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 2011  aprile 04 Lunedì calendario

«Il problema dei titoli di Stato americani è il prezzo attuale: finché si mantiene tanto elevato non pensiamo sia conveniente averne nei nostri portafogli»

«Il problema dei titoli di Stato americani è il prezzo attuale: finché si mantiene tanto elevato non pensiamo sia conveniente averne nei nostri portafogli». Lo ha detto Mohamed El-Erian, amministratore delegato e responsabile degli investimenti di Pimco (gruppo Allianz), la società di gestione leader mondiale nel settore obbligazionario con un patrimonio gestito di oltre 1200 miliardi di dollari, a una platea di giornalisti americani ed esteri e di operatori finanziari invitati dalla Thompson Reuters nella sua sede di Times Square a Manhattan. L’uscita dal debito Usa della Pimco, fondata dal guru dei bond Bill Gross, «è dovuta a tre fattori», ha spiegato El-Erian. «Anzitutto sul mercato globale, compresi i Paesi emergenti, esistono alternative più redditizie, considerati i prezzi e i rischi». Poi c’è una considerazione tattica: la Federal Reserve aveva lanciato nell’estate scorsa un piano di acquisto di obbligazioni federali molto massiccio, 600 miliardi di dollari, che ha avuto l’effetto di accrescere la liquidità per famiglie e imprese riavviando una certa ripresa, ma ha anche spinto all’insù le quotazioni e all’ingiù i rendimenti. «Nel giugno prossimo, però, il fondo per la manovra (la cosiddetta “QE2”, Quantitative Easing 2) sarà esaurito, cioè sparirà uno dei principali e sicuri compratori di titoli Usa», ha sostenuto El-Erian, che non vuole trovarsi con un portafogli pieno di bond pubblici nel momento in cui la Fed smetterà di comprare e non si sa chi potrà sostituirla. Anche perché il rapporto deficit-Pil sarà sempre a due cifre e l’appeal dell’America tra gli investitori internazionali continuerà a declinare. Secondo la Pimco è da escludere la possibilità che ci possa essere un QE3, un terzo stimolo monetario operato dalla banca centrale. «Va tenuto conto del clima politico attuale, che è contrario, ma anche dell’impegno del capo della Fed Ben Bernanke, quando annunciò in agosto il piano di acquisto di bond: “Soppeseremo benefici, costi e rischi e quindi agiremo di conseguenza“, disse. Oggi c’è l’unanime riconoscimento che di benefici ce ne sarebbero molti di meno». Oltretutto, ed è il terzo motivo addotto, aleggia il pericolo di una ripresa inflazionistica e questo rischio sarebbe destinato a deprimere il valore dei bond in circolazione. Negativo sul debito di Washington, El-Erian non è positivo neppure sul dollaro come valuta di riserva ma lo mette sullo stesso piano di euro e yen tra le monete in difficoltà. «Se l’America non fa riforme che la risanino sul piano fiscale e continua ad avere un deficit del 10% del Pil, è inevitabile che il suo ruolo globale perderà di rilevanza anche sul piano valutario e si creerà un vuoto: la nostra previsione è comunque per un futuro veramente multipolare, ossia con più di una moneta di riserva». «Il Congresso e la Casa Bianca proprio in questi giorni devono scongiurare il pericolo di infliggere un colpo ferale alla credibilità finanziaria degli Stati Uniti», ha avvertito il Ceo della Pimco. Il riferimento è alla discussione della legge che, permettendo di alzare il limite fissato tempo fa al debito federale, eviterebbe il default tecnico degli Usa. I due partiti sono divisi, con i democratici a favore e i repubblicani contrari. «Spero che trovino l’intesa per elevarlo, perché le conseguenze di un fallimento, anche se solo tecnico e di pochi giorni, sarebbero pesantissime. L’accordo dovrebbe però essere raggiunto nel contesto di una seria riforma fiscale strutturale. I mercati non la pretendono dall’oggi al domani, ma vogliono averne una chiara e credibile visione».