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 2011  aprile 08 Venerdì calendario

Intercettazioni al premier: la Boccassini sotto inchiesta - Si muove il procuratore generale della Cassazione sul clamoroso caso delle intercet­tazioni telefoniche di Silvio Berlusconi sul caso Ruby, pub­blicate dai giornali

Intercettazioni al premier: la Boccassini sotto inchiesta - Si muove il procuratore generale della Cassazione sul clamoroso caso delle intercet­tazioni telefoniche di Silvio Berlusconi sul caso Ruby, pub­blicate dai giornali. Vitaliano Esposito, titolare con il Guar­dasigilli delle azioni discipli­nari, ha disposto «accerta­menti conoscitivi » per stabili­re se qualcuno, alla Procura di Milano, ha compiuto un ille­cito e deve essere processato dal Csm. Nel mirino ci sarebbe Ilda Boccassini, ma anche gli altri due titolari dell’inchiesta:Pie­tro Forno e Antonio Sanger­mano. O, addirittura, il capo della Procura, Edmondo Bru­ti Liberati. Chi ha fatto mettere agli atti le conversazioni del premier, intercettato indirettamente mentre parlava con alcune amiche, senza che fosse stata chiesta l’autorizzazione alla Camera? Chi ha lasciato nel fa­scicolo quelle trascrizioni, che non dovevano esserci per­ché inutilizzabili, malgrado Berlusconi fosse imputato nel processo? Ieri il Comitato di presiden­za del Csm, in cui siede Esposi­to, gli ha trasmesso il fascicolo aperto sulla vicenda esplosa martedì scorso. Contiene an­che il comunicato stampa del procuratore di Milano, tra­smesso mercoledì al vicepre­sidente del Consiglio Michele Vietti, in cui Bruti Liberati af­ferma che non ci sono stati «er­rori » da parte dell’ufficio che dirige. Ma è proprio questo che do­vrà a­ccertare il procuratore ge­nerale della Cassazione. An­che se da Milano il numero uno della Procura sottolinea che sarebbe stato proprio lui «ad attivare il Csm», con il suo comunicato stampa. Quelli che farà il Pg della Cassazio­ne, dice ora Bruti Liberati, so­no «accertamenti conoscitivi, come quelli che abbiamo fat­to noi per capire che cosa sia successo dopo la pubblicazio­ne sui giornali di a­lcune telefo­nate del presidente del Consi­glio ». E aggiunge: «Siamo as­solutamente sereni». Sembra quasi che ci sia una corsa a far vedere chi per pri­mo ha voluto che si andasse a fondo sulla vicenda: Esposito, il vertice del Csm, il procurato­re di Milano? Probabilmente tanta soler­zia nasconde la volontà, da parte dei pm milanesi, di anti­cipare un giudizio assolutorio nei loro confronti. Soprattut­to per deviare un boomerang che colpisce l’intera inchiesta e getta ombre sulla sua credi­bilità e correttezza. Tutto è stato fatto secondo le regole, ripetono le toghe mi­lanesi, per contrastare le pole­miche scoppiate nel Palazzo della politica e gli attacchi dei difensori del premier. Bruti Liberati ha spiegato che le conversazioni del pre­mier non saranno usate come prova contro di lui, ma nei confronti degli altri tre impu­tati del processo da cui è stato stralciato quello di Berlusco­ni. Si tratta di telefonate tra il premier e alcune ragazze, di­sposte tra agosto e ottobre scorso per le indagini su Nico­le Minetti, Lele Mora ed Emi­lio Fede, quando ancora il pre­mier non era indagato. Erano state trascritte parzialmente, ha assicurato Bruti Liberati, per chiedere al gip l’autorizza­zion­e a proseguire nelle inter­cettazioni degli altri «bersa­gli »dell’indagine e poi deposi­tate solo alla difesa del capo del governo, come atto dovu­to a garanzia del diritto di dife­sa. Ma secondo i legali del Cava­l­iere, in realtà, quelle intercet­tazioni non potevano essere utilizzate in nessun atto d’in­dagine. L’errore, insomma, ci sarebbe stato eccome.