Valentina Errante, Il Messaggero 5/4/2011, 5 aprile 2011
NELLA LISTA ANCHE IL PORTIERE DELLA ROMA
ROMA - Tutti sulla giostra del Madoff dei Parioli: ci sono il portiere della Roma Alexander Doni, l’ex campione mondiale di nuoto Claudio Gargano, il fotografo di Vogue Bardo Fabiani Colonna di Cesaro, che ha investito oltre un milione di euro. Poi la giovane Caterina Guzzanti, sorella di Sabina e figlia di Paolo, con un investimento di oltre 88 mila euro, e ancora il super manager dell’American Express, Paolo Famiglini, gli ex calciatori Paolo Cristallini e Massimo Agostini e anche il broker di Forlì in affari con Flavio Carboni, Matteo Cosmi finito sul registro degli indagati con l’ipotesi di riciclaggio. Nel giro, Cosmi aveva messo 113 mila euro. Sono questi alcuni nomi della lista dei 700 che pubblichiamo in Cronaca di Roma. Non ci sono invece i fratelli Piromalli, che a Lande avevano dato 14 milioni di euro. Forse i loro nomi sono stati trascritti nell’altro elenco di 500, quello recuperato la scorsa settimana in un garage dagli uomini del nucleo Valutario della Guardia di Finanza. Ci sono invece i nomi del primario Pietro Bormioli, dell’artista Oliviero Fermariello e dell’attore Marco Valsania.
I lunghi elenchi sequestrati sono quasi uguali. Uno, trovato nella sede della Egp, ha l’aspetto di un appunto privato, con tutti i riferimenti dei clienti: indirizzi e numeri di telefono, ma anche le annotazioni sul referente che aveva presentato l’investitore al gruppo. Il secondo elenco, invece, recuperato negli uffici di Roberto Torreggiani, l’altro broker finito in cella insieme a Gianfranco Lande, ha invece un aspetto più ufficiale: nomi, cognomi, date di nascita, azioni possedute con il relativo valore, tipo di obbligazioni, il conto totale del denaro investito, e, nelle note, l’adesione, o meno, allo scudo fiscale. E mentre il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Luca Tescaroli stanno per inviare le rogatorie internazionali nei paradisi fiscali sperando di recuperare il denaro, salta fuori che non tutti sono rimasti “fregati” dal Madoff dei Parioli. C’è anche chi è riuscito a guadagnare un bel po’ di quattrini e a tirarsi indietro in tempo. Come Mario Adinolfi, classe ’71, giornalista, ex giovanissimo militante della Dc, già candidato alle amministrative di Roma nelle file del Pd. Adinolfi ha fatto in tempo a rendersi conto che l’aria non era buona. E adesso gongola: «Sono uno dei pochi che ha vinto».
Racconta di essere stato tra i primi ad affidare il denaro a Gianfranco Lande: «Erano gli anni Novanta, tra il ’94 e il ’95, credo. Ho tenuto i soldi “fermi” per circa quattro anni e già mi sembrava tantissimo. Poi ho capito che l’aria non era buona. Andavo negli uffici, ma non c’era una targa, né accanto al portone, né sul citofono. Dopo qualche anno ho avuto indietro il denaro e gli interessi. E’ andata molto bene». A quei tempi Lande muoveva i primi passi non era ancora nell’alta finanza, proiettato verso i paradisi fiscali. C’erano solo amici che volevano scommettere. Non esisteva la Egp.
Era il tempo delle “vendite piramidali”, quelle che hanno insospettito Adinolfi. «Ho studiato e ho capito che il sistema reggeva massimo per cinque anni. Il tempo per far fruttare il denaro. Tutto era molto artigianale, ad alto rischio. L’indirizzo era in via Bocca di Leone, forse proprio quella che poi sarebbe diventata la sede della Eim. Era il meccanismo dell’aeroplano - spiega Adinolfi - non so quanto sia conosciuto». Funzionava come una catena, chi sta in cima alla piramide è il primo a proporre l’affare agli amici, i quali, a loro volta, si incaricano di introdurre altri nella “piramide” a un livello successivo, portano soldi che per i primi costituiscono il guadagno. E così via. Con l’obiettivo di formare un nuovo sistema analogo e ottenere i guadagni corrispondenti ai volumi di vendite prodotti dalla propria struttura. «Io allora ero giovane - continua ancora Adinolfi - avevo investito circa 50 milioni di lire. Lande me lo aveva presentato Pierdomenico Martino, l’ex democristiano (oggi deputato Pd ancora nell’elenco dei clienti di Lande ndr). Ma io ero diverso dagli altri. C’erano tanti nomi noti, “pariolini” io non avevo le stesse origini e forse ero meno ingenuo».
Ieri intanto il Tribunale del Riesame si è riservato sulla scarcerazione di Roberto Torreggiani, difeso dall’avvocato Riccardo Olivo.
Valentina Errante