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 2011  aprile 05 Martedì calendario

GUIDO ERGO SUM

L’ italiano medio dedica ogni anno alla propria auto 1.500 ore: ci sta seduto, in marcia e in sosta, la parcheggia, si guadagna i soldi per acquistarla, lavora per pagare la benzina, i pedaggi, l’assicurazione, il bollo, le multe. Ogni giorno passa quattro delle sue sedici ore di veglia o per la strada o occupato a procurarsi i mezzi che l’auto richiede, senza contare il tempo speso in altre occupazioni imposte dal trasporto: queste 1500 ore sono investite per percorrere ogni anno 10 mila km, circa 6,5 km all’ora.
Nei Paesi privi di una massiccia presenza dell’industria del trasporto, la gente ottiene lo stesso risultato andando a piedi dovunque voglia, e il traffico assorbe dal 3 all’8% del tempo sociale anziché il 28%. Ciò che distingue il traffico dei Paesi poveri da quelli ricchi non è un maggior chilometraggio per ogni ora di vita ma l’obbligo di consumare in forti dosi l’energia disegualmente distribuita dall’industria del trasporto.
Chi la considera uno status symbol, chi la usa anche per comprare il giornale a 200 metri da casa: la deambulazione è ridotta ai minimi termini. Pensateci un attimo: inscatolati in macchina per recarci in un luogo di lavoro dove per lo più si svolge attività sedentaria, e poi di nuovo seduti per il ritorno. Se fosse possibile, si parcheggerebbe dentro l’ipermercato o sulle piste da sci, e pensare che la natura ha «programmato» l’uomo per muoversi, correre e arrampicarsi.
L’85% della benzina consumata da un’auto non serve a farla spostare ma viene dispersa in calore: le automobili moderne pesano una tonnellata e servono a trasportare 70 kg (il peso medio di una persona) per 4 km (viaggio medio di un’auto) a una velocità media in città di 12 km/h. Traducendo in fatti concreti, spendiamo migliaia di euro per bolidi superaccessoriati e avere in cambio le stesse prestazioni di un cavallo.
L’automobile è diventata un ossimoro: impedisce all’individuo di spostarsi. Auto: mobile?