VERA SCHIAVAZZI , la Repubblica 2/4/2011, 2 aprile 2011
LA NUOVA VITA DEL MERCATO DELLE PULCI DAI PIATTI AI LIBRI, L´USATO DIVENTA DOC
Il mercato delle pulci si rilancia, cerca e trova una nuova immagine e nuove ragioni per incoraggiare chi ama l´usato. E, soprattutto, offre alla sua variegata clientela - dai ragazzini in cerca di fumetti alle signore pazze per il vintage - nuove garanzie e un nuovo patto che cancelli ogni ambiguità. Le buone ragioni per vendere, e comprare, abiti e borse d´epoca, vecchie credenze della nonna di qualcun altro, piatti a fiori o l´introvabile (e dunque richiestissimo) sostegno per i cappelli sono al centro degli "Stati Generali dell´Usato" che si concludono oggi a Torino: tre giorni di cifre, appelli, dibattito sulle regole e principi ambientalisti, dato che ciò che si rimette sul mercato non deve essere smaltito e non intasa le discariche. Per la prima volta, ambulanti, collezionisti, enti benefici e cooperative sociali si riuniscono insieme, a rivendicare e offrire nuovi diritti per chi vende e chi compra. Dalla "tracciabilità" degli oggetti (quanto è vecchio il frigorifero di seconda mano? E in che anno è stato prodotto l´abito firmato che oggi è sul banco a un decimo del suo prezzo originario?) fino a garanzie per il cliente simili a quelle dei negozi "veri".
Sono tre, da città diverse, le associazioni che hanno promosso il meeting: la napoletana Bidonville, i romani di Porta Portese, i torinesi di Vivibalon, ai quali si aggiunge tra l´altro il Riciclone, l´osservatorio che ha curato il primo rapporto nazionale sul fenomeno. «Il nostro - spiega Antonio Conti, portavoce della nuova Rete nazionale Operatori dell´Usato - è un settore amato, tradizionale e popolare, ma trascurato dalle norme. Per questo abbiamo messo insieme realtà molto diverse tra loro e vogliamo far sentire la nostra voce tutti insieme, dalle regole fiscali fino al rapporto con il pubblico». Questa mattina, il convegno si aprirà alle 7 con una visita guidata al Balon, il tradizionale mercato delle pulci che a Torino vive da sempre nel cuore della città. E che è un po´ il simbolo dell´usato com´era, con i suoi abusivi e la sua clientela eterogenea, fatta di signore in cerca del pezzo raro e di ragazzi che mettono insieme un guardaroba a prezzi piccolissimi. Ma anche, e sempre di più, di un pubblico di "consumatori consapevoli", che sanno che ciò che viene rivenduto non finisce nelle discariche. «Anche in questo settore - dice Pietro Luppi, direttore del centro di ricerca - le norme non ci aiutano, perché in Italia tutto o quasi può finire in discarica senza essere selezionato prima. E, paradossalmente, i rivenditori fanno fatica a rifornirsi». Combattere abusivato e frodi è, del resto, un obiettivo comune: su 530 licenze attive a Porta Portese, denunciano gli operatori, oltre 300 sono illegittime, magari subaffittate da imprenditori che ne posseggono a decine.
In molte altre città italiane si rivitalizzano i vecchi mercatini o se ne inventano di nuovi col contributo dei Comuni. A Follonica c´è «Ecoscambio», con catalogo online e la possibilità di scegliere il baratto. «Rifiuto con affetto» è il nome di un progetto attivo a Ravenna, Mestre, Rovereto e altri centri che prevede speciali contenitori attraverso i quali i cittadini possono scambiarsi ciò che è diventato inutile. Rivendere o scambiare ha infatti lo stesso impatto positivo sulla riduzione degli scarti.
Buone notizie arrivano da nuovi settori in espansione, come le catene di franchising in conto terzi (come il Mercatino, aperto nel 1995 e ora presente in tutta Italia) che registrano un aumento di fatturato del 10 per cento l´anno. Gli italiani si stanno abituando a lasciare in deposito ciò che non usano più, dai passeggini per bambini alla vecchia lavatrice, e a recuperare la cifra, anche piccola, che è possibile ricavarne a distanza di settimane o di mesi. Meglio sul banco che in cantina.