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 2011  aprile 08 Venerdì calendario

Tutti gli alibi di Malta, l’isola degli egoisti - Il giorno dopo Malta non ha nulla di cui vergognarsi

Tutti gli alibi di Malta, l’isola degli egoisti - Il giorno dopo Malta non ha nulla di cui vergognarsi. È quello che ripete ogni quattro parole il ministro dell’Interno Carmelo Mi­fsud Bonnici. Risponde dopo po­chi squilli di telefono. Ha voglia di spiegare, raccontare la versione di Malta: «Abbiamo ricevuto l’al­larme dal barcone, abbiamo gira­to la richiesta all’Italia. Tutto se­condo le regole del diritto interna­zionali. Non abbiamo niente di cui giustificarci. È vero, quell’area era di nostra competenza. E infat­ti abbiamo coordinato le operazio­ni ». Malta che si limita a girare la chiamata, a avvisare, a dare la po­sizione del barcone in avaria. E aspettare. È notte fonda quando a La Vallet­ta arriva l’appello disperato dei naufraghi. Stanno affondando, il vecchio barcone imbarca acqua, le onde sono alte fino a tre metri. A bordo è il panico. Ci sono donne, bambini. Bisogna intervenire e in fretta. Malta non si muove. Coor­dina le operazioni. Chiama l’Ita­lia. Arrivano le nostre motovedet­te, un peschereccio siciliano. La gente a bordo si ammassa per sali­re sulle scialuppe di salvataggio. È l’orrore. Cadono in mare, uno a uno trascinati nel gorgo. Si salva­no in 51 gli altri affondano, in­ghiottiti dal mare in tempesta, dal buio, dal freddo. Ieri le ricerche so­no continuate, ma affiorano solo cadaveri. Non si sa neppure con precisione quante persone erano a bordo. Erano e rimarranno fan­tasmi senza nome. È la più grande tragedia in mare degli ultimi tempi e si consuma nelle acque di competenza di Mal­ta, ma Malta non c’è. «Ma noi era­vamo molto più lontani», spiega Bonnici. È il solito copione: Malta si difende. Malta piange. Malta di­ce che non è vero. «Non ce ne sia­mo lavati le mani, il nostro centro ha subito inviato la chiamata a Ro­ma ». Non c’erano uomini o mezzi a soccorrere i naufraghi, ad aiuta­re gli italiani nelle operazioni di re­cupero. Le regole vanno rispetta­te, ma c’è un codice d’onore in ma­re che dovrebbe andare oltre. Se c’è un uomo in mare losalvi.Stop. Se sono tanti ancora di più. Malta invece si appella al diritto. E la ri­sposta è sempre la stessa: «Le rego­le internazionali risalgono al 1979. E in questi anni tutto è filato liscio». Insomma, tutto liscio proprio no. Era il 2009 quando l’Italia litigava con Malta per gli immigrati. Oggi come allora c’era un’emergenza da gestire, da condividere. Malta misurava confini e zone di compe­tenza. E toccava sempre all’Italia. Ma non era la prima volta: già nel 2004 la nave Cap Anamur era sta­ta palleggiata per ben 21 giorni tra Roma e La Valletta. Nessuno vole­va cedere perché a bordo c’erano 37 clandestini provenienti dalla Libia. Anche in quel caso la nave aveva finito per attraccare in Sici­lia. Stessa scena nel 2009 con il mercantile turco Pinar. Il mercan­tile aveva recuperato 140 clande­stini naufraghi. Malta si era rifiuta­ta fin dall’inizio di accogliere la na­ve. L’imbarcazione era rimasta ferma per giorni, in mezzo al ma­re, senza cibo, con pochissima ac­qua. La situazione si era sbloccata solo quando Roma si era decisa a cedere. Anche quella volta l’odis­sea era finita approdando in Sici­lia. Allora Maroni, stanco dell’en­nesima prova di forza, aveva prepa­rato un dossier da mandare all’Unio­ne europea: tutte le scorrettezze di Malta contro l’Ita­lia indicate una per una, con tutte le volte che La Val­­letta si era voltata dall’altra parte: «L’egoismo di Mal­ta ci costa più di tre milioni», sbot­tava il ministro «Quasi 700 inter­venti fatti al posto di Malta». Malta dimentica o finge di non vedere: eppure è lei ad ave­re la fetta più grande di mare da pattugliare. È per questo che nel 2009 aveva a disposizione oltre 112 milioni di euro. Fondi del­l’Unione Europea che servivano per condividere gli sforzi, per vigi­lare nel Mediterraneo, per poten­ziare i mezzi di pattuglia. Ma Mal­ta oggi ha le stesse risposte di allo­ra: «Voi eravate più vicini, 30 mi­glia. Noi 100». La solita strategia del righello.