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 2011  aprile 05 Martedì calendario

E L’ELISEO «SCARICA» I BESNIER

Il decreto messo a punto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che consente uno slittamento di due mesi della convocazione delle assemblee, «non sembra un provvedimento sano per un’economia aperta». Il Governo francese affida a una fonte non citabile ma ufficiale del ministero degli Esteri, che peraltro conosce bene l’Italia per essere stata due anni a Palazzo Farnese e perché è una dei tre rappresentanti dello Stato nel consiglio di amministrazione di Edf, il compito di rispondere alle iniziative di Roma sul caso Parmalat.

Si tratta certo di una forma inusuale, ma il messaggio è chiarissimo: «Il mercato detesta che si cambino le regole a partita già cominciata. Mentre l’impressione – dicono al Quai d’Orsay – è proprio quella di decisioni prese caso per caso, a seconda delle esigenze del momento. Apparentemente la norma, avendo un valore erga omnes, non è contraria al diritto comunitario, ma rischia di essere discriminatoria di fatto».

«Il Governo francese – aggiunge l’autorevole fonte – non prevede di assumere iniziative, però la Commissione europea ha ovviamente la possibilità di muoversi autonomamente. E se riterrà di doverlo fare lo farà».

«Dall’Italia – spiegano ancora al ministero degli Esteri – rimproverano alla Francia l’assenza di reciprocità. Tesi difficile da sostenere visto che oltre il 42% del capitale delle società quotate al Cac40 è in mani straniere. E poi ci sembra che ci sia la tendenza a mescolare tutto, accampando una supposta strategia governativa, una sorta di regìa pubblica. Ovviamente non c’è alcuna strategia e siamo in presenza di operazioni, spesso realizzate da privati, che non hanno alcun collegamento tra loro, se non il fatto di avvenire nello stesso lasso di tempo».

«La realtà – aggiunge il nostro interlocutore – è molto più semplice. I due Paesi hanno modelli economici diversi e il nostro è basato su grandi gruppi che hanno maggiori capacità finanziarie. Inoltre le soluzioni francesi si concretizzano quasi sempre in seconda battuta, quando non è stato possibile costruire un percorso di sviluppo basato sui coinvolgimento di partner italiani. È successo a suo tempo con Alitalia, è accaduto di recente con Bulgari». E si sta verificando oggi con Parmalat.

Quanto all’ormai famoso decreto anti-scalate estere «è il frutto di un lungo negoziato con Bruxelles, riguarda attività legate alla difesa e comunque è una misura chiara, trasparente». Senza trucchi, insomma. «Ed è vero che ai tempi di Pepsico-Danone siamo intervenuti, ma non modificando il quadro giuridico».

Quanto al caso Edison ecco la posizione di Parigi: «La società italiana è in una situazione industriale e finanziaria difficile che richiede decisioni strategiche rapide. Mentre ha una governance che garantisce gli equilibri politici ma non consente questa velocità. Avevamo trovato un accordo con i Comuni di Brescia e Milano in grado di soddisfare tutti, purtroppo arrivato in un contesto di ipersensibilità. Bene, aspettiamo altri sei mesi, ma poi le decisioni andranno prese».

Ed ecco la stoccata finale: «A volte l’Italia sembra avere una sindrome da serie B. Irrazionale, senza fondamento e largamente alimentata dagli stessi italiani».