Marzia Amico, varie, 5 aprile 2011
APPUNTI, PER VOCE ARANCIO - PER PIACERE
«Mi chiamo Frank, ho cinque anni e sto navigando con papà su una nave verso la Danimarca. Se trovi questa lettera per piacere scrivimi e ti risponderò» (messaggio lasciato nel 1987 in una bottiglia da un bimbo tedesco in viaggio per mare con il padre).
SPIAGGIA Daniil Korotkikh, ragazzino russo di 13 anni, che qualche giorno fa passeggiava su una spiaggia della regione di Kaliningrad, vicino al villaggio di Morskoye, sulla penisola di Curoni. A un certo punto, mezza sepolta nella sabbia, ha visto una bottiglia. Al suo interno, un messaggio e l’indirizzo della città tedesca di Coesfeld. In quel posto Frank Uesbeck vive ancora con la sua famiglia.
SOCIAL NETWORK Daniil ha rintracciato Frank, che ora ha 29 anni, su un social network: i due hanno chattato e si sono scambiati gli indirizzi. Forse s’incontreranno. Prima di essere ritrovata la lettera ha vagato per un quarto di secolo: dopo aver navigato nel Baltico, ha raggiunto le coste tra Russia e Lituana.
ELIO Ancora più strada aveva fatto la bottiglia affidata al vento nel 2007 da un autore canadese che voleva fare pubblicità al libro di giardinaggio appena scritto: prima l’aveva legata a dei palloncini gonfiati con l’elio, poi l’aveva lasciata andare dal tetto dalla sua casa di Torbay, a Terranova, promettendo una ricompensa di cento dollari a chi l’avesse trovata. Dopo cinque mesi e oltre tremila chilometri la bottiglia è arrivata in Scozia, sull’isola di Oronsay: l’hanno raccolta durante un’operazione “spiagge pulite” e hanno avvisato il mittente. Lo scrittore ha portato a 150 dollari la ricompensa per aiutare gli ambientalisti che pulivano le coste.
SPOSARSI A un lettore del Times che chiedeva se fosse mai esistito un messaggio in una bottiglia con esito positivo hanno risposto Annie e Niels Effers: quando aveva dieci anni, lei, scozzese di Edimburgo, affidò una lettera alle acque della Manica. La raccolse lui, olandese di Utrecht, suo coetaneo. Dopo essersi scritti per anni, Annie e Niels si sono conosciuti durante una vacanza nel 1978 e si sono sposati.
SATELLITE Keo, satellite spaziale che contiene una capsula del tempo. Andrà in orbita alla fine dell’anno, e porterà con sé tutti i messaggi inviati al sito keo.org. Il progetto, lanciato dallo scienziato e artista francese Jean-Marc Philippe e finanziato da diversi sponsor (tra cui l’Industria spaziale europea e l’Unesco), prevede il ritorno del satellite sulla Terra intorno all’anno 52.009.
IMMAGINAZIONE Il progetto si chiama Keo perché la parola è formata dai tre suoni più diffusi nelle cento lingue più parlate al mondo. Al suo interno ci saranno un’enciclopedia digitale di tutto il sapere umano, una raccolta fotografica di volti dei vari continenti, una piastra raffigurante la configurazione del sistema solare, un diamante con quattro microsfere d’oro (contenenti una goccia d’acqua, una bolla d’aria, un po’ di terra e una goccia di sangue umano) e un cd-rom su cui saranno registrati tutti i messaggi raccolti. Allegate anche le istruzioni per costruire un cd-rom se nel futuro questa tecnologia fosse dimenticata. Philippe ha ideato Keo per convincere gli esseri umani a riflettere sul futuro e ha scelto di inviare i messaggi nello spazio perché il cosmo appartiene a tutti e stimola l’immaginazione.
SCOCCIARE «In questo momento, come tutte le persone normali, sto mangiando. Dall’una alle tre non voglio essere scocciata» (risposta della giornalista Natalia Aspesi a chi la chiama sul cellulare all’ora di pranzo).
MANGIARE L’americano Rochester Institute of Technology ha analizzato i comportamenti degli universitari durante i pasti. Risultato: moltissimi studenti mangiano mentre sono alle prese con dispositivi tecnologici. In pratica, pranzano o cenano mentre scorrono le pagine dei social network o chattano. Alcuni hanno raccontato di non allontanarsi dal computer quando mangiano per scambiarsi consigli culinari con gli amici o per cercare ricette sul web. Altri chiamano a raccolta, su internet, i loro commensali. Obiettivo: condividere con loro il momento del pasto.
SMS/TELEFONO Secondo un’indagine Nielsen negli Stati Uniti gli sms stanno sempre più sostituendo le telefonate: negli ultimi tre anni le chiamate fatte da chi ha tra i 18 e i 34 anni sono scese da una media di 1200 a 900 minuti al mese. Nello stesso periodo il numero degli sms è passato da una media di 600 a una di 1.400. Per chi ha meno di 18 anni il numero dei messaggi inviati e ricevuti arriva a sfiorare i 2800 al mese. Situazione simile per l’Italia, dove la Vodafone, nel trimestre aprile-giugno 2010, ha registrato un incremento del traffico di sms del 19,1%. Il motivo: il messaggio è più economico e le chiamate, destinate per lo più a comunicazioni urgenti, sono spesso percepite come invasive e ansiogene.
