ANGELO AQUARO , la Repubblica 2/4/2011, 2 aprile 2011
QUEGLI ULTRÀ AMERICANI DI PROVINCIA CHE PREDICANO L´ODIO CONTRO L´ISLAM - NEW YORK
«Il pastore Terry Jones ha già avuto il suo quarto d´ora di notorietà: e non vogliamo regalargli neanche un minuto di più». Ibrahim Hooper aveva cercato di rispondere così all´annuncio del Corano bruciato dieci giorni fa in Florida: ignorando l´ultima vergognosa pagliacciata di quell´ex manager d´hotel riciclatosi predicatore, l´uomo che l´anno scorso tenne il mondo in sospeso minacciando di dar fuoco al libro sacro proprio nell´anniversario dell´11 settembre. Ma la buona volontà del portavoce degli islamici d´America è stata seppellita dalla notizia che da Gainsville, Florida, si è riversata sui siti islamisti di tutto il mondo.
Che tragedia. Eppure i matti non si pentono. Anzi. L´assalto in Afghanistan, dice Jones in un comunicato, è stato «un atto criminale». E «adesso è venuto il momento di rendere l´Islam responsabile per le sue azioni». Insomma insistono. Incuranti della strage. E di altre possibili ritorsioni, qui. «Ci minacciano di morte ma siamo armati, anche se dobbiamo difenderci sa soli» dice al New York Times Fran Ingram, una delle assistenti di Jones. «Non abbiamo soldi per la security: siamo una piccola chiesa».
Piccola, piccolissima. C´erano davvero meno di trenta persone quella domenica, 20 marzo, al rogo del Corano nel Dove World Outreach Center. «Gli abbiamo fatto un processo equo» continuava a dire il predicatore: finito, naturalmente, con l´accusa di istigazione alla violenza riconosciuta da quel sedicente tribunale, la pubblica accusa rappresentata da un ex islamico convertito al cristianesimo e la difesa da un fantomatico imam fatto arrivare da Dallas.
Sentenza, condanna, esecuzione della pena: il Corano bruciato in una scatola al centro della chiesa, dopo essere stato tenuto a bagnomaria per un´ora nel kerosene, come puntigliosamente recitava il dispositivo. «No, non voglio riorganizzare una giornata di protesta mondiale», aveva assicurato Jones, specificando di aver voluto soltanto «assistere» l´esecutore materiale del rogo, che poi era stato un altro pastore della sua setta, Wayne Sapp.
Bugie, bugie. Il predicatore e i suoi sodali - poche decine e sdegnosamente ignorati dai tranquilli abitanti di Gainsville, cittadina nota per la sua Università - ora già chiamano gli Stati Uniti e l´Onu all´azione «contro i musulmani». Era quello che volevano: dimostrare, come recita il titolo del libello di Jones, che «L´Islam è il male».
Sentite proprio quell´altro invasato, Wayne Sapp. Alla vigilia dell´11 settembre, l´America implorò alla setta di desistere. Scesero in campo tutti: dal presidente Usa Barack Obama fino al capo delle truppe in Afghanistan, David Petraeus. Ma lui, il buon pastore, rispose di non temere per la vita a rischio dei soldati yankees: «Sapranno difendersi da soli, conoscono i rischi».
Che si arrangiassero, i soldati. E che si arrangiassero pure i poveri civili dell´Onu. Trucidati da un´altra banda di invasati dall´altra parte del mondo perché qui, nell´odiatissima America, la libertà d´espressione è inviolabile, perfino il rogo della bandiera non è più reato e nemmeno il Comandante in Capo può proibire a un imbecille di giocare con l´accendino.