Jessica D’Ercole, varie, 4 aprile 2011
LAMPEDUSA. NAVI CHE ARRIVANO E NAVI CHE RIPARTONO CARICHE DI UOMINI
Nell’ultima settimana Lampedusa ha accolto più di seimila immigrati. Giovedì è esplosa l’ira degli abitanti, soprattutto delle donne: giovani e anziane, madri e figlie, si sono incatenate sul molo Favaloro, alzando striscioni con su scritto “Siamo pieni”. Stella Migliosini, cinque boutique nell’isola: «Non chiamateci razzisti. Quando ho visto arrivare l’altra settimana cento ragazzi dagli 8 ai 14 anni assiderati mi sono precipitata ad aprire il negozio e ho tirato fuori cento magliette e cento felpe impacchettate. Che, penso ai soldi davanti a bimbi bagnati? Ma adesso non possiamo passare per intolleranti perché diciamo no a questo schifo». Gli uomini, invece, hanno preso dei pescherecci e hanno cercato di fare un cordone in mare per impedire nuovi arrivi sull’isola. Un barcone, però, è riuscito a superare il blocco, attraccando poco distante.
Anche per gli immigrati la situazione a Lampedusa è al limite. Medici senza frontiere parla di condizioni sotto gli standard umanitari: «Dormono all’aperto e in tremila si dividono 16 bagni chimici e due cisterne d’acqua». Hanno diritto a una razione di riso al sugo, un panino, una mela e quattro sigarette al giorno. L’acqua? Due litri e mezzo da dividere in cinque.
I tunisini hanno organizzato una manifestazione al grido di «Liberté, liberté». Vogliono lasciare l’isola. Vogliono andare a nord, a Ventimiglia o in Germania, Belgio, Inghilterra. Il commissario Corrado Empoli ha cercato di placare gli animi: «Abbiamo lavorato e stiamo lavorando giorno e notte per potervi mettere tutti in condizioni più umane».
Venerdì il maltempo ha impedito alle navi di uscire in mare, entro oggi le imbarcazioni dovrebbero portare tutti i 3.700 immigrati tunisini a Napoli, Trapani, Catania e Livorno, svuotando così quasi del tutto l’isola.
Nella tendopoli di Manduria (Taranto) la situazione non è migliore. A colazione i migranti ricevono due biscotti e una tazza di latte (imbevibile) e poi maccheroni. Hanno diritto a due litri d’acqua al giorno, che servono anche per lavarsi. Sono centinaia i tunisini che sono scappati dal centro d’accoglienza sollevando la rete di recinzione. Si sono incamminati verso Oria (6 chilometri), dove c’è la stazione del treno, incuranti delle macchine della polizia che a loro volta fanno finta di non vederli («Non possiamo mica sparare per fermarli»). Venerdì, però, sono rimasti tutti nel piazzale antistante la stazione.
Berlusconi ha offerto alla Tunisia cento milioni di euro in linee di credito ed equipaggiamenti per fermare questo «tsunami umano». Dall’inizio dell’anno sono 20mila i tunisini sbarcati a Lampedusa. Oggi il premier sarà a Tunisi per incontrare il nuovo governo formatosi dopo la rivolta che ha portato alle dimissioni dell’ex presidente Ben Ali.