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 2011  aprile 05 Martedì calendario

PARIGI, ARRIVA IL VADEMECUM SULLA LEGGE CONTRO IL BURQA

Sembra il Paese meno religioso d’Europa, ma si appassiona al dibattito sulla «laicità». E vieta il velo nei luoghi pubblici con delle regole cartesiane nella loro razionalità ma assai dure nella loro sostanza.
In Francia sembra di essere tornati al 1905, quando la Terza repubblica proclamò la separazione dello Stato dalla Chiesa e stabilì la «laïcité» statale con una legge che, bene o male ha disciplinato la materia fino a oggi, con la curiosa eccezione dell’Alsazia e della Lorena che nel 1905 erano tedesche e dove lo Stato ha continuato a stipendiare parroci, pastori e rabbini anche dopo che erano ridiventate francesi. Dopo un secolo, naturalmente, se il legislatore si è dovuto rimettere al lavoro è perché l’Islam è diventata la seconda religione francese e, probabilmente, quella che si nota di più. La legge che vieta burqa e niqab è stata approvata l’11 ottobre scorso fra roventissime polemiche ed entrerà in vigore lunedì prossimo. Da lunedì, dunque, vietata qualsiasi tenuta che in uno spazio pubblico «nasconda il volto e renda impossibile identificare la persona». Vietato il velo; esplicitamente permessi foulard, occhiali, cappelli e sciarpe, purché correttamente portati. Pignolissima, la circolare spiega a tutti i flic di Francia che non potranno fermare chi porta maschere da saldatore o da schermitore, bendaggi o caschi integrali. Se invece il velo è integrale, è vietato portarlo nei luoghi pubblici, strade, parchi, spiagge, negozi e così via. Lecito, invece, a casa, in albergo, ma solo nella propria camera, e sul luogo di lavoro, ma solo se non si è a contatto con il pubblico. Chi contravviene rischia una multa fino a 150 euro o uno «stage di cittadinanza» per essere rieducato ai principi repubblicani.

La circolare è minuziosissima non solo sul «cosa» è vietato ma anche sul «come» vietarlo. I poliziotti dovranno fare opera di persuasione e in nessun caso togliere il velo «manu militari». Piuttosto, avvisare la donna velata di cosa rischia e portarla in caserma, ma il fermo non potrà durare più di quattro ore. Infine, zona franca nelle moschee e nei loro paraggi. Tolleranza zero, invece, per padri e fratelli che il velo lo impongono a chi non vuole portarlo: un anno di prigione e 30 mila euro di multa, raddoppiati se la velata è minorenne.
Fin qui la legge e la sua applicazione. Che «cade» proprio nel momento in cui l’Ump, il partito di Sarkozy, rilancia il dibattito sulla laicità per non lasciare al Fn il monopolio della lotta all’Islam dilagante. Oggi le assise del partito se ne occuperanno e dal dibattito dovrebbe uscire la proposta di un «codice della laicità» da trasformare in una nuova legge. In attesa di spaccare la Francia, il dibattito ha già spaccato l’Ump: il segretario del partito, Jean-François Copé, l’ha fortissimamente voluto; il primo ministro, François Fillon, così poco da far sapere che non parteciperà. I musulmani insorgono: il loro Consiglio boicotterà l’appuntamento, una marcia di protesta si è svolta a Parigi al grido di «La mia religione è la mia scelta e il mio diritto» e nelle banlieue si distribuiscono dei distintivi verdi, colore dell’Islam, da portare sui vestiti.
Ma la riforma della «laïcité» non piace nemmeno alle altre religioni: il cardinale di Parigi, André Vingt-Trois, il presidente della Federazione protestante, il metropolita ortodosso, il grande rabbino di Francia e il presidente dei buddisti hanno firmato insieme a quello dei musulmani un appello a «non dilapidare questo prezioso patrimonio, la laicità». Ironia della sorte e della storia: la Francia religiosa che difende le leggi della Francia agnostica.