Laura Anello, La Stampa 5/4/2011, 5 aprile 2011
I PRECARI ALLA BONIFICA DEL FIUME: ARRUOLATI PIU’ TUTOR CHE OPERAI
Verrebbe da immaginarseli così, come le mondine degli Anni Cinquanta. Loro, gli operai precari, con i calzoni arrotolati nelle acque stagnanti della foce dell’Oreto, il fiumecloaca di Palermo. Gli altri, tutor precari quanto i primi, sulle sponde, a dare istruzioni. «Scava qui, alza lì, pulisci in fondo». Indicazioni accurate perché loro, i soprastanti al riparo dal fango, saranno almeno una cinquantina. E gli uomini della bassa forza, invece, dieci in meno.
Quaranta o giù di lì, uomini che forse – ma non è ancora certo - saranno raggiunti da un rinforzo di altri venti. Saranno bravissimi, gli operai, con più di un formatore per ciascuno.
Questo si è inventata la giostra pazza del precariato siciliano per offrire un salvagente a due diverse truppe di trombati: gli operai, gli unici emarginati dalla stabilizzazione degli oltre seimila Lsu (lavoratori socialmente utili) che hanno fatto di Palermo il Comune che paga più stipendi in Italia. E i tutor, 97 impiegati esclusi dalla mega-assunzione dei 3.200 stagisti «ex Pip» che sono passati in forze tra le braccia di mamma Regione, a colpi di cortei e assedi ai palazzi.
A trasloco avvenuto, sono rimasti soltanto loro i perdenti della vecchia società che si chiamava Spo – Servizi per l’occupazione – scatola vuota che oggi ha un solo dipendente che si autopaga lo stipendio. Amministratore unico, e mai termine fu più appropriato perché è unico di nome e di fatto.
Poteva il Comune lasciare a spasso questi suoi ultimi, sfortunati figlioli? Niente affatto. Ed ecco allora che ha tirato fuori il progetto di bonifica di un tratto del fiume Oreto. Poco meno di 800 mila euro offerti dal dipartimento regionale Acqua e rifiuti, «soldi che se non avessimo impegnato entro maggio sarebbero stati ritirati», si giustifica l’assessore al Bilancio, Giuseppe Genco. Avanti a tutta forza, quindi, con una delibera allestita in fretta per recuperare i quaranta Lsu «non stabilizzabili» e gli amministrativi orfani di uno stipendio. E pazienza se i primi non sono riusciti a transitare sotto un solido riparo perché pregiudicati per reati incompatibili con l’ingresso nei ranghi della pubblica amministrazione, perché troppo avanti con l’età o perché bocciati (e ce ne voleva) ai concorsi banditi per la stabilizzazione.
Pazienza pure se i tutorformatori sono diplomati e laureati che di bonifica ambientale non ne sanno un accidenti. E che però possono offrire consulenze di diverso tipo, ma comunque utili, agli operai con le gambe nel fiume. Nella lista dei 97 infatti c’è di tutto: avvocati disoccupati, psicologi, perfino un criminologo. Possono sostenerli nelle fatiche del lavoro, perfino assisterli per rogne del passato. Niente male. E magari dargli pure consigli di politica visto che, in gran parte, possono vantare solide parentele, amicizie, contiguità con numerosi consiglieri comunali della città.
Quando due anni fa si scoprì la loro esistenza tra le falangi degli operai (i famosi 3.200), si gridò allo scandalo per il privilegio e i nomi noti. Prendevano 1.140 euro al mese, circa quattrocento in più degli altri. Invece quelli adesso gli fanno marameo, forti di tre anni assicurati dalla Regione, e loro sono rimasti qui, con contratti scaduti il 30 aprile scorso.
«In realtà – spiega Massimo Primavera, l’amministratore unico – il bacino iniziale si è ridotto e il bando che andremo a fare permetterà di impiegare circa cinquanta figure di tutor». Un bando, già. Perché di settore pubblico parliamo e mica si può dare lavoro così, senza una selezione. Peccato però che l’avviso preveda la priorità per i disoccupati del settore. Cioè loro.
Delegato dal sindaco Diego Cammarata (Pdl) a portare al traguardo il progetto, l’assessore al Personale, Roberto Clemente, un ex Udc passato nel Pid, il partitino del neo-ministro Saverio Romano, mette le mani avanti: «Sia chiaro, non si tratta di una stabilizzazione, ma soltanto dell’opportunità di un lavoro a tempo per un’opera di pubblica utilità. Non voglio neanche sentire parlare di formazione di nuovo precariato».
E che sia un lavoro a termine non c’è dubbio: quattro mesi o giù di lì, che serviranno a pulire l’Oreto quanto un colino funziona per svuotare l’oceano. Anche se Massimo Primavera, dalla solitudine del suo ufficio (la Spo non si è potuta liquidare perché lui sta preparando i Cud delle 3.200 pecorelle traditrici, andate a pascolare nei più ubertosi prati regionali) dice che «laggiù nasceranno un solarium attrezzato e anche un campo sportivo», che è «l’ultima tranche di un progetto iniziato negli anni Novanta».
Un Eden sul fiume, insomma. Anche se, più che trote, ci si potranno pescare voti.