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 2011  aprile 04 Lunedì calendario

Ferrer David

• Xàbia (Spagna) 2 aprile 1982. Tennista. Vincitore della Coppa Davis 2008 e 2009. Altri successi: Bucarest 2002 (Masters 250), Stoccarda 2006 (Masters 250), Tokyo, Auckland, Baastad 2007 (500, 250, 250), Valencia, Hertogenbosch 2008 (500, 250), Acapulco 2010 (500), Acapulco, Auckland 2011 (500, 250). Finalista del Masters 2007 (battuto da Roger Federer). Miglior risultato nel grande slam, la semifinale agli Us Open 2007 (sconfitto da Novak Djokovic) • «[...] podista sommo, “compañero de la humildad y amigo del trabajo”, se vi piace il ritrattino ad acquerello [...] una carriera discreta ma non esaltante a livello giovanile sulle tracce del meno forte fratello Javier, ha attraversato una profonda crisi di vocazione. “Avevo 16-17 anni - racconta - e ho anche pensato di smetterla col tennis. Sono i dubbi che attraversano molti ragazzi, mi sentivo inadeguato”. Javier Piles, il coach che per David è quasi un fratello, ha iniziato a rinchiuderlo per 3 ore al giorno dentro lo sgabuzzino del circolo, un panino e mezza minerale come mensa. “Vediamo se così ti torna voglia di allenarti”. Papà Jaime gli ha siringato invece, dietro lo sguardo azzurro e un po’ vago, il significato del denaro: “Se vuoi i soldi per la discoteca, guadagnateli”. Una settimana da muratore in un cantiere e David ha capito il messaggio. Meglio, molto meglio sudare giocando. Da qui humildad e trabajo. Sei ore di allenamento fra campo e palestra, 14 km di footing per irrobustire un fisico del tutto normale, 175 cm per 72 kg. Nel 2000 il debutto da professionista, nel 2002 il 1º titolo Atp, a Bucarest, a 20 anni non ancora compiuti. [...] Cresciuto nell’ammirazione di Bruguera e Ferrero, David è stato capace di non accontentarsi del suo stampo da terraiolo. Si è imposto di avanzare un passo la posizione sulla risposta, ha irrobustito il servizio, non perforante ma ben piazzato. Ha trovato anche sul cemento e sul veloce gli appoggi giusti per i suoi sprint leggeri. Insomma, si è imposto quella disciplina mentale, prima ancora che fisica [...]» (Stefano Semeraro, “La Stampa” 18/11/2007) • Miami 2011: «[...] A un certo punto, dalle tribune si sente un pargolo che comincia a strillare come solo certi neonati sanno. Un pianto inconsolabile, forse di disappunto per il livello del gioco. Così David Ferrer [...] si blocca, si volta, alza la racchetta e spara il servizio addosso al piccolo rompiscatole in braccio a papà. [...] Che poi non l’abbia colpito, lo si poteva supporre dalle poche righe che Wikipedia dedica a Ferrer, peraltro numero 6 al mondo: “Non dotato di particolare talento tecnico, grazie ad una grande etica lavorativa, alla rapidità nei movimenti ed all’intelligenza tennistica, ha saputo ottenere risultati che ad inizio carriera gli sembravano preclusi”. Nonostante l’etica lavorativa, il pubblico ha cominciato a ululare contro Ferrer ad ogni scambio, e alla fine la partita l’ha vinta quell’altro (7-5, 6-2). Però, però, le cronache americane riferiscono che il bimbo, dopo l’insolita prima palla di servizio di Ferrer, alla faccia del metodo Montessori abbia immediatamente smesso di piangere. Quindici zero» (Maurizio Crosetti, “la Repubblica” 2/4/2011).