M.Sod., La Stampa 4/4/2011, 4 aprile 2011
Per due anni, dal 2004 al 2006, ha insegnato alla facoltà di economia dell’Università di Torino
Per due anni, dal 2004 al 2006, ha insegnato alla facoltà di economia dell’Università di Torino. «Non insegno più - ha spiegato di recente solo per mancanza di tempo. Ho cercato di insegnare un modo di vedere le cose pragmatico e attuale, la capacità di estrapolare dalla metodologia italiana, spesso puramente accademica, la pratica». In questa frase c’è molto di Giuseppe Recchi, indicato come possibile presidente Eni: che gli manchi il tempo è evidente, basta dare un’occhiata al suo curriculum. Lo stesso curriculum chiarisce anche che la sua visione pragmatica del mondo ha fruttato bene nel mondo degli affari. L’attuale presidente e ad di General Electrics per l’Italia e il Sud Europa ha costruito gran parte della sua carriera all’estero. Dopo la laurea al Politecnico di Torino (sua città natale) ha iniziato come ingegnere di cantiere di Tileman (Uk), leader internazionale nella costruzione di ciminiere e di torri di raffreddamento per impianti di produzione di energia elettrica: diventerà presidente e ad nel giro di quattro anni, correva il 1994. Poi, fino al ‘99, il gruppo di famiglia: numero uno di Recchi America, leader negli Stati Uniti nella costruzione di ponti ad alta tecnologia, amministratore delegato della divisione esteri della Ferrocemento - Recchi. Poi lo sbarco in General Electric: dopo un periodo negli Usa e a Londra, nel 2001 prende il timone di Ge Capital Sfg Italia, società attiva nel corporate e project financing, e nel private equity. Dopo aver preso la responsabilità di gestire il colosso americano in tutto il Sud Europa, ha curato i rapporti con i clienti, le istituzioni e gli investitori. È anche consigliere indipendente di Exor, la holding che controlla Fiat. Ma il nome di Recchi, a chi bazzica il mondo dell’energia, suggerisce anche altro. General Electric, insieme a Westinghouse, sviluppa Ap1000, l’alternativa più forte - tutta americana -, al reattore Epr attualmente in costruzione in Francia da parte di Edf, con il contributo dell’Enel. Al di là del periodo di ripensamento sull’atomo, l’Epr è anche il reattore scelto dall’Enel per quattro delle otto centrali che figurano nel programma nucleare italiano. C’è chi vede la scelta di Recchi, che oggi rappresenta un fornitore del settore elettrico, anche come un monito ai francesi che corrono per Parmalat. [M. SOD.]