Sergio Bocconi, Corriere della Sera 8/4/2011, 8 aprile 2011
FACCIA A FACCIA NAGEL-BOLLORE’. MEDIOBANCA RIUNISCE IL BOARD
Oggi al board di Generali che si terrà alle 18 a Roma per la scelta del presidente che sostituirà Cesare Geronzi, diversi consiglieri non parteciperanno di persona ma saranno collegati in videoconferenza: fra gli altri l’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel e il direttore generale Francesco Saverio Vinci seguiranno i lavori da Milano. Mentre il socio francese di Piazzetta Cuccia, Vincent Bolloré sarà presente nella sede romana del Leone. Il primo incontro dopo le dimissioni di Cesare Geronzi fra Nagel e Bolloré, entrambi vicepresidenti a Trieste, non avrà perciò luogo questo pomeriggio bensì sarà in occasione del consueto consiglio mensile della banca d’affari in programma martedì 12 aprile. In altri momenti il fatto sarebbe del tutto ordinario e non avrebbe dignità di registrazione. Ma le dimissioni di Geronzi hanno segnato una svolta non solo per le Generali. È stato l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel a organizzare, con il numero uno del gruppo De Agostini Lorenzo Pellicioli, la raccolta di consensi fra i consiglieri del Leone per la sfiducia al presidente. Bolloré, che con il suo 5%(aumentabile al 6%) in Mediobanca guida il nucleo dei soci transalpini che pesa per il 10-11%del capitale, è stato prima grande protagonista delle polemiche pubbliche intorno al Leone concentrando il tiro sul management e sull’operazione a Praga, quindi si è astenuto sul bilancio 2010 della compagnia con scelta inconsueta e solitaria, infine mercoledì si è subito opposto alla sfiducia per poi prenderne atto. Il primo faccia a faccia sarà quindi significativo. La mossa di Nagel ha manifestato la determinazione istituzionale del principale socio del Leone con il 13,4%, rimasto fino a quel momento pubblicamente in silenzio, a mettere fine alla situazione che ha sconvolto il vertice del Leone. Una mossa a sorpresa, tanto è vero che lo stesso Geronzi, ben allenato in decenni di ribalta politico finanziaria a preparare affondi e parare i colpi, non l’aveva intercettata e messa in conto. Una decisione severa, della quale Bolloré non è stato informato fino all’ultimo. Fino cioè alla mattina stessa dello «storico» board. È evidente che un simile quadro, pur nella realpolitik finale del socio francese, non è in sintonia con la «perfetta armonia» in Mediobanca che Bolloré ha più volte delineato uscendo dai consigli di Piazzetta Cuccia. È impossibile che la vicenda Trieste resti fuori dalle mura della banca d’affari, la cui capitalizzazione è espressa per metà dalla partecipazione nel Leone. Con quali conseguenze? Probabilmente lo si capirà meglio proprio a partire da martedì. L’imprenditore bretone, mentre infuriavano le polemiche via stampa, ha ripetuto: «I miei titoli di Mediobanca non sono in vendita» . E ieri Jean Azéma, numero uno di Groupama, in Mediobanca consigliere e altro grande attore del cast francese guidato da Bolloré, ha dichiarato che il gruppo «potrebbe rientrare nella partita Fonsai» . Frase che sembra voler confermare tra l’altro l’interesse per la permanenza in Italia e quindi in Mediobanca. E che pare indirizzata anche a Unicredit che, tramontata l’ipotesi transalpina, ha organizzato la ristrutturazione del gruppo Ligresti. Allo stesso tavolo martedì ci sarà infine Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Piazza Cordusio, che ha seguito e supportato da vicino le vicende che hanno portato all’uscita di Geronzi dal Leone. E che su Mediobanca ha appena dichiarato: «Siamo il primo azionista. Assicureremo stabilità e libertà d’azione al management» . Tutti come prima allo stesso tavolo, dunque. Ma che da mercoledì scorso appare più diviso. Sergio Bocconi