CORTESIA «Il mio telefono non squilla ormai più - scrive sul New York Times Pamela Paul - tanto che, quando ciò avviene, penso subito che sia successo qualcosa di grave a un membro della mia famiglia». Fino a qualche anno fa il bon ton vietava di telefonare dopo le dieci di sera: «La nuova regola – scrive Paul - è non chiamare affatto». «Il telefono ha la rude propensione a interromperti», spiega Judith Martin nella sua rubrica Miss Manners sul Washington Post (dedicata al Galateo). Per questo sarebbe bene, secondo Martin, preannunciare qualsiasi telefonata con una email di cortesia.
VIVENTE Human library, che in italiano significa letteralmente “biblioteca vivente”. Creata nel 1993 a Copenaghen per promuovere il dialogo, ridurre i pregiudizi e favorire la comprensione tra persone di diversa età, sesso, stili di vita ecc. L’iniziativa ha avuto un enorme successo e dal 2003 è stata riconosciuta dal Consiglio d’Europa come “buona prassi”, e come tale incoraggiata.
CRESCENZAGO Nel 2011 la Human Library è arrivata anche in Italia, adottata della biblioteca di Crescenzago per facilitare l’incontro tra gli abitanti della multietnica via Padova di Milano. Come funziona: il lettore sceglie su un catalogo il “libro vivente” con cui parlare, gli si siede di fronte e gli fa domande. La chiacchierata dura trenta minuti. Obiettivo: chiarirsi le idee, togliersi curiosità e rompere alcuni pregiudizi e stereotipi.
+1 Il pulsante +1, da qualche giorno spuntato nella versione inglese di Google al fianco degli indirizzi URL nella pagina dei risultati di ricerca. Nei prossimi mesi arriverà anche in Italia. In origine il “+1” sul web era una forma abbreviativa usata sui forum e nei messaggi quando si voleva sottoscrivere un pensiero altrui senza riportarlo o aggiungere altro. A che cosa serve adesso: a far sapere al mondo che anche a noi piace un sito o un particolare contenuto. Una sorta di “Like” globale che non porta i risultati solo sul social network, ma li include nelle ricerche di Google.
AZIENDA/ UTENTE Grazie a +1 si potrà sapere quante persone hanno apprezzato una pagina. L’utente avrà così risultati su misura, l’azienda potrà analizzare ancora più nel dettaglio scelte e preferenze.
INDIPENDENTE «Il posto da cui si lavora è una variabile indipendente. La dotazione standard di ogni addetto comprende un lap top, uno smartphone, la linea adsl a domicilio. Se mio figlio non sta bene, previo accordo con il mio responsabile, posso lavorare da casa e sono efficace lo stesso» (Luca Valeri, direttore del personale Microsoft Italia).
TELELAVORO L’Italia ha il 3,9% degli occupati in telelavoro contro una media dell’Europa a 15 dell’8,4% (la Danimarca è al 16%, il Regno Unito al 9,6%, la Germania all’8,5% e la Francia al 7%). C’è però un segmento della nostra economia, quello dei servizi, che lo sta utilizzando molto più della media. È quanto emerge dall’indagine appena conclusa da AstraRicerche per Manageritalia, il sindacato dei dirigenti e quadri del terziario, che ha interpellato un campione di 1.900 manager del settore. Quasi un’azienda su tre (il 29,5%) usa attualmente il telelavoro. Si tratta soprattutto di imprese con più di 250 dipendenti, in maggioranza multinazionali estere situate nel Nord-Ovest. Spiega Guido Carella, presidente di Manageritalia: «Ma non sono solo i grandi gruppi che lo usano. Ci sono anche aziende più piccole, quelle con almeno un manager all’interno e quindi con una cultura più aperta».
IDENTIKIT Chi sono i telelavoratori secondo l’indagine: soprattutto quadri (74%), impiegati (72%) e dirigenti (70%), appartenenti alle funzioni commerciali (68%), al marketing-comunicazione (43%), all’Ict (29%) e all’amministrazione (27%).
PRODUTTIVITA’ Federica Zanini, direttore risorse umane della multinazionale delle biotecnologie farmaceutiche Amgen Dompé: «Siamo partiti due anni fa e ora è coinvolto il 15% dei dipendenti. Tra i vantaggi ottenuti l’aumento della qualità del lavoro, la maggiore concentrazione, la facilitazione nella conciliazione vita privata e professionale, la riduzione dei tempi di viaggio. Inoltre le persone sono più motivate e i livelli di produttività non sono inferiori a quelli precedenti».
RICCHEZZA «La nostra ricchezza sono le persone, sono loro a fare la differenza e noi cerchiamo di metterle nelle condizioni operative e psicofisiche per rendere al meglio» (Luca Valeri).