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 2011  aprile 05 Martedì calendario

Ramadu Massimiliano

• Velletri (Roma) 8 febbario 1977, Aghanistan 17 maggio 2010. Alpino • «Una carica potentissima, che ha penetrato le protezioni del “Lince” e ha straziato guidatore e capo-macchina, ferendo anche i soldati seduti dietro. Due genieri della Brigata alpina Taurinense sono morti così, uccisi da una mina artigianale su una mulattiera dell’Afghanistan, a bordo di un blindato diretto verso Bala Murghab, a pochi passi dal confine del Turkmenistan. I quattro italiani erano sull’ottavo mezzo della lunghissima fila partita da Herat: in testa c’erano quattro macchine dell’Esercito nazionale afgano, poi i Vtlm “Lince” del nostro contingente. Al volante c’era il sergente Massimiliano Ramadù, accanto a lui Luigi Pascazio, caporalmaggiore. [...] Tutt’e due sono stati investiti in pieno dall’“Ied’, la bomba improvvisata, probabilmente azionata con un telecomando, che ha ferito gravemente anche la radiofonista Cristina Buonacucina e il mitragliere Gianfranco Sciré. [...]» (Giampaolo Cadalanu, “la Repubblica” 18/5/2010) • «“Adesso mi chiama... Adesso mi chiama e mi dice che è tutto a posto”. Una donna sconvolta che si abbandona, in singhiozzi, tra le braccia dei parenti e tenta di negare la tragedia che le ha distrutto la vita. La notizia della morte del sergente Massimiliano Ramadù [...] è arrivata con gli psicologi dell’esercito al quarto piano di una palazzina di via Collina del Forte, alla periferia di Cisterna di Latina, una cittadina di 35 mila persone a una quarantina di chilometri da Roma. Alla moglie Annamaria Pittelli, 31 anni, che il sottufficiale aveva sposato a luglio, è bastato vedere le divise per capire. “Me lo sentivo, avevo un presentimento - sussurra al parroco, don Gianluca Masci - uno pensa sempre che queste cose succedano solo agli altri e invece io avevo paura, lo sapevo che Massimiliano era in pericolo”. [...] Una storia d’amore folgorante, che aveva lasciato sconcertate le famiglie dei due giovani e creato qualche attrito iniziale quando il sergente dei guastatori aveva troncato un fidanzamento durato anni per sposare Annamaria, laureata in giurisprudenza. La giovane coppia era andata a vivere a Torino, in Corso Brunelleschi, ma a marzo, prima di partire per la sua terza missione all’estero, Massimiliano aveva accompagnato la moglie a casa dei suoceri, trapiantati dalla Calabria a Cisterna da molti anni. Il padre e la madre del sottufficiale, Cesare Ramadù, 61 anni, ex operaio della Findus in pensione e Laura Massimiani, 52 anni, abitano poco distante, nel centro della cittadina. Entrambi, quando hanno saputo della morte del figlio, sono stati colti da un malore e ricoverati in ospedale. “Massimiliano non voleva partire. Era preoccupato, si era sposato da poco e voleva stare con la moglie - dice Luciano Ramadù, uno degli zii -. Purtroppo mancavano volontari tra gli sminatori e così era dovuto andare per forza”. Anche un altro zio, sotto casa della moglie, si è sentito male ed è stato soccorso da militari e carabinieri: tre quarti d’ora d’attesa, con l’uomo svenuto, prima dell’arrivo dell’ambulanza. “Un ragazzo solare, sportivo, educato”, così la professoressa Adriana Stassi, del liceo scientifico di Cisterna, ricorda il suo ex allievo. “Era molto attivo nell’Azione cattolica, un giovane pieno di fede e di ideali” aggiunge, commosso il parroco. [...]» (Massimo Lugli, “la Repubblica” 18/5/2010).