Salvatore Garzillo, Libero 5/4/2011, 5 aprile 2011
IL FISCO SI FA DRIBBLARE DA MARADONA
Maradona è ancora un fenomeno. Nonostante l’età il Pibe de oro si esibisce in un dribbling al Fisco che ricorda le prodezze sul campo. Lascia sul posto l’avversario e scatta verso la rete sicuro di far gol. Al suo fianco, due centravanti di sfondamento: gli avvocati Andrea Gasperoni e Angelo Pisani, convinti che i 37 milioni di debiti di Diego spariranno nel nulla con una magia legale degna della “mano de Dios”. Equitalia, società statale di riscossione, secondo le ultime indiscrezioni rischierebbe una clamorosa débacle, con l’ex numero 10 del Napoli pronto a guidare i cori dei tifosi: «Oh mamma mamma mamma... ho visto Maradona...».
La controversia tra Diego e il Fisco comincia alla fine degli anni Ottanta, la belle epoque del Calcio Napoli. Gli anni del primo scudetto e della Coppa Uefa; delle grandi speranze e delle delusioni, con l’uscita al primo turno dalla Coppa dei Campioni e la disdetta scudetto del 1988 a poche giornate dalla fine del campionato. La contestazione riguarda il mancato versamento delle tasse. Tredici miliardi di lire nel 1986, diventati 55 nel 2000 e infine 37 milioni di euro. Cifra che aumenta di tremila euro al giorno a causa degli interessi.
«L’accertamento è degli anni 1986 -1989 – racconta l’avvocato Pisani, divenuto in questi anni il paladino dei contribuenti napoletani vessati dalle “cartelle pazze” – mentre la prima notifica è del luglio 2000. Il plico fu consegnato al Centro Paradiso di Soccavo (lo storico campo d’allenamento del Napoli dei miracoli, ndr). Non trovando il destinatario (cioè il campione) fu lasciato al custode della struttura. Nello stesso mese fu effettuata una seconda notifica alla casa comunale, luogo dove vengono depositati i plichi quando il contribuente non è reperibile. In pratica, Diego non avrebbe mai ricevuto fisicamente l’accertamento di tale notifica e, pertanto, non avrebbe mai potuto effettuare ricorso». Cosa che hanno potuto fare invece altre due stelle del Napoli: Careca e Alemao. «Negli stessi anni anche loro hanno avuto problemi con il Fisco – continua Pisani – e proprio come accaduto a Diego, sono diventati debitori dello Stato. A differenza del Pibe, però, loro hanno ricevuto la notifica e fatto ricorso. Vincendolo».
Alla base della strategia difensiva dei due legali ci sono due punti: i tempi per la notifica (e la conseguente prescrizione) e la responsabilità del pagamento dell’Irpef. «Sono passati dieci anni dall’accertamento alla notifica e per tanto la prescrizione ha fatto il suo corso. Inoltre, non spettava al giocatore il versamento ma alla squadra del Napoli. Dunque, Diego non è mai stato un evasore», spiegano Gasparoni e Pisani. Secondo la società di riscossione, invece, le speranze difensive di Maradona si areneranno davanti a una sentenza della Cassazione del 2005, che ufficializzò il suo status di evasore fiscale e dichiarò «inammissibili i ricorsi contro i pignoramenti (l’orecchino di diamante, ndr) presentati dai difensori fino a quel momento». Ma il duo Gasparoni-Pisani dice di avere un asso nella manica. Il primo, del foro di Forlì-Cesena, è una vecchia conoscenza di Diego («Ci siamo incontrati molti anni fa a Cesenatico e da allora siamo diventati amici»); il secondo è del foro di Napoli e quando gli si ricorda chi è il suo cliente risponde che «questa causa si fa innanzitutto per una questione di maglia». Inoltre «se Diego dovesse vincere diventerebbe un eroe per tutti i cittadini vittime delle cartelle pazze e delle richieste assurde di Equitalia». Un nuovo Maradona, dunque, campione sul campo e nelle aule di tribunale. Disposto, a suo dire, a festeggiare con un’iniziativa a favore dei napoletani che tanto l’hanno amato e aspettato.
Salvatore Garzillo