Mim. Lom., il Fatto Quotidiano 3/4/2011, 3 aprile 2011
ASHRAF, TROPPO POVERO PER ESSERE CITTADINO
Ashraf Tahir è un pakistano con regolare permesso di soggiorno che oggi fa il cameriere e abita a Palosco (Bergamo). Nel giugno scorso Ashraf si è visto negare la residenza dal comune di Palosco perché era troppo povero. Il sindaco Massimo Pinetti (Lega Nord), infatti, aveva varato un’ ordinanza che negava l’iscrizione anagrafica a chi non avesse un “reddito annuo di importo superiore al livello minimo previsto dalla legge per l’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria”, ovvero cinquemila euro.
“L’ordinanza era palesemente illegale”, spiega l’avvocato Alberto Guarisio che ha seguito gratuitamente la vicenda di Ashraf per conto dell’ Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) “perché richiedendo il requisito del reddito minimo violava l’art. 6 del testo unico sull’immigrazione introducendo una discriminazione collettiva. Ashraf, nel momento in cui ha fatto la richiesta, aveva il permesso di soggiorno ma era disoccupato e quindi non aveva i requisiti richiesti dal sindaco, ma la legge dice che per l’iscrizione basta il permesso di soggiorno”.
A Montichiari, Chiari, Ospitaletto e Brignano d’Adda, i difensori delle “radici cristiane d’Europa” hanno tentato di varare ordinanze simili, ma la “secessione di fatto”, è stata regolarmente bocciata in tribunale e lo stesso è avvenuto per Palosco. A Bergamo il giudice ha accolto il ricorso della Fiom Cgil contro l’ordinanza del sindaco Pinetti. “E’ una sentenza importante – ha detto Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia - che servirà a ricordare a tutte le amministrazioni leghiste che non possono trattare gli immigrati come vogliono, senza rispettare la legge".
Di fronte a fatti del genere ci si aspetterebbe che la chiesa cattolica facesse sentire la sua voce. Invece nulla. Il “respingimento dei poveri” suscita solo i fulmini di mons. Dionigi Tettamanzi. Eppure è una strategia nazionale, basti pensare a che cosa è accaduto a Fossalta di Piave in provincia di Venezia. Una bimba senegalese non poteva più pagare più i 50 euro della retta mensile perché il padre, perso il lavoro era andato a cercarne un altro in Belgio - così le maestre hanno deciso di rinunciare a turno ai loro buoni per permetterle di mangiare insieme agli altri bambini. “Danno erariale!” tuona il sindaco, Massimo Sensini, che, prontamente, proibisce la donazione. Risultato: la bambina, allontanata dall’asilo senza capire il perché e costretta a tornare a casa all’ora di pranzo si rifiuta, piangendo, di mangiare .
A Palosco, la Cgil ha sollecitato invano il Prefetto di Bergamo Camillo Andreana, affinchè ricordasse ai comuni della bergamasca che la legge va rispettata. Ma il funzionario ha preferito un sobrio “riserbo”. Chi sì è mosso subito per Tahir stato L’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali del Ministero delle pari opportunità di Mara Carfagna. Ma la sua “moral suasion” ha lasciato una traccia effimera. Il sindaco Pinetti, infatti, ha tirato dritto. Ma ora, dopo la sentenza, dovrà affrontare un “danno erariale” cioè risarcire Tahir, l’Asgi Lombardia e la Fondazione Guido Piccini che hanno difeso il pachistano colpevole di “povertà”.
Palosco, intanto, 7000 abitanti, ha tenuto sul caso una condotta tipicamente italiana. “E’ uno strano Paese” dice Ahmed, il fratello di Tahir. “All’inizio chiedevano a mio fratello: perché guadagni poco? Perchè non hai lavoro?. Nessuno era solidale con lui. Ma ora che il tribunale gli ha dato ragione gli dicono : Bravo ! Complimenti ! Hai vinto!”. Ahmed è riuscito a comprarsi casa: “E’ piccola, 55 metri quadrati e oltre a Tahir ci vive mia moglie e due bambini, una di 5 anni e uno 2 mesi, ma adesso Tahir lavora e io ho la cassa integrazione. Ce la caviamo. Non abbiamo bisogno di molto”.