Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 05 Martedì calendario

I FORZATI DEL PORNO PRESI NELLA RETE

Come una finestra spalancata su un parco giochi, un passatempo stuzzicante che può trasformarsi, però, in una trappola da cui è difficile liberarsi. Così è, per alcuni, la zona rossa del web. Un mondo a parte, dove trovare video hard ma anche chat e cam erotiche e fare incontri virtuali hot. Un gioco pericoloso che sta prendendo sempre più piede, assicurano gli esperti, sottolineando anche come ne siano attratti oggi anche ragazzi sempre più giovani e donne. E a parlare ci sono alcuni dati. L´indagine della Società italiana di andrologia medica e medicina della sessualità, condotta su 28mila frequentatori abituali di siti hard, mette in luce, ad esempio, come a 14 anni gli adolescenti iniziano a frequentare siti porno e l´abitudine diventa più diffusa a partire dai 25 anni per toccare l´apice fra 35 e 44 anni e poi ridursi gradualmente. Mentre lo studio Eu Kids Online, che ha realizzato l´indagine "Rischi e sicurezza su Internet" su 25 mila ragazzi, rivela che il 14% tra i 9 e i 16 anni ha ammesso di aver visto su internet, nell´ultimo anno, scene a sfondo sessuale. Infine, una ricerca condotta dal centro studi sulle nuove dipendenze Nostos di Senigallia, su un campione di 500 persone, emerge che il 4% è «sex chat addicted» mentre il 6 è «dipendente» dal porno online, facendo un´ulteriore distinzione: le chat hard attraggono più donne (ben il 60%) mentre i video hot hanno spettatori uomini per lo più (l´80). Numeri che, commenta lo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, responsabile del centro e docente alle università di Urbino e Chieti «rivelano come si tratti di due fenomeni differenti».
Ma a non riuscire più a farne a meno del porno, ovviamente, non sono tutti ma solo chi gli dedica ore e ore del proprio tempo, chi non pensa ad altro. Perché a favorire lo sviluppo di disturbi legati alla Rete ci sono, per Lavenia, «psicopatologie preesistenti tipo depressione, condotte a rischio come l´eccessivo consumo della Rete, il chiudersi alle relazioni reali per favorire quelle virtuali. Internet diventa insomma una valvola di sfogo e accresce potenzialità psicopatologiche tipiche della Rete quali anonimato e senso di onnipotenza che possono poi degenerare nella creazione di false identità e altre dipendenze».
Lo psichiatra Federico Tonioni, responsabile dell´ambulatorio per la dipendenza da internet del policlinico Gemelli di Roma, fa notare che «se da una parte è cresciuto il popolo dei dipendenti dal porno online di pari passo, però, è aumentata la possibilità di rivolgersi a centri specializzati; in più l´informazione su questo argomento è cresciuta e quindi c´è maggiore consapevolezza del problema. Questo ha fatto sì che molti si rivolgono al nostro ambulatorio appena capiscono che c´è qualcosa che non va nel loro comportamento». Da lui sono stati seguiti circa 200 "malati" del web in generale: di questi il 25 per cento ha oltre 35 anni, il resto è giovane o giovanissimo. Ed è proprio la fascia d´età compresa tra i 35 e i 60 anni quella che si fa trascinare maggiormente da video hard mentre i «ragazzi sono attratti da chat, webcam erotiche, darkroom online». Mentre Emiliano Lambiase, tra i fondatori del Centro di ricerca e terapia della Dipendenza Sessuale (CeDis) di Roma mette l´accento su come l´offerta nel frattempo si sia raffinata: «Ci sono spazi della Rete - dice - sempre più attraenti e nuovi giochi come le chatroulette dove con un clic si può cambiare la controparte finché non si trova qualcuno di proprio gradimento e c´è chi lo fa in continuazione». Per lui, come per Lavenia e Tonioni, il numero di chi sviluppa dipendenza nel tempo è lievitato: «Quando iniziammo nel 2003 i pazienti erano decisamente meno», dice.