Marco Belpoliti, La Stampa 4/4/2011, 4 aprile 2011
Pane-Brod-Broit-chleb-pain-lechem-kenyér, così lo chiama Primo Levi in Se questo è un uomo : il «sacro blocchetto grigio che sembra gigantesco in mano del tuo vicino, e piccolo da piangere in mano tua»
Pane-Brod-Broit-chleb-pain-lechem-kenyér, così lo chiama Primo Levi in Se questo è un uomo : il «sacro blocchetto grigio che sembra gigantesco in mano del tuo vicino, e piccolo da piangere in mano tua». Chissà cosa avrebbe scritto il chimico torinese, così attento a questo cibo basilare, riguardo alla diffusione di macchine per fare il pane in casa, impastarlo e cuocerlo col medesimo «oggetto»? Da qualche mese sul tappo e sull’etichetta delle confezioni di Nutella viene proposta una macchina simile targata Ferrero. Un segno dei tempi. La meccanizzazione della produzione del pane comincia con un farmacista e agronomo, Augustin Parmentier (1737-1813), che riuniva in sé conoscenze scientifiche e capacità artigianali; è stato lui a definire il sistema attraverso cui si mescolano farina, aria, acqua e lievito per formare un corpo artificiale flessibile e omogeneo; quindi nel 1796 un fornaio di Parigi perfezionò il primo procedimento del genere usando il principio della zangola, anche se poi dovette attendere un secolo per arrivare alla prima impastatrice circolare; il dottor Dauglish (1860), poi, abbreviò il processo dalle 10 ore ai 30 minuti, iniettando acido carbonico nella pasta sotto pressione. I modelli in commercio delle macchine del pane, sottoprodotto del Bimby, costano dai 30-40 euro, le più rudimentali, ai 208 dei modelli più raffinati e complessi. Di sicuro c’è dietro un business che si basa su una sorta di autarchia alimentare. E c’è anche il processo di miniaturizzazione dei sistemi produttivi che ci assedia da vicino. Fare il pane da soli è senza dubbio un piacere, ed è una pratica che si va diffondendo con l’uso della «pasta madre», come racconta Roberta Ferraris in un bel libretto: Bread & Kids (Terre di Mezzo Editore). Ma poiché non abbiamo abbastanza tempo per tutto, i produttori ci vendono la macchina che ci sostituisce manualmente. In questi anni abbiamo visto ammucchiarsi negli armadi, sugli scaffali e sopra i mobili tutta una serie di macchinette apparse al momento indispensabili: frullatori, yogurtiere, spremiagrumi, friggitrici, piastre elettriche, tritatutto, affettatrici, grattugie, macchine per hot dog, girarrosti, caffettiere ecc. Sono tutte là, a prendere polvere. Farà la medesima fine la macchina del pane acquistata con la raccolta punti della Ferrero? Chissà? Lavorare stanca, scriveva il professore di Primo Levi, Cesare Pavese.