Pao.Fes., La Stampa 4/4/2011, 4 aprile 2011
La settimana più calda della legislatura si apre domani. Martedì, alle 15, a Montecitorio. All’ordine del giorno c’è il voto sul conflitto di attribuzione sollevato dal Pdl nei confronti della Procura di Milano per l’inchiesta Ruby
La settimana più calda della legislatura si apre domani. Martedì, alle 15, a Montecitorio. All’ordine del giorno c’è il voto sul conflitto di attribuzione sollevato dal Pdl nei confronti della Procura di Milano per l’inchiesta Ruby. La vicenda approda, dunque, in aula dopo la parità di voto nell’ufficio di presidenza della Camera. E il risultato, se da un lato è destinato a ripercuotersi sulla discussione del cosiddetto «processo breve», dall’altro rappresenterà il banco di prova più significativo per la tenuta della maggioranza. Tant’è che tutti i deputati della maggioranza sono già stati precettati via sms e per fax. E’ chiaro, però, che il voto dal punto di vista giudiziario non blocca l’inchiesta, come ha fatto rilevare la Procura di Milano. E, quindi, qualora prevalesse il sì e la Camera portasse il conflitto dinanzi alla Corte Costituzionale, ritenendo il reato di concussione contestato a Silvio Berlusconi (la famosa telefonata del capo del governo in Questura per chiedere il rilascio di Ruby) di competenza del tribunale dei ministri, la Consulta, comunque, prima dovrebbe esprimersi sull’ammissibilità del ricorso. Poi, qualora fornisse il disco verde dovrebbe fissare un’ulteriore udienza per decidere nel merito. Ma nel frattempo, comunque, il processo andrebbe avanti con la prima udienza fissata già per dopodomani (il 6 aprile dovrebbe essere comunque un’udienza di smistamento nella quale si discuterà anche il calendario successivo) e qualora l’aula si esprimesse per il sì al conflitto, la difesa del capo del governo probabilmente chiederebbe la sospensione del processo. I pm, verosimilmente, si opporrebbero e toccherebbe poi al collegio decidere. In casi simili le fonti di giurisprudenza dimostrano che i processi non si sono fermati né per attendere il merito né durante l’attesa per il suo giudizio. E forse sarà proprio per questo che nel Pdl, seppur con diverse impostazioni, c’è chi spinge per una norma blocca processo e solleva il nodo dell’improcedibilità una volta ottenuto il sì al conflitto d’attribuzione da parte dell’emiciclo di Montecitorio. E’ chiaro, dunque, che la partita che si apre domani alla Camera segnerà una nuova svolta non solo nei rapporti tra maggioranza e magistratura ma anche nel solco della ricerca di un dialogo (il 5 l’Anm sarà ricevuta al Quirinale) per ora mai accensato sulla riforma costituzionale del ministro Alfano, già varata dal governo. In ogni caso, al centro del conflitto, dopo le decisioni sul lodo Alfano tornerà a giocare un ruolo di grande rilevanza anche la Consulta, dove da martedì il presidente Ugo De Siervo non presiederà più i lavori avendo completato il suo incarico di nove anni. E verso la Consulta, negli ultimi mesi, non sono mancati gli strali del presidente del Consiglio. Tant’è che il leghista Luciano Dussin, anche sulla scia del premier, lavora a una leggina per portare, in caso di abrogazione di una legge, il quorum ai due terzi. [PAO. FES.]