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 2011  aprile 08 Venerdì calendario

Azouz choc: «Nel caso di Erba ci sono ancora troppi dubbi» - Di seguito, parte dell’intervista esclusiva realizzata in Tunisia dal­l’inviato di «Quarto Grado» (stase­ra, Rete 4, ore 21

Azouz choc: «Nel caso di Erba ci sono ancora troppi dubbi» - Di seguito, parte dell’intervista esclusiva realizzata in Tunisia dal­l’inviato di «Quarto Grado» (stase­ra, Rete 4, ore 21.10), Leo Panetta ad Azouz Marzouk. A venti giorni dall’apertura del processo in Cas­sazione per Rosa e Olindo, accusa­ti della strage di Erba, Salvo Sottile dedica la puntata al caso. Mette in dubbio l’indagi­ne? « Penso che qualcosa manca, alcune cose mancano». Alla luce di queste mancan­ze, una conferma della con­danna nei confr­onti di Olin­do e Rosa come la giudiche­rebbe? «Vorrebbe dire che giustizia non è stata fatta. Deve essere ria­perto il caso e approfondire di più l’indagine». Quindi adesso sapere per lei che in carcere ci sono due persone… «...Forse innocenti come forse colpevoli, è meglio riaprire il ca­so(...) ». Indagini più approfondite su tutte le persone che pote­vano avere... «(...)Che hanno partecipato a questo omicidio. Io sono conten­to per quello che sto dicendo, al­meno avrò la coscienza puli­ta(...) ». Per lei sarebbe un processo da rifare? «Secondo me sì. Ripartire da ze­ro(...) Il primo punto che mi fa pensare è quello schizzo di san­gue che c’è nella porta posteriore dell’ingresso della casa,dove c’è il sangue di Raffaella che è stata col­pita all’inizio da una persona che c’è già dentro». Secondo lei Yousef si è tro­vato di fronte una persona che conosceva... «Sicuramente. Sicuramente lo conosce(...)». Esclude la vendetta legata agli ambienti criminali… «La escludo e voglio dire un’al­tra cosa per fare chiarezza che pensano a questa pista ed è giusto che possano pensare così. Dove abita mio fratello e i miei parenti c’erano altri due bambini e allora potevano colpire anche i miei ni­poti, questa pista non ha senso, è inutile si stanno arrampicando su­gli specchi, è assurda. Questo fa male alla mia dignità, alla mia per­sona, ho perso dei miei familiari e vogliono farmela pesare anche che è stata colpa mia che sono sta­ti ammazzati, è questo il punto. Dobbiamo essere delle persone intelligenti a trovare le piste, non dobbiamo cadere nello stesso sbaglio. (...) Quando si tratta di ac­cusare un immigrato, me che so­no innocente che non faccio par­te né di polizia né di giustizia e non me intendo, la prima cosa che faccio quando si tratta di un immigrato, bastano due telefona­te una all’aeroporto e una al por­to, le vie di uscita». Diceva però che anche il si­gnor Castagna, quel giorno lì, era convinto che potesse essere stato Lei... «Quel giorno lì me lo ricordo be­ne, lo avevo chiamato che erano le sette del mattino per chiedergli che cosa fosse successo perché io l’ho saputo alle quattro e mezza del mattino, non lo ho saputo di­rettamente che cosa era succes­so, era una storia lunga, hanno detto che hanno fatto un inciden­te, qua e là che hanno arrestato mio fratello e mio cugino perché pensano che fossero stati loro ad andarli a colpire con il mio furgo­ne che era incidentato... tutto un casino... per farmi arrivare la noti­zia piano piano, non mi hanno detto che mia suocera è morta pe­rò mia moglie e mio figlio sono in pericolo, di qua e di là... mi hanno detto alla fine se vuoi saperlo pro­prio che cosa è capitato accendi la tele e vedi. L’ho visto che erano le sei del mattino su TG5. Lo chiamo e gli dico cosa è successo, lui lo sa­peva che ero qui in Tunisia per­ché Raffaella glielo aveva detto, e mi dice vieni che nessuno ti fa niente ma dove sei? Gli rispondo dove devo venire che sono in Tu­nisia, lui in quel momento trova anche la scusa, perché avrà pensa­to se il procuratore generale l’ha detto sicuramente lui probabil­mente è tornato e l’ha fatto. Secon­da la notizia era talmente pesante che lui non ragionava più». Lei il 26 novembre 2008, in aula, aveva accennato ad una persona che aveva fat­to visita in Tunisia, ai suoi genitori. Poi, interrogato dal giudice, ha rinunciato a dire cosa aveva raccontato quello sconosciuto a suo pa­dre e sua madre. Ci confer­ma che questo episodio è ac­caduto veramente? «(...)Mio papà non aveva nega­to che questa persona fosse arriva­ta. Quanto all’accaduto,c’era que­sta persona che è venuta a parlare con loro e gli ha detto: “Guardate che qua vi stanno portando sulla strada sbagliata”». Lei quindi unendo i vari tas­selli dei suoi dubbi: la posi­zione di Yousef unita alla persona indicata dal tunisi­no che è andato a trovare i suoi genitori… «La persona che ha indicato questa persona (il tunisino che è andato a trovare i suoi genitori, ndr) ha confidenza con Yousef. Lo conosce benissimo». Perché non ha parlato fino ad oggi di questi dubbi? «(...)Per non arrivare farmi but­tare fango addosso che ne avevo già abbastanza. Ma purtroppo de­vo parl­are di quello che sta per ac­cadere il tre maggio, devo rimane­re in pace; un rispetto anche nei confronti del signor Frigerio di sta­re zitto perché se parlavo poi lui poteva dire “questo mi dà del bu­giardo”(...) Però non ce la faccio più ad aspettare che magari acca­da lo sbaglio».(...) Cosa pensa di Olindo e Ro­sa? «(...)Prima andavo lì sicuro e di­cevo “i mostri di qua e di là”. Poi non ho mai più detto nulla su di loro». Quindi per lei adesso sape­re che ci sono in carcere due persone… «… Forse innocenti come forse colpevoli è meglio riaprire il caso (...)». Dovessero confermare la condanna all’ergastolo per Rosa e Olindo, con tutti que­sti elementi, secondo lei giustizia sarebbe fatta? «Per me, no. Per me no. Spero tanto che questo messaggio arri­verà ai giudici della Cassazione. (...)Però se il lavoro è stato fatto male all’inizio, le conclusioni sa­ranno peggiori».