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 2011  aprile 03 Domenica calendario

IL MISFATTO INCONTRA RENE FERRETTI... E FAMIGLIA

Roma, esterno sera. L’appuntamento è al ristorante

dove è abituale avventore il Maestro. Lo aspetto godendomi una delle prime serate primaverili. L’occasione per l’incontro è l’uscita nelle sale di Boris, il film. Avevo già parlato con lui esattamente un anno fa, stavolta voglio farmi raccontare di più della sua vita e di quella di Francesco Pannofino cercando di capire chi dei due sia l’alter ego di chi. Lo hanno definito il Roberto Saviano del cinema. Karin*, una delle attrici di “Gli Occhi del Cuore”, di lui ha detto: “Il vecchio Renè Ferretti! Che poi, dimose la verità: vecchio manco pe’ gnente...! Quello è uno che ancora jel’ammolla… Grande regista e persona dai modi più che squisiti! Anche perché lui lo sa che sennò io lo faccio corcare... je faccio spara’ a le gambe! Sempre con affetto naturalmente…" Poi, in un tripudio di sorrisi e strette di mano che lo portano fino al tavolo, il grande regista di “Capri”, “Vento di Ponente”, “Medical Dimension” ma soprattutto “Gli Occhi del Cuore”, arriva. Trattengo l’emozione a stento.

RobCor: Maestro, ci ritroviamo dopo quasi un anno.

René Ferretti: Esattamente. Ma tu sei ringiovanito, al contrario di me che sono un po’invecchiato.

Beh, però lei ha sulle spalle il peso del successo.

Ragazzo, non cominciare a prendermi per il culo perché non c’è trippa pe’ gatti. Non fare il giornalista dei miei coglioni! Sono molto incazzato con la stampa. Tu per chi scrivi?

Per il Fatto Quotidiano, nel Misfatto dove c’è anche il suo amico Pannofino.

Sì, lo leggo. Ha una rubrica. Si chiama “Una voce in platea”. All’inizio pensavo che fosse una flatulenza, quando uno sta ar cinema e fa una voce in platea… prot! Poi, leggendo, ho capito.

E lo sa che forse anche lei, prima o poi, sarà recensito da Pannofino?

Tenderei a escluderlo. Francesco mi ha assicurato che parlerà quasi solo di film stranieri.

Perchè?

Perché è un pavido. Ha paura che se parla male di produttori e registi italiani, poi quelli se la prendono e non lo fanno più lavora’…

E perché lei ce l’ha con la stampa?

Certi giornali pubblicano cose non vere che mettono in allarme la popolazione.

Voglio cogliere questa vena polemica. Mi parli del suo orientamento? Lei è più vicino a qualcuno rispetto a qualcun altro?

“Ma un po’di mortazza caa polenta come ‘a vedete?”, ci interrompe il proprietario del ristorante in avanscoperta sul menù. Naturalmente non ci opponiamo. Poi Ferretti riprende.

René Ferretti: Ecco, io sto vicino alla mortazza co’ la polenta.

Ma René come lo vede questo paese?

Messo male. C’è la rassegnazione al brutto. E a volte mi ci sono trovato anche io, ragazzo. Ma che faccio? Non lavoro? Il mutuo chi me lo paga, tu?

Forse, allora, è anche per questo che lei ha accettato nella sua carriera, insomma… dei lavori che non sempre ha rivendicato.

Diciamo che mi sono adeguato al fango prima e alla merda poi.

Parliamo del film di Boris. Cos’è? Ha con sé i suoi collaboratori storici?

All’inizio ho cercato di liberarmene perché si prospettava la possibilità di fare un film di qualità tratto da “La Casta” di Stella e Rizzo, un film politico, di impegno sociale. Mi sono rivolto alla crema del cinema italiano, quelli che che lavorano con Virzì, capito?, che fanno un certo tipo di cose. Poi però me so’rotto i coglioni dopo pochi istanti perché non riuscivo a girare neanche un’inquadratura in tre giorni di lavorazione e ho mandato affanculo tutti richiamando gli amici di sempre che mi hanno raggiunto sul set arrivando come eroi.

E in Boris troviamo nuovamente Corinna.

Come no!! Ritorna la cagna maledetta che è imposta dall’agenzia che ci procura un attore a cui teniamo molto. Questo perché, come ci spiega Lopez (il delegato della rete per Gli Occhi del cuore) i due attori sono compresi nello stesso pacchetto. Ma finalmente sono riuscito a far avere un’espressione a Corinna.

E come?

Le ho detto: “Tu guarda in quella direzione e calcola quanto fa 8 x 12!” Risultato straordinario anche se ha sbagliato la motiplicazione.

Qual è l’innesco di tutto?

Un litigio tra me e Lopez. Lopez mi voleva obbligare a girare al rallenty la scena della fiction sul giovane Ratzinger dove si vede il futuro papa che corre felice tra i prati perché è stato scoperto il vaccino dell’antipolio. Io mi sono rifiutato perché già la scena era brutta così, al rallenty diventava una schifezza totale. E da lì è partita la storia.

Ci raggiungono Emanuela Rossi, (moglie di Francesco Pannofino, attrice e doppiatrice tra le più brave e belle) e Andrea, il figlio tredicenne della coppia che appare anche in una scena iniziale del film. Il personaggio di René a questo punto vacilla e Pannofino smette i panni del regista di Boris e torna ad essere sé stesso

Emanuela (rivolta a Francesco): Senti, ciccione, ma qui fuori io ho freddo!

Ciccione?

Francesco: Sì, lei mi chiama così. E tu (rivolto al figlio Andrea) come mi chiami, ‘sto periodo? Andrea: Bombolone!

Parlatemene.

Emanuela: Io lo chiamo Ciccione! Abbiamo anche una canzoncina in tema. Sull’aria di “Gastone” che fa: “Frangooone, Frango… tu sei peggio di un orango, Frango, se non taci ti ci mango - licenza poetica - Frangooo sei diventato un botonfione ma sei sempre il mio ciccione, Frangone, Frangooone!”… Francesco:... Frangooo… tu sei proprio un bell’orango…

Siamo quasi al duetto. E adesso che Renè è tornato Francesco, Emanuela mi dici che differenze ci sono tra il personaggio e la persona?

Emanuela: Sono lo stesso uomo ma fanno mestieri diversi. Uno entra nell’altro e viceversa.

Tu hai avuto il privilegio di conoscere René prima di chiunque altro.

Emanuela: Penza ‘n bo’! Specialmente nei suoi scatti d’ira. Abbiamo avuto il privilegio di testarli di persona. Francesco: Sì, René spesso sbrocca! Emanuela: No, seriamente, una volta ho detto a Francesco che il successo di Boris, oltre che alla scrittura, si deve anche alla scelta degli attori che sono tutti perfetti. La lungimiranza degli autori è stata riuscire a carpire da ognuno degli interpreti un pezzetto di anima che hanno trasferito nel personaggio. Francesco: Certe volte Sermonti un po’sembra Stanis e ha l’intelligenza di farlo prendendosi in giro… Emanuela: E quando a Francesco ho detto ‘sta cosa, una volta lui s’è arrabbiato. “No (lo imita), io sono un attore! Io interpreto e basta (fa versi animaleschi )”… Francesco: Ammazza! Ruttavo, praticamente.

Vado con la domanda: dove vi siete conosciuti?

Francesco: Al leggìo!

E quali film avete doppiato insieme?

Emanuela: “Forrest Gump”, “L’età dell’innocenza”, “Un giorno per caso”. Ci siamo messi insieme quando abbiamo fatto “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” di Almodovar. Francesco: Però già pomiciavamo. Emanuela: Franco era magro… Francesco: …alto, biondo…un tipo inglese. Poi me so’ incarcato.

Mi dite quali sono state le prime cose che avete fatto?

Francesco: Io ero ragazzo quando ho fatto tutta una stagione al teatro Stabile di Trieste. Lei invece ha cominciato da bambina. Emanuela: Ti dico la mia prima cosa importante: Pippi Calzelunghe. E io doppiavo Pippi Calzelunghe e sono rimasta un po’ Pippi. E poi ne ho fatti tanti altri, di film. E poi ho incontrato Frank.

Francesco, una trasgressione alla regola del Pannofino recensore cinematografico. Una voce in platea come racconterebe “Boris, il fim?”

Francesco: Come una storia piena di colpi di scena, con un ritmo indiavolato frutto di una sceneggiatura felice, della bravura del cast e dei tre registi-autori, Ciarrapico, Torre e Vendruscolo che hanno saputo confezionare un prodotto scoppiettante e veramente brillante.

Che vi ricordate del giorno in cui arrivò la proposta per Boris?

Emanuela: Lui mi telefonò dicendo: “Guarda, m’hanno chiamato per fare questa serie. Mi pare una cosa carina”. Mi ricordo che quella volta hanno girato tutto in un giorno… Francesco: Sì. Dalle sette de mattina fino a mezzanotte.

Era il 2007 e da allora si sono succedete tre stagioni di Boris, la fuoriserie italiana. Quale delle tre è quella che preferite?

Emanuela: Secondo me la prima è la più bella in assoluto. Francesco: Sì, la prima era zozza forte. Emanuela: Andammo a vedere una proiezione per gli attori quando ancora nessuno sapeva cosa fosse Boris e risultò evidente che si trattava di una bella cosa. Le idee c’erano anche se era ancora girata... un po’così... come dire?... Francesco: Lo dico?

Dillo!

Francesco: ...a cazzo de cane!

*La dichiarazione è della vera Karin Proia che ci ha scritto una sua

impressione su Renè mutuandola da un episodio della seconda serie. La

ringraziamo per la sua simpatia.