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 2011  aprile 08 Venerdì calendario

SICUREZZA, STOP DELLA CONSULTA: TROPPI POTERI AI SINDACI-SCERIFFO


ROMA - Alt della Consulta ai sindaci sceriffi e ai loro ampi poteri di ordinanza previsti dal pacchetto di sicurezza del governo Berlusconi che, dal 2008, si sono tradotti in numerosi divieti di accattonaggio o anti-lucciole e lavavetri. Con la sentenza scritta dal giudice Gaetano Silvestri viene ritenuta incostituzionale la parte della legge 125 del 2008 che consente al sindaco di adottare provvedimenti «a contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato», anche al di fuori dei casi di «contingibilità e urgenza». La Consulta ritiene infatti violati gli articoli 3, 23 e 97 della Costituzione riguardanti il principio di uguaglianza tra i cittadini, la riserva di legge, il principio di legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative. Le ordinanze dei sindaci, si legge nella sentenza, incidono «sulla sfera generale di libertà dei singoli e delle comunità amministrate» imponendo, «in maggiore o minore misura, restrizioni ai soggetti considerati». Che però - fa notare la Consulta - «non possono essere imposte se non in base alla legge». Di qui la violazione della «riserva di legge relativa» poiché non è prevista «una qualunque delimitazione della discrezionalità amministrativa in un ambito che rientra nella generale sfera di libertà dei consociati». Inoltre, «l’assenza di una valida base legislativa» degli ampi poteri di ordinanza dei sindaci, «lede anche il principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge», poiché «gli stessi comportamenti potrebbero essere ritenuti variamente leciti o illeciti» nelle molteplici realtà territoriali e amministrative italiane.
Plauso incondizionato alla sentenza dall’associazione Razzismo Stop, che aveva impugnato di fronte al Tar del Veneto l’ordinanza anti-accattonaggio del sindaco di Selvazzano, aprendo la via alla sentenza della Corte costituzionale. Dure invece le reazioni del centrodestra. Il capogruppo pdl al Senato, Gasparri, riprendendo la collaudata polemica berlusconiana contro la Consulta, si dice «sgomento» e accusa: «Se ci saranno più reati nelle città si saprà di chi è la colpa». Di «ennesimo comportamento inaccettabile» della Corte costituzionale parla il capogruppo leghista alla Camera, Reguzzoni, chiedendo «risposte pronte sia in termini legislativi che politici». E una risposta in questo senso arriva dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, che ritiene «un errore» la sentenza, aggiungendo che «si tratta di un fatto formale: ci vuole una legge e non un documento amministrativo. E noi rimedieremo per ripristinare questa norma importante». Di tutt’altro segno le reazioni del centrosinistra. Per il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, il pronunciamento della Corte «non lascia sorpresi», ricordando che l’Associazione nazionale dei Comuni - da lui presieduta - «evidenziò la necessità che l’ampliamento dei poteri dei sindaci fosse disciplinato dalla legge in un quadro organico sulla materia della sicurezza urbana». Altri esponenti del Pd, come il capogruppo in commissione Affari costituzionali, Bressa, osservano che «se governo e maggioranza ascoltassero quello che dice l’opposizione, eviterebbero di fare cattive figure, facendo risparmiare tempo alla Consulta e denaro agli italiani».

Mario Stanganelli