Ferdinando Cotugno, Vanity Fair n. 14, 13/4/2011, 13 aprile 2011
ANCHE IN AFRICA SI FA IL «NERO»
Il furto più grande ai danni dell’Africa non sono i patrimoni dei dittatori come Gheddafi, che in 42 anni ha accumulato 6,5 miliardi di dollari in oro nel suo bunker, ma l’evasione fiscale delle multinazionali, che ogni anno porta via al Continente circa 96 miliardi di dollari. Per fare un paragone, in un anno arrivano 59 miliardi di aiuti internazionali. «La cosa più grave è che questo furto viene commesso con tecnicismi formalmente legali», spiega Maud Johansson, curatrice per il centro studi svedese ForumSyd del rapporto Bringing the Millions Back («Riportando i milioni a casa»).
Il meccanismo, racconta, è semplice: prima di vendere i prodotti sui mercati europei o americani, le multinazionali con sede nei paradisi fiscali li comprano dalle loro controllate in Africa, quindi da se stesse, a prezzi bassissimi. Con questo passaggio fittizio, per i comparti delle grandi aziende che producono ed esportano dagli Stati africani sembrano esserci solo costi e zero guadagni.«In questo modo possono apparire senza profitti in Africa, dove le tasse sono più alte, e fanno risultare gli attivi nei paradisi fiscali come Cayman e Bermuda, da dove rivendono, dove le imposte sono zero».
Secondo l’Ocse, ormai più del 60% del commercio mondiale è mosso da multinazionali che si «auto-comprano» i prodotti. Frutta, birra, legname sono tra i casi più gravi denunciati dalle Ong. Le quattro grandi multinazionali delle banane (Chiquita, Dole, Del Monte, Fyffes), per esempio, hanno evitato di pagare 174 milioni di dollari agli Stati (in Africa: Burundi, Camerun, Uganda) dove coltivano il terzo frutto più consumato al mondo. Un altro caso è quello della birra: la Sab Miller produce in Ghana, dove nel 2009 non ha pagato tasse sui profitti, perché non ne risultavano. ActionAid ha denunciato che un piccolo birrificio locale, nello stesso anno, sui suoi profitti di 356 dollari, ha dovuto pagare 32 dollari di tasse. Questo trucco finanziario costa 20 milioni di dollari l’anno alle finanze del Paese. L’evasione dell’industria del legname, in Congo, costa invece 8 milioni di dollari all’anno, e permetterebbe di vaccinare ogni anno 700 mila bambini.
«O la comunità internazionale si dota di leggi più severe sulla trasparenza finanziaria», conclude Johansson, «oppure saranno vani i suoi stessi sforzi economici per aiutare l’Africa».
Ferdinando Cotugno