Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 05 Martedì calendario

Rizzuto Nick

• Cattolica Eraclea (Agrigento) 18 febbraio 1924, Montreal (Canada) 10 novembre 2010 (assassinato). Mafioso • «Era un uomo abitudinario Nicolò “Nick” Rizzuto, patriarca del più spietato clan mafioso di Montreal, arrivato in Canada da Cattolica Eraclea, provincia di Agrigento, nel [...] 1954. Per farlo fuori, i suoi sicari avrebbero potuto aspettarlo di fronte al Social club Cosenza, un miserabile caffè del quartiere Saint Léonard, dove da una trentina d’anni il padrino appariva verso mezzogiorno, spesso in camicia scura e cravatta argentata, sempre con un Borsalino in testa [...] i killer l’hanno invece freddato a casa sua, scaricandogli addosso una quarantina di proiettili attraverso la finestra della cucina. Che Rizzuto fosse un boss di altri tempi, lo dimostra la fine che ha fatto: imbottito di piombo da tre o quattro picciotti e non, come altri capimafia, in una clinica per miliardari di Palm Springs, circondato da medici solerti e infermiere servizievoli. Eppure di miliardi ne aveva accumulati tanti anche lui, sebbene nel 2005 una telecamera nascosta nel retrobottega del Social club Cosenza dall’antimafia canadese lo aveva sorpreso mentre s’infilava nei calzini le poche banconote di dollari che s’era appena spartito con altri maggiorenti su un tavolaccio di legno. Il padrino, allora ottantunenne, fu arrestato, condannato e infine costretto a svolgere lavori socialmente utili. [...] Nel 2009 fu ucciso a revolverate nel centro di Montreal anche il [...] nipotino di Nicolò e suo omonimo, che ricevette il privilegio postumo di venire sepolto in una bara d’oro. [...]» (Pietro Del Re, “la Repubblica” 12/11/2010).