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 2011  aprile 04 Lunedì calendario

C’è modo e modo di festeggiare il Centocinquantenario dell’unità d’Italia. E poi c’è chi, come Roberto De Mattei, esponente dei Legionari di Cristo e vicepresidente del Comitato nazionale delle Ricerche, rilancia la “Sacra Jettatura” che fu praticata dai clericalissimi dell’Ottocento per interpretare le punizioni divine contro i grandi patrioti del Risorgimento

C’è modo e modo di festeggiare il Centocinquantenario dell’unità d’Italia. E poi c’è chi, come Roberto De Mattei, esponente dei Legionari di Cristo e vicepresidente del Comitato nazionale delle Ricerche, rilancia la “Sacra Jettatura” che fu praticata dai clericalissimi dell’Ottocento per interpretare le punizioni divine contro i grandi patrioti del Risorgimento.
Il professor De Mattei, commentando da radio Maria l’apocalittica tragedia del Giappone, ha definito i terremoti “una voce terribile, ma paterna della bontà di Dio” suscitando - a ragione - stupore e indignazione in tutte le persone con la testa sulle spalle. Non perché si debba negare a qualcuno il diritto di straparlare in nome di qualche catechismo, ma perché il professore è investito di responsabilità nella politica italiana della ricerca. Dopo l’amicizia con Gheddafi, nel mondo si parlerà della venerazione in Italia della divinità iettatoria!…
In un corsivo della Stampa Massimo Granellini ha definito “farneticazioni, offensive per qualunque credente dotato di un cervello e soprattutto di un cuore”, ed ha aggiunto “il problema vero è che De Mattei ricopre la carica di vicepresidente del CNR”; e Sergio Luzzatto sul Sole24ore-domenica ha notato che “adesso come già qualche anno fa, quando il vicepresidente del CNR celebrava l’anniversario di Darwin all’insegna del creazionismo, si pone lo scandalo di essere formalmente rappresentati all’Italia e all’estero da ‘scienziati’ del livello di De Mattei”. Il Secolo XIX completa il panorama ricordando che “la fama dei legionari di Cristo è ormai sinistramente nota al pubblico grazie all’intemerata azione del suo defunto fondatore, padre Marcial Maciel, abusatore di minori e di ragazze, padre di vari figli fatti con donne diverse, gran manipolatore di coscienze, abilissimo nel costruire un impero finanziario segreto, corruttore ben introdotto in Vaticano”.
Alle richieste di dimissione dal CNR, la stampa bacchettona si è mobilitata con accenti vandeani che sarebbe stato meglio mettere da parte per carità di patria. Libero ha dato la parola a De Mattei titolando “Ho parlato di Dio alla radio e vogliono le mie dimissioni”, facendo intendere che sotto accusa è la parola di Dio e non già, come nella realtà, il ruolo pubblico di una persona che dovrebbe comportarsi da responsabile autorità scientifica. Il Foglio, anch’esso schierato a difesa dei legionari, scrive “Le riflessioni di De Mattei sono senza dubbio faticose…Ma che c’entra l’indegnità scientifica del vicepresidente CNR? De Mattei dice che dovrebbe essere evidente che un credente all’interno di una meditazione dettata dalla fede (è una colpa?) abbia il diritto di ricordare quello che la dottrina cattolica ripete da sempre: Dio non ha creato il mondo per disinteressarsene”. E il titolo del Giornale su un articolo di Marcello Veneziani, “Cacciate quello studioso, è un vero cattolico”, vorrebbe far credere che la richiesta di dimissioni deriverebbe dalla fede di De Mattei, e non dalla sua conclamata inadeguatezza.
In fondo, però, riferendosi alla vendetta divina contro il Male, il legionario di Cristo è in buona compagnia con tutta la tradizione dell’Anti-Risorgimento. Don Giovanni Bosco, in seguito santo, scrisse al re Vittorio Emanuele II durante la discussione delle leggi sull’incameramento dei beni ecclesiastici nel 1859: “Maestà non sottoscrivete le leggi di soppressione dei conventi, altrimenti sottoscriverete molte disgrazie su voi e sulla vostra famiglia” sicché, quando morì la madre Maria Teresa e l’altra congiunta Maria Adelaide, commentò, come Mattei, che si era trattato della divina provvidenza. E i gesuiti, alla morte di Cavour nel 1861 all’indomani della proclamazione del Regno d’Italia, non si trattennero dallo scrivere su Civiltà Cattolica “Se vi è morte che porta seco chiarissimamente le impronte di una vendetta celeste , questo è la morte del conte di Cavour…”. Non erano pochi nell’800 gli iettatori, con Pio IX in testa, che interpretavano le morti come punizioni divine, come fecero nei casi dei presidente del consiglio Urbano Rattazzi e Giovanni Lanza che avevano fatta l’unità d’Italia, e, più tardi, con la scomparsa degli anticlericali Garibaldi e Carducci.