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 2011  aprile 05 Martedì calendario

RIMANDARE. PERCHE’ RINVIAMO SEMPRE

La prima attività che tutti rimandano è riordinare l´armadio, i cassetti e altri luoghi chiusi. Ma l´arte del rinvio si declina in tutti i modi, dilaga in tutti i campi: è la tendenza incontrollabile a ritardare le visite mediche e il pagamento delle bollette, ad affollare i negozi alla vigilia di Natale, è ciò che induce gli studenti a saltare gli esami e il Congresso americano ad approvare le leggi solo verso la fine delle sessioni.
Procrastinare è un istinto che può portarci alla rovina e a sfidare il destino, ma nonostante questo sono molti quelli che si sentono come Rossella O´Hara in "Via col vento", e che preferiscono dire, costi quel che costi, "Ci penserò domani".
Ora un libro cerca di spiegare perché si rinvia e come non farlo. "Da domani non rimando più - Come smettere di rinviare le cose e iniziare a farle", edito da Mondadori in uscita nei prossimi giorni, è l´ultimo lavoro di Piers Steel, grande esperto del problema, autore che ha fatto moltissime ricerche spaziando dall´economia alla neurobiologia, e dimostrando che anche se ci sono dilettanti e professionisti dell´arte del rinvio, rimandare è un virus che colpisce tutti.
Procrastinare, spiega, non è l´indugio meditato, ma il ritardo irrazionale, i procrastinatori sono come tutti gli altri, la differenza si manifesta quando si tratta di passare dai propositi ai fatti. La principale tecnica con cui ci convinciamo a rinviare è l´autoinganno, invece di capire perché ci stiamo comportando così cerchiamo giustificazioni.
Secondo un questionario distribuito a 4000 persone, le scadenze che si tende di più a rinviare (lo sostiene il 56 per cento degli intervistati) sono quelle di lavoro, anche a costo di ritardare e danneggiare la carriera. Mentre il 42 per cento rischia la salute ma rinvia costantemente cure mediche e palestra. I pagamenti sono un altro impegno che si tende a fare sempre il giorno dopo. Per non parlare dei rapporti di coppia: il 24 per cento ammette di avere una persistente tendenza al rinvio, sia che si tratti di chiudere un rapporto che di iniziarlo. Anche le cose piacevoli, come gite e incontri con gli amici, possono entrare in questo lungo elenco delle cose da fare non subito, ma un´altra volta. Solo passare il tempo con i figli è una scadenza che subisce di meno la tattica del "lo farò dopo". Forse perché rinviare, oltre una certa soglia, non è possibile.
Procrastinare non è casuale, affonda le radici nel nostro dna. Alla base ci sarebbe il conflitto tra la parte limbica del nostro cervello, legata agli istinti, e il lobo frontale dove risiedono la capacità di controllo e di decisione, anche se alla fine i due opposti arrivano ad un accordo, il loro duettare è alla base della procrastinazione. E se non bastasse il dna, spiega l´autore, ci si mette anche l´evoluzione che ci ha portato a programmare e quindi rinviare. La procrastinazione è cresciuta di pari passo con la civiltà, è nata con l´agricoltura, piantare i semi in primavera e raccogliere i frutti in autunno è stata la nostra prima scadenza artificiale. Ma stabilito che rimandare è una caratteristica intrinseca nell´umanità bisogna fare ora un passo avanti. Non può essere infatti anche questa una giustificazione.
Oggi, dice Steel, la tendenza a procrastinare è aumentata perché sono cresciute le occasioni di rinviare, con televisione, internet, e-mail e cellulari rischiamo di affondare sempre di più in un mare in buoni propositi, di rimanere avvolti in una ragnatela di autoinganni.
Steel - che ha anche elaborato un´equazione per spiegare la matematica del rinvio - non vuol essere consolatorio ma pragmatico e si dilunga a consigliare tecniche e metodi per riuscire ad agire. Uno fra tutti: evitare il primo ritardo perché poi gli altri seguiranno senza ostacoli. Occorre porre un freno subito anche perché procrastinare ha un costo economico e psicologico e, come tutti sanno, il timore di espletare un compito consuma più energie della sua esecuzione. Non deve essere un pretesto per nessuno sapere di essere in buona compagnia. Frank Lloyd Wright progettò il suo celebre lavoro "Fallingwater" nelle tre ore che restavano prima di consegnarlo. E Tom Wolfe sfornò nel cuore della notte un articolo di quarantanove cartelle che secondo molti cambiò lo stile del giornalismo. Ma in questa compagnia incallita di procrastinatori la scusa più divertente fu quella esibita da Dorothy Parker, quando il direttore del "New Yorker" le chiese la consegna di un saggio la scrittrice rispose «non ho potuto finirlo, qualcuno usava la mia matita». Poi c´è la storia della barzelletta, ma quella, scrive Steel, «la dirò un´altra volta».