce in riferimento a molti luoghi lontani colui che sa tutto, che resta a casa, che agita il dito indice. L´ho sentito ripetere tutta la vita, dacché viaggio, e in quasi tutti i casi si è trattato di un consiglio sbagliato. Nella mia esperienza, infatti, quei Paesi avversi sono spesso risultati i più soddisfacenti. Non dico che siano divertenti: per assaporare la pura felicità uno se ne resta al sole a Waikiki con un cocktail mai-tai in mano, oppure mangia loti in Costa Azzurra. (...)
Al momento, però, pare che sia il mondo già conosciuto ad essere particolarmente orribile di questi tempi. L´Egitto è sottosopra, e l´espressione "folla pacifica" mi fa sorridere, in quanto è un ossimoro. Tutte le masse umane contengono un che di rancoroso, un desiderio di rivendicazione personale. Prima delle dimostrazioni di massa e il colpo di Stato, la Tunisia era una soleggiata destinazione marina, popolare tra i villeggianti europei, e la seccatura maggiore per il viaggiatore era rappresentata dal venditore di tappeti eccessivamente zelante.
Il recente disastro in serie che ha sconvolto il Giappone - con terremoto, tsunami, danneggiamento dei reattori nucleari e quasi fusione degli stessi - è uno shock particolare. Il Giappone è stato sempre considerato uno dei Paesi più sicuri al mondo. Adesso appare come un luogo pericoloso, fatto di città ricoperte d´acqua, aria contaminata, acqua imbevibile.
Molti pensano che viaggiare nel mondo sia simile a leggere un menu, uno di quei fitti volumi, leggermente appiccicaticci, che assomigliano al Libro di Kells. Si tratta invece di menu in costante trasformazione, giacché alcuni luoghi sono "scoperti", altri cancellati. La Libia è oggi zona di guerra, ma soltanto ieri l´associazione libica per il turismo allettava i visitatori promettendo visite a rovine romane e couscous bil-hot, la versione berbera del couscous con pesce. (...)
Alla fine degli anni Sessanta e nei Settanta l´Afghanistan malgrado tutti i suoi problemi (banditi, mullah pronti a disapprovare ogni cosa, autobus malandati e vecchi, una cucina che faceva torcere le budella) era incredibilmente ricca di tradizioni, devozioni antiche, panorami meravigliosi e suggestivi.
I turisti hanno sempre fatto vacanze nei Paesi delle tirannie, ed Egitto e Tunisia ne sono buoni esempi. L´assurda dittatura spesso conferisce un´illusione di stabilità che rende quel luogo una meta di vacanza. (...)
Al confronto, il Paese che si ispira al libero mercato, che per certi versi è democratico ma non regolamentato può offrire qualche brivido e una profusione di residenti locali assai rapaci. L´Unione Sovietica con le sue guide-bambinaie controllava e proteggeva i suoi turisti, laddove oggi la nuova Russia tormenta i visitatori con ogni sorta possibile di truffa disponibile nel capitalismo rampante. (...)
La Terra è spesso vista come un´infallibile Google map: non molto grande, facilmente accessibile, conoscibile da ogni fanatico di informatica che sappia maneggiare alla tastiera del computer. Per qualche verso è proprio così. La distanza non costituisce più un problema. Ma mentre alcuni Paesi si aprono, altri si chiudono. E alcuni Paesi devono ancora guadagnarsi un posto sulla carta geografica del viaggiatore, come il Turkmenistan o il Sudan.
Nel mio libro Tao of Travel il fatto che un luogo sia fuori moda, dimenticato, non ancora presente sul mappamondo non lo rende per questo meno interessante, ma solo più particolare. E ogni viaggio diventa ancor più una sfida. Del resto, le cartine geografiche da viaggio sono sempre state temporanee, sempre annotate a matita, costantemente aggiornate. La mappa del mondo possibile sta per essere ridisegnata in questo stesso momento - in parte in modo tragico e sconvolgente -, e potrebbe presto offrire nuove opportunità al viaggiatore che osa coglierle. Viaggiare, specialmente nel senso antico e faticoso del termine, non mi è mai sembrato più importante, più fondamentale, più illuminante di adesso.
L´ultimo libro di Paul Theroux
è "The Tao of Travel", uscirà a maggio
© 2011 New York Times La Repubblica
(Traduzione di Anna Bissanti)