Varie, 8 aprile 2011
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Lysacek Evan
• Chicago (Stati Uniti) 4 giugno 1985. Pattinatore su ghiaccio. Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Vancouver (2010) • «[...] “[...] I Giochi possono essere un’ossessione: ero recluso nel mio mondo, non frequentavo nessuno, avevo paura di prendere malattie, di essere contagiato, magari anche un’influenza. La mia testa era sempre lì, all’esercizio che dovevo fare. Per il resto ero un automa. A dieta: frutta, verdure e proteine. E non riuscivo a dormire bene: sapevo di lavorare sodo, ma mi angosciavo: e se quella sera lì mi si slaccia il vestito, i pattini? Del ghiaccio non ti puoi mai fidare, e poi se ti viene un male, devi continuare ad allenarti, due volte al giorno. Riposavo solo la domenica. Avere equilibrio è importante, ma per ottenere qualcosa di grande devi anche essere capace di perderlo [...] Per avere più capacità interpretativa mi sono anche spinto nei boschi del Canada, dove vive la mia coreografa Lori Nichol”. Ha vagato per Toronto alla ricerca del volo degli uccelli [...] “[...] Sono stato ore ad osservarli, anche quelli che stanno sui pali della luce. E dire che io non li ho mai sopportati. Però hanno ali morbide, muovono il collo con agilità, sono flessuosi quando volano. Io invece rigido come un baccalà, impalato anche con le braccia [...] Mi è servito. Mi sono sciolto. Odiavo anche la musica russa e Stravinskij. Però sono riuscito a battere lo zar Plushenko sul suo campo. Sono diventato più russo, più capace di trasmettere emozioni, grazie anche al lavoro con la prima ballerina Galina Balinova”. Lo zar spodestato non l’ha presa bene. Tra Usa e Russia su ghiaccio sembrava essere tornata la guerra fredda. “Sì, peccato, perché quella di Vancouver è stata una grande gara tra veri campioni. Ma la pressione gioca brutti scherzi. Non ritenevo utile inserire il salto quadruplo nel mio programma, troppo rischioso [...] Sono stato perfetto. Mi sono molto sacrificato [...] non ho sbagliato un dettaglio, anche perché avevo provato e riprovato migliaia di volte” [...]» (Emanuela Audisio, “la Repubblica” 5/2/2011).