Massimo Gaggi, Corriere della Sera 8/4/2011, 8 aprile 2011
UNA FANTACRONACA DALL’AMERICA «CHIUSA» PER TAGLI AL BILANCIO
«Intanto vi dico che sarete pagati: al governo conviene sempre pagare per primi i suoi dipendenti armati» scherza, ma poi neanche tanto, il capo del Pentagono Robert Gates, mentre parla a Bagdad davanti a 175 soldati Usa di stanza a Camp Liberty. Subito dopo, però, si fa serio: «Però, se il Congresso non trova un accordo in extremis e si arriva allo shutdown del governo, a metà aprile riceverete assegni ridotti. E se il blocco va avanti, i pagamenti verranno sospesi. Avrete i soldi quando il governo ricomincerà a funzionare» . Il braccio di ferro sui tagli al bilancio che, in assenza di un accordo nelle prossime ore, porterà il governo federale alla paralisi dall’alba di domani, avrà molte conseguenze spettacolari: dalla chiusura di tutti i parchi e dei monumenti azionali— cancelli sprangati dal Grand Canyon alla Statua della Libertà — fino alla sospensione di tutte le attività non essenziali della Nasa: l’Agenzia continuerà a lavorare per tenere in orbita la Stazione spaziale internazionale, ma per il resto rinvierà ricerche, esperimenti e lanci di satelliti. Molti servizi pubblici verranno sospesi o funzioneranno a «scartamento ridotto» : i tribunali resteranno aperti ma se il blocco durerà a lungo fra dieci giorni le corti non avranno più soldi. Dovranno ridurre l’attività, anche se giudici e avvocati d’ufficio continueranno a lavorare, senza essere pagati. La Sec, la Consob americana, continuerà a funzionare, ma le attività di controllo dei mercati azionari verranno svolte in misura limitata. L’IRS, il Fisco federale, avvierà l’esame automatico delle dichiarazioni dei redditi inviate elettronicamente (la scadenza annuale è fissata per il 18 aprile), mentre per quelle consegnate a mano tutto resterà fermo a tempo indeterminato. Le conseguenze più pesanti sarebbero quelle economiche generali (almeno mezzo punto di Pil in meno, un colpo alla ripresa) e l’impatto sul personale pubblico: dipendenti che non guadagnano molto, abituati ad andare avanti con gli assegni pagati dallo Stato mese per mese. Le famiglie dei militari stanno già protestando, ma andrà ancora peggio ai dipendenti civili che svolgono servizi non indispensabili per la sicurezza. Si calcola che almeno 800 mila dei due milioni di dipendenti federali resteranno da lunedì a casa senza stipendio per tutto il periodo dello shutdown del governo. Non perderanno il posto, ma quando torneranno non riceveranno gli arretrati, a differenza dei militari. Nella sola Washington mezzo milione di impiegati pubblici resteranno momentaneamente senza lavoro. Chi sorveglia frontiere e aeroporti non verrà toccato. Stesso discorso per i controllori di volo, gli ispettori della sicurezza alimentare, l’Fbi, i supervisori della sicurezza degli impianti nucleari. Alla Cia alcune attività non essenziali verranno sospese. L’agenzia di spionaggio, ovviamente, non dice quali: si limita a dire che il Paese continuerà ad essere protetto al meglio e che l’antiterrorismo funzionerà sempre a pieni giri. Ma molti servizi verranno sospesi: i netturbini ritireranno la spazzatura per evitare epidemie, ma sospenderanno la manutenzione delle strade. Ferme le pratiche per l’emissione e il rinnovo dei passaporti e l’esame delle domande dei nuovi pensionati. Una situazione paradossale, già vissuta dal Paese nel 1995, quando i repubblicani, allora guidati da Newt Gingrich, sfidarono Bill Clinton. Le «saracinesche» del governo rimasero abbassate per 26 giorni con grave danno per l’economia. Una vicenda che costò cara ai repubblicani (la riconferma di Clinton alla Casa Bianca), considerati dalla maggioranza degli americani i principali responsabili. Oggi il leader repubblicano alla Camera, John Boehner, vorrebbe evitare di trovarsi nella stessa situazione. Ancora ieri sera era impegnato in trattative febbrili coi democratici e la Casa Bianca nella speranza di scongiurare il blocco. Ma Boehner negozia col fucile dalla destra radicale dei Tea Party puntato alle spalle. E ormai è rimasta solo una manciata di ore prima del blocco. Massimo Gaggi