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 2011  aprile 08 Venerdì calendario

DE MATTEI TRAVOLTO DALLA SUA STORIA

Il piccolo mistero del vicepresidente del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), Roberto De Mattei, gira attorno a una notizia e a un dilemma malizioso. La notizia è che, entro un paio di mesi, il Cnr rinnoverà il consiglio di amministrazione. Il malizioso dilemma è conseguente: De Mattei sa che non ne farà parte e cerca il martirio oppure lo martirizzano perché non ne faccia parte? Manca soltanto la premessa: gli ultimi convincimenti teologici espressi da De Mattei (a Radio Maria) hanno a che fare con la punizione divina inflitta attraverso i terremoti e col crollo dell’Impero romano provocato da una profusione di omosessualità; e si ritira fuori la storia di un convegno pubblicato a spese del Cnr nel 2009, nel quale si giunse alla conclusione che il darwinismo era morto e il creazionismo resuscitato.
La biografia di De Mattei ha il pregio della coerenza. E’ romano, sessantaduenne, cattolico ultratradizionalista, quattro figli, allievo di Augusto Del Noce, storico, docente all’Università Europea di Roma, soprattutto presidente da quasi trent’anni della fondazione Lepanto, una specie di bastione dell’antiecumenismo e della teoria cristiana dello scontro, per esempio con l’Islam. De Mattei non spunta dal nulla. Nel 1993 è contro la candidatura di Francesco Rutelli a sindaco di Roma e l’avversario di Rutelli, Gianfranco Fini, si porta De Mattei in un curioso convegno (una cosa sulla cyber-destra dei neo-futuristi, già allora...). E’ il 1995 e Fini, reduce dalla svolta di Fiuggi, si lancia nel pionierismo delle «autostrade informatiche»; De Mattei interviene sul passaggio dall’era delle ideologie a quella delle tecnologie.
Più programmatica è la faccenda del Gay Pride a Roma nel 2000, anno del Giubileo. Per Fini si tratta di «un’impuntatura della lobby omosessuale». De Mattei organizza una fiaccolata riparatrice cui prendono parte alcuni parlamentari finiani. Nel 2004 entra al Cnr in quota An e nonostante dai Ds arrivino domande sull’opportunità della nomina nel massimo ente scientifico di uno studioso che scrive libri dal titolo «Chiesa e omosessualità, le ragioni di una immutabile condanna». Insomma, la polemica non è poi così fresca. Tuttavia, nonostante De Mattei sia un fiero antieuropeista, Fini lo nomina suo consigliere istituzionale, politico e culturale quando (novembre 2004) diventa ministro degli Esteri: non c’è missione cui De Mattei non prenda parte. Ora, come tutti sanno, Fini ha platealmente abbandonato i fondamenti teologici e filosofici di De Mattei. L’ultima nomina al Cnr (2008) è stata più che altro avallata dalla titolare alla Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini. E non è per nulla scontato che la cosa si ripeta.
In ogni caso anche dentro il Cnr c’è chi vorrebbe che De Mattei lasciasse subito. Ha qualche nemico nel cda (per esempio Andrea Di Porto, nonostante militino entrambi in Magna Carta, la fondazione passata da Marcello Pera a Gaetano Quagliariello). Molti ricercatori mandano mail di sdegno. Sul sito petizioni.it sono oltre diecimila le richieste di dimissioni, avanzate anche dalla Cgil per «delirio reazionario». Dal giro del presidente, Luciano Maiani, non si nasconde imbarazzo per le opinioni a dir poco intrepide di De Mattei. Ma prevale l’idea che siano appunto opinioni e che De Mattei nel ruolo di vicepresidente (con delega non cruciale alle materie umanistiche) si sia limitato, in giornate di studio, a dare dignità scientifica a posizioni straminoritarie. Insomma, la sua inconciliabilità con la cattedrale della scienza dentro al Cnr non è ancora stata sentenziata. Però, intanto, la disputa monta. I dipietristi minacciano di portare la questione in Parlamento e l’ex ministro Fabio Mussi ricorda di aver cacciato De Mattei per eccesso di superstizione, e ne definisce vergognoso il ritorno. Chissà, forse sarà la politica a metterci una toppa, ora che la dottrina di De Mattei ha perduto i padrini